I ponti; migliaia di strutture a rischio. Come “guarire” il calcestruzzo armato; 2ª parte
Millau, Francia, il ponte strallato più alto del mondo

Genova: ipotesi di “colpa cosciente” per gli indagati. Tecnologia di restauro delle strutture danneggiate dal tempo.

Seguito di: Come guarire il calcestruzzo armato 1ª parte

 

Il viadotto Morandi è sempre là. Mostra il suo profilo, immenso scheletro di un preistorico drago ora confuso tra le nebbie di fine ottobre. Attende la sua sorte che sarà decisa dai tempi della legge e dalla fattibilità.

Trapelano previsioni di ricostruzione, non sarà prima del 2021. Nel frattempo ci si potrebbe portare avanti con i lavori, preparare il terreno dal basso, ma le prospettive non sono snelle come è stato dichiarato dalle calde intenzioni a ridosso del disastro.

Sono stati fissati ulteriori interrogatori a partire dal 30 ottobre. Indagini aprono una nuova traccia investigativa: nonostante si sapesse del degrado, le manutenzioni sarebbero state posticipate per poter scaricare i costi con l’aumento del pedaggio.

Nel frattempo, si indaga sulle cause del disastro. Pare che il crollo sia avvenuto per il cedimento di uno degli stralli laterali (il Nº 9), oggi reperto Nº 132, che già uno studio del Politecnico di Milano aveva individuato nel 2017 come “meritevole di approfondimenti”.

Il tirante è un elemento che ha compiti di resistenza a sollecitazioni complesse e fondamentali per tutta la struttura  e l’acciaio, sia in tondini, sia trefoli che precompresso, deve essere protetto da ogni infiltrazione di umidità. Chi garantisce tale compito, come trattato nella 1ª parte, è il calcestruzzo.

Viadotto Morandi: a sx gli stralli originali in Cls precompresso,

a dx, quelli già irrobustiti da trefoli di tondini in acciaio

Era perciò impellente effettuare lavori di manutenzione a protezione dell’acciaio, ma è possibile proteggere le parti in acciaio già compromesse nelle grandi opere in questione?

Per quanto riguarda il viadotto di Genova, non è più possibile saperlo, ma per le centinaia di ponti, e non solo, che presentano varie forme di usura, esistono numerose tecnologie di ristrutturazione.

Nel frattempo, guardando alle ardite, recenti strutture a campata edificate in Cina, in Olanda, tra la Svezia e la Danimarca, in Francia e ovunque nel mondo, si rimane colpiti dalla vitalità di cui ancora gode il cemento armato, che sembra lontano dal pensionamento.

Nelle grandi strutture nate nel nuovo millennio, il calcolo computerizzato, i materiali più prestazionali e avanzate tecniche di costruzione, garantiscono la durata centenaria dei ponti. Una conoscenza più specifica dei rivali atmosferici e delle combinazioni di sforzi a cui sono sottoposte le opere, hanno permesso di realizzare imponenti opere totalmente sicure e caratterizzate da quella leggerezza tipologica che il calcestruzzo armato consente all’ardito universo progettuale di ingegneri e architetti.

Svezia e Danimarca unite da un ponte che per 4 km si trasforma in un tunnel che attraversa lo stretto

In Italia, ponti e viadotti di grandi dimensioni, sono opere diffuse a causa della morfologia del territorio. Cronache anche recenti riportano di importanti opere e loro cedimenti (es: nel 2015, cedimento 5ª campata del viadotto “Italia” il secondo in Europa per altezza, avvenuto durante lavori di ristrutturazione; una vittima).

Molte altre sono sotto osservazione (es: il viadotto Sente, tra Abruzzo e Molise, 5º per altezza in Europa, è stato chiuso per controlli dopo i fatti di Genova).

Il viadotto Sente, tra Abruzzo e Molise. Attualmente chiuso

È imperativo pretendere chiarezza intorno alla progettualità conservativa che dipende da un groviglio di competenze che va snellito. A oggi non esiste ancora una completa mappatura di ponti e cavalcavia e la responsabilità della rete è troppo frammentata. È tempo di legiferare una svolta. Il governo ne deve essere garante.

Nel nostro Paese, il dinamismo del “miracolo economico”, in pochi decenni si è trasformato nel pantano del “labirinto burocratico”. Protestare non basta, si dovrebbe pretendere, con denunce preventive alle procure. Ristrutturare si può e si deve. Per molte opere si potrebbe agire in fretta, la tecnologia lo permette.

Tecnica del ripristino strutturale

Il restauro di una struttura in calcestruzzo è possibile grazie a interventi eseguiti con nuovi conglomerati cementizi addizionati a materiali termoplastici e componenti chimici, seguendo una sequenza di azioni così da rendere un ripristino stabile e duraturo nel tempo.

Gli interventi sono da valutare a seconda del livello di degrado della struttura che, come prima condizione, dev’essere ancora in grado di garantire una buona solidità. Quindi si potrà distinguere tra:

  • interventi di manutenzione che non richiedono rifacimenti;

  • interventi di ripristino della volumetria, con parziali ricostruzioni anche importanti.

Nel primo caso, dopo aver pulito la superficie danneggiata, trattandola poi con prodotti consolidanti e altri capaci di rigenerare l’alcalinità della malta originale, si impiegano cementi “plastici” diluiti, applicabili a cazzuola o “calcestruzzo spruzzato”, additivati con acceleranti e compattanti chimici.

Rifacimento senza ripristino di volumetria (foto Azichem)

Nel caso di interventi più importanti, dopo la stessa “pulizia” della struttura, moderne tecnologie consentono l’impiego di riparazioni con travi rinforzate da barre d’acciaio o fibra di carbonio. Per ricostruire strutture verticali si preferiscono malte addizionate con fibre termoplastiche, colate nelle casseforme. In questa fase, le malte impiegate per la “riparazione volumetrica” devono aderire fedelmente con la forma della struttura originale e mantenere stabile la massa durante la fase di maturazione, sveltita da componenti chimici.

A ogni livello di ripristino delle strutture, la protezione di vecchi e nuovi ferri d’armatura con prodotti atti a tutelarli dall’ossidazione, è operazione primaria.

Anche l’acciaio si è evoluto e oggi è disponibile anche in barre inox Aisi 340 che, mediamente hanno un costo superiore del 20% alle barre di acciaio duro del tipo FeB44, B450A, B450C, offrendo un’alternativa inossidabile anche in operazioni di restauro.

Un buon rifacimento infine, deve saper anticipare ogni causa di futuro degrado. Poiché le prime superfici sensibili agli agenti atmosferici sono quelle a vista e i loro materiali (le malte), a ricostruzione ultimata, il loro nuovo rivestimento dovrà essere rifinito dall’applicazione di compatte rasature e vernici plastiche impermeabili.

Restauro strutturale con ripristino volumetria e finitura totale

con intonaci impermeabilizzanti protetti da vernici plastiche

Considerazioni sul tema

Questo rapido excursus tra lavorazioni volte al ripristino del calcestruzzo armato e al recupero di migliaia di ponti su cui transita la nostra vita, è una voce di tecnologico ottimismo.

Il ponte Morandi si presume che andrà demolito e rifatto, anche se la parte delle campate a levante, forse merita un'ipotesi alternativa, altri saranno da abbattere. Per molti invece, il recupero non è solo possibile, ma è impellente ed è criminale indugiare per inettitudine o conflitti di competenza.

Scrivere di un materiale a cui è affidata la nostra quotidianità, nasce da un impulso civico, da un invito a leggere e valutare quanto fin qui riportato e poi, approfondire, unirsi in comitati, firmare petizioni, inoltrare richieste. Pretendere attenzione ai progetti su vasta scala.

Un esempio su tutti: il progetto di ricerca europeo SUREBridge (Sustainable Refurbishment of Existing Bridges), sta esaminando il rinforzo strutturale dei ponti stradali esistenti. Il progetto è cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del 7° Programma Quadro attraverso ERA-NET Infravation 2014 Call, che coordina diversi Enti preposti alla gestione delle infrastrutture nei rispettivi Paesi europei, tra cui l’italiana ANAS.

Si chiude qui un breve concentrato di informazioni che è un grido diretto al lettore, un invito a far valere la sua voce, coinvolgere professionisti in petizioni per chiedere operatività, chiamando in causa i diretti responsabili, così da partecipare alla “cosa pubblica” in modo efficace, attivo e preventivo. L’Unione fa sempre la forza. Indugiare nell’anonimato è quasi un reato.

Centinaia di ponti eretti con tecnologia datata aspettano con urgenza indispensabili interventi di ristrutturazione (Ponte dei Preti, tra Strambinello e Ivrea, struttura ad arco. Anno di costruzione 1922. Ogni giorno è ttraversato a malapena da mezzi pesanti. Si sgretola e trema. Disastro annunciato? Chi pagherà nel caso?)

Fonti di entrambe le parti fin qui trattate:

Immagini di restauro Azichem & dati raccolti da ditte specializzate nel trattamento del calcestruzzo armato rintracciabili in rete e da esperienza personale presso Vandex, azienda di riferimento, nel 1978-79, normative su materiali da costruzione consultabili su Gazzetta Ufficiale.

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Articolo pubblicato il 31/10/2018