Campanilismo a matrioska

Nazionalismi, campanilismi e localismi: L’Europa e l’Italia delle tribù

Leggendo i giornali, tre notizie apparentemente scollegate tra loro hanno catturato la mia attenzione, in tempi di sovranismo e antieuropeismo.

La vicenda delle Olimpiadi Invernali del 2026 ha contraddistinto gli ultimi mesi, soprattutto in casa subalpina, dal momento che, alla faccia della sinergia, Milano ha preteso di fare da capofila e al capoluogo sabaudo non sarebbero che rimaste le briciole di alcune gare, tanto che allo stato attuale Torino resterebbe fuori dai giochi (non solo olimpici ma di potere).

L’Austria, che ha già più volte spinto per dare il doppio passaporto ai sudtirolesi italiani, ha avuto la brillante idea di riscrivere il Risorgimento Italiano sui libri di testo delle scuole medie identificandolo come un periodo di guerre nazionalistiche dove Cavour e Mazzini vengono dipinti come oppressori nazionalisti e l’Italia come un Paese in cui dopo il conflitto indipendentista le minoranze furono disprezzate e minacciate.

C’è poi la battaglia tra Veneto e Trentino per decidere a quale delle due Regioni debba appartenere veramente il ghiacciaio della Marmolada.

Tutto questo per dire che, al di là degli atteggiamenti sovranisti del nostro governo ma anche di molti altri esecutivi o partiti del resto d’Europa, quello che oggi appare pericoloso, ma soprattutto poco lungimirante, è l’idea che piccolo e nazionale è meglio e che grande ed europeo è brutto.

Il campanilismo a matrioska è quello per cui l’Italia gialloverde si sente poco europea, salvo poi al suo interno vedere Milano e Torino darsi battaglia in una macroregione che dovrebbe fare sinergia, per finire con le scaramucce tra Veneto e Trentino per un fazzoletto di terra in alta quota.

D’altra parte, il nazionalismo a matrioska c’è anche altrove, come in Gran Bretagna dove con un referendum si è voluto uscire dall’Europa Unita ma poi all’interno vi sono forti dissidi tra Scozzesi e Inglesi per l’indipendenza.
 

In un mondo segnato in parte dall’autarchia di Trump e in parte dall’espansionismo di paesi come la Cina, non è con meno Europa che si può stare a galla, ma semmai con un altro tipo di Europa, dove realmente vi sia coesione tra gli Stati e visione comune di come risolvere i problemi, dall’immigrazione all’occupazione.

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/09/2018