Scuole, ponti, viadotti, esondazioni, terremoti: l’Italia ha bisogno di un piano per la sicurezza
Uno dei ferragosto più tristi che l’Italia ricorderà è quello vissuto in questi giorni, dopo la immane tragedia del ponte Morandi caduto a Genova e che ha causato una quarantina di morti.
Già dopo le prime ore, quando normalmente ci si dovrebbe unicamente parlare di cronaca dei fatti, di come i soccorritori stiano intervenendo sul luogo del disastro, di quale sia il conto delle vittime e dei danni, sono partite le polemiche che sarebbe buona consuetudine rimandare almeno al giorno seguente, ancor più se strumentali e (forse) mal poste.
La prima è stata quella del Ministro Salvini, il quale ha puntato il dito contro l’Europa che non ci lascerebbe spendere quanto necessario per la manutenzione. Dell’Europa che mina il sovranismo che Matteo Salvini sostiene con vigore siamo tutti consapevoli, ma che a poche ore dalla tragedia di Genova, la stessa Europa venga presa di mira ci pare quanto meno strumentale, senza aver prima bene compreso quali siano le responsabilità e quanti siano i morti.
C’è poi un’altra piccola polemica che non ho potuto non notare da parte di una giornalista del Tg3 che, alla riflessione del giornalista Gian Antonio Stella sul fatto che dopo il terremoto de L’Aquila si fosse incaricato Renzo Piano di proporre un documento di prevenzione di cui non se n’è più parlato, ha sentenziato che non ci si possa stupire poiché si potrà mica pensare che l’attuale governo possa sostenere uno studio commissionato dal governo precedente?
Ecco, dunque, come la polemica del sospetto (l’Europa che non ci aiuta ad evitare i disastri e l’ideologia di una parte politica che si rifiuta di salvaguardare il paese poiché i lavori utili li hanno fatti gli avversari) appaiano veramente fuori luogo, specchio di un Paese che fa della polemica la sua ragion di vita sempre più spesso.
L’Italia che noi oggi conosciamo, con la sua modernità, è frutto di quel ventennio di boom economico post seconda guerra mondiale durante il quale ferrovie, autostrade, edifici pubblici venivano progettati e realizzati per far crescere il Paese.
Da qualche decennio, però, stiamo assistendo a un rallentamento, sia nella manutenzione dell’esistente (viadotti che crollano, edifici scolastici pericolanti, città come Roma e Torino groviere di buchi nelle strade), sia nella progettazione del nuovo (no tav, no tap, decine di anni per terminare la Salerno – Reggio Calabria, mancanza di un piano per dragare i fiumi che esondano e per ricostruire in maniera antisismica laddove ci sono stati terremoti).
A proposito di quanto è successo in queste ultime settimane, con il crollo del ponte di Genova e di quello di Bologna a causa di un tir, mi permetto di prendere come monito il testo di una bellissima canzone di Francesco De Gregori dei primi anni ’90, dal titolo “Adelante adelante”, in cui il cantautore dice “Passa correndo lungo la statale / un autotreno carico di sale / è in arrivo, è distante / alla fine di questo tavolo / di questo cavolo di pianura / di questa terra senza misura / che già confonde la notte e il giorno / e la partenza con il ritorno / e la ricchezza con il rumore / ed il diritto con il favore / e l'innocente col criminale / ed il diritto col carnevale / da Torino a Palermo / dal futuro al moderno / in questa terra senza più fiumi / in questa terra con molti fumi / tra questa gente senza più cuore / e questi soldi che non hanno odore / e queste strade senza più legge / e queste stalle senza più gregge / senza più padri da ricordare / e senza figli da rispettare”.
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Articolo pubblicato il 17/08/2018