A due anni dalle ultime elezioni comunali, cosa ne è di Torino?
Partiamo da una serie di considerazioni pentastellate: il sistema Fassino era sprecone, le grandi mostre sono inutili, la città con decenni di sinistra si è indebitata, le periferie sono state abbandonate.
Tutto bene, dunque, dopo due anni di governo pentastellato? A vedere e a sentire in giro la situazione è tutt’altro che rosea.
Il sistema culturale è stato picconato duramente, dal momento che alcune grandi mostre sono state scippate da Milano, e Torino, oggi, vive soprattutto dei suoi Musei permanenti come quello del Cinema, quello del Polo Reale e della Reggia di Venaria (progetti portati avanti da giunte di sinistra), ma molto meno di mostre ed eventi culturali (si pensi a Cioccola-TO che non si sa se verrà riproposta).
Due erano i grandi progetti su cui si sarebbe potuta (e forse si può ancora) misurare il sindaco Appendino: la TAV e la candidatura alle Olimpiadi Invernali del 2026.
La prima è a rischio, in perfetto stile cinquestelle come la TAP, e la seconda pure, in perfetto stile cinquestelle come le Olimpiadi di Roma.
C’è poi il discorso della seconda linea della Metropolitana, su cui si sono perse le tracce, ma ci si ricorda perfettamente quanto accadde alla fine dello scorso anno in cui si arrivò in ritardo nel presentare il progetto, pena il perdere i finanziamenti statali.
Non dimentichiamo alcuni progetti urbanistici come quelli di Torino Esposizioni e la Cavallerizza usciti anche loro di scena.
Le periferie, sbandierate dall’attuale sindaco in campagna elettorale, non appaiono certamente meno disastrate di prima, anzi hanno visto decurtarsi parte dei finanziamenti e sottrarsi alcune deleghe, come quella della manutenzione delle aree verdi.
Cosa resta, dunque al momento dell’attività pentastellata di questi due anni? Resta una gestione ordinaria, il rattoppo di alcune buche (sempre meglio del Comune di Venaria anch’esso grillino in cui le strade di Altessano sono una groviera) e qualche cosa di buono fatto, guarda caso, con l’aiuto della Compagnia di San Paolo (vedi il Moi) e la Fondazione Crt (vedi Salone del Libro) alla faccia di chi pensava che gli assessorati potessero fare a meno di sponsor esterni.
Mancano tre anni elle prossime elezioni ed è quindi doveroso rimanere in attesa di quanto accadrà. Una cosa tuttavia appare chiara: mentre con la metropolitana, le Olimpiadi Invernali del 2006, il restyling del centro storico, il richiamo di mostre importanti, l’aumento dei turisti, insomma con la postindustrializzazione di Torino, la città a guida del centrosinistra è stata oggetto di un progetto ben preciso, ancora non si capisce quale impronta pentastellata abbia la Torino del futuro, almeno questo lo si può sapere?
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Articolo pubblicato il 29/09/2018