Quando a dare i numeri si fa cosa buona e giusta
Ricordo che, durante il turbolento periodo dei Si VAX e No VAX sui vaccini, il governatore della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ebbe a dire che “dieci vaccini sembrano troppi, ma non sono un medico”.
Allo stesso tempo, quella frase diventava affermazione (io non sono d’accordo sui dieci vaccini), domanda (saranno troppi dieci vaccini?) e risposta (ma che ne so io che non sono medico!).
Nel nostro paese è buona norma essere tuttologi senza aver competenza, ma per sentito dire, per intuizione, senza avere numeri alla mano.
Sulla TAV, da decenni si discute sulla bontà o meno di un progetto che riguarda il trasporto su rotaia in una Italia in cui ancora oggi circa il 90% delle merci avviene su gomma, alla faccia di chi si preoccupa che, nonostante le tecnologie attuali, si possa liberare amianto dalle montagne della Val di Susa durante la perforazione o che si debba istituire il blocco delle auto diesel al cospetto di migliaia di camion che giornalmente vanno su e giù per la penisola a inquinare il territorio.
Nella sola zona di valico con la Francia, lo scorso anno sono transitati quasi 3 milioni di Tir tra Ventimiglia, Monginevro, Frejus e Monte Bianco.
L’attuale giunta pentastellata di Torino ha ufficialmente palesato il proprio No alla realizzazione della TAV, rivendicando in ciò una scelta politica che sembrerebbe essere del tutto lecita, visto che Chiara Appendino è stata democraticamente votata dai Torinesi consapevoli allora come oggi della contrarietà all’opera da parte del M5S.
C’è, tuttavia, da evidenziare un fatto. Quando una scelta politica riguarda ciò che è contingente e/o che può essere modificato negli anni a venire (si pensi ad es agli 80 euro del governo Renzi oppure al reddito di cittadinanza di Di Maio) la scelta politica può e deve giustamente essere fatta nel rispetto di quanto gli elettori hanno voluto, seppure sempre con maggioranze relative, intanto alla legislatura successiva tutto potrà eventualmente essere variato.
Quando, invece, si tratta di una scelta strategica, come la TAV, le cui ricadute si hanno dopo decenni e soprattutto sulla quale non si può cambiare idea tra dieci anni quando l’Europa avrà intrapreso una certa strada (ad esempio se farla comunque tagliando fuori il Piemonte), ecco che la scelta del Movimento 5 Stelle deve essere una scelta più che responsabile, ponderata e che tenga in considerazione anche la volontà di chi non li ha votati e che scenderà in piazza questo fine settimana.
Non vorremmo che su scelte così strategicamente importanti per Torino si facesse l’errore che il M5S fa a livello nazionale quando Di Maio sostiene che l’Europa non può andare contro gli Italiani, dimenticando che quelli cui lui si riferisce sono il 30% che lo hanno votato: sicuramente molti ma assolutamente non tutti.
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Articolo pubblicato il 09/11/2018