L’intelligenza artificiale è sempre più intelligente.

Potrà un giorno fare a meno dell’umanità ?

La paura che le macchine tolgano il lavoro a tutti sconvolgendo la società e favorendo solo pochi privilegiati sembra comune  in ogni epoca; due secoli fa, in piena rivoluzione industriale, portò a dibattiti furiosi in Inghilterra. Il problema riguardava l’influenza delle macchine sugli interessi delle varie classi sociali, con l’opinione diffusa nella classe operaia  che il loro uso spesso danneggiasse i suoi interessi.

Oggi la questione delle macchine si sta riproponendo in una forma diversa: gli esperti di tecnologia, gli economisti e i filosofi dibattono sulle possibili conseguenze dell’intelligenza artificiale, una tecnologia in rapido sviluppo che permette alle macchine di svolgere compiti finora riservati agli esseri umani. La sua influenza potrebbe essere enorme e diventare un pericolo anche per soggetti il cui lavoro sembrava impossibile da automatizzare, dai radiologi ai praticanti degli studi legali. Da una ricerca dell’Università di Oxford del 2013, è emerso che a breve negli Stati Uniti il 47% dei posti di lavoro correrà il rischio di essere occupato dai computer.

Di questo problema si è interessato il World Economic Forum di Davos 2018 con la ricerca The Future of Jobs.

“Entro il 2025 le macchine svolgeranno più compiti nel posto di lavoro di quelli riservati alle persone che oggi ne svolgono ancora il 71 %. Ma fortunatamente, la rapida evoluzione di macchine e algoritmi nel posto di lavoro potrebbe creare 133 milioni di nuovi posti di lavoro in sostituzione dei 75 milioni di posti che verranno eliminati da qui al 2022,  con un guadagno netto di 58 posti: lo rileva la ricerca suddetta basata sulle domande poste ai vertici delle società di 20 Paesi sia emergenti che avanzati”.

Certamente la Quarta Rivoluzione industriale 4.0 basata sull‘automatizzazione, la robotica, gli algoritmi - spiega l'organizzazione ginevrina in un comunicato - comporterà un'enorme rottura rispetto al passato nel mondo del lavoro, con cambiamenti significativi in termini di qualità, mobilità del lavoro, stabilità del posto che richiederanno grande attenzione da parte del settore pubblico e privato. Per questo, come secoli fa, molti oggi temono che le macchine produrranno milioni di disoccupati facendo crescere le disuguaglianze e i disordini.

Ma, come sempre, dove alcuni vedono pericoli altri vedono opportunità. Gli investitori sono molto interessati al settore, i colossi della tecnologia  stanno acquistando aziende  di intelligenza artificiale entrando in concorrenza per assicurarsi i migliori ricercatori.

Secondo Quid, una società di analisi dati,  già nel 2015 sono stati investiti nel settore 8,5 miliardi di dollari. I vari Google, Facebook, Ibm, Amazon, Microsoft sono al lavoro per creare ecosistemi intorno ai servizi  di intelligenza artificiale forniti  attraverso il cloud computing (Tecnologia che consente di usufruire, tramite server remoto, di risorse software e hardware come memorie di massa per l'archiviazione di dati il cui utilizzo è offerto come servizio da un provider, specie in abbonamento). Questa tecnologia sarà applicata a quasi tutti i settori che usano varie tipologie di dati, dalla genetica alle immagini, perché l’intelligenza artificiale sarà ovunque.

La domanda è: riusciremo ad essere al posto giusto nel momento giusto?

immagine: segnalidalcielo.it

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 24/09/2018