Torino - Barriera Milano ieri e oggi – i sogni di riscatto delle classi operaie hanno lasciato il posto allo spaccio e alla criminalità nigeriana.

Anche i parroci della Chiesa di Maria Speranza Nostra, in Barriera Milano, con difficoltà affrontano le problematiche nascenti da un tessuto sociale ormai multietnico.

Gli anni 60 in Italia, furono quelli del miracolo economico.

 

Dal meridione d’Italia, giunsero tra i binari della speranza, carichi di sogni, siciliani, calabresi, campani, tanta gente del sud, che sognava una vita nuova da operaio nelle fabbriche, lasciandosi alle spalle una vita di stenti e di fame.

Torino rappresentò, la speranza, il cambiamento positivo per tutti loro.

 

Nelle case di Barriera Milano, si insediarono i primi operai e nacquero le periferie. Ma, mentre in passato, le vere necessità erano quelle di trovare la casa, oggi la prima preoccupazione è la sicurezza. Nonostante questo, ci sono comunque uomini e donne che quotidianamente scommettono sul proprio quartiere, per renderlo più vivibile. 

 

Anche la Chiesa ha contribuito con preti progressisti come padre Valeriano Paitoni. Una vita nelle missioni in Brasile, in prima fila, lottando contro i malati di Aids in Sudamerica. In molte occasioni, aveva fatto dichiarazioni sull'uso dei profilattici, certamente non in linea con le posizioni più rigorose del Vaticano.

 

in poco più di un anno di lavoro, presso la chiesa di Maria Speranza Nostra, ha fornito un segnale ben preciso che la Chiesa dovrebbe seguire, dialogando con i musulmani della moschea, parlando di ospitalità ai migranti, aprendo i locali della parrocchia al quartiere ormai multietnico. Padre Valeriano è stato rimosso per il bene della comunità – hanno riferito alcuni fedeli che non hanno accettato il trasferimento.

 

Oggi la chiesa di Maria Speranza Nostra, ha un nuovo parroco. Si chiama Nicholas Muthok, originario del Kenya, anche lui missionario e già vice, proprio di don Valeriano Paitoni: «Sono stati mesi di forte tensione. Ma le scelte spettano ai superiori. Non mi hanno detto di più». 

 

Don Valeriano, era il quinto parroco licenziato in cinque anni. Don Valter Danna, vicario generale della diocesi di Torino, ha detto: «Affidando quella parrocchia ai Missionari della Consolata, volevamo animare una zona non facile della città. Io non so perché sia stato rimosso don Valeriano Paitoni e anche se lo sapessi non potrei rispondere a questa domanda, perché la decisione spetta alle Missioni della Consolata». Che dicono soltanto: «Il parroco se ne va per il bene della comunità». Ma quale bene? Quello della maggioranza o quello di una piccola minoranza intransigente?

 

«La sua colpa è stata quelle di essere stato molto diretto. Uno che dal pulpito diceva: “Halloween è il diavolo”. Quando pronunciava l’omelia, restavi incantato. Parlava di dialogo. Di accoglienza. Coinvolgeva i bambini. Ma quel solito gruppetto, sempre lo stesso, ha fatto rimuovere anche lui».  «Su cento famiglie che frequentano questa chiesa, quelle che non apprezzavano i metodi liturgici di don Valeriano erano una netta minoranza. Al massimo dieci. Scriveva Niccolò Zancan, su ‘la Stampa’ riportando le dichiarazioni di alcuni intervistati del quartiere pro padre Valeriano. 

 

Intanto, è ora il turno di padre Nicholas Muthok, originario del Kenya, anche lui missionario e già vice, proprio di don Valeriano Paitoni: «Sono stati mesi di forte tensione. Ma le scelte spettano ai superiori. Non mi hanno detto di più» ha risposto padre Nicholas.

 

‘A Barriera Milano, ci sono i ragazzi che spacciano perché non sono seguiti dalle loro famiglie, per cui è facile, facilissimo entrare in questo giro, dice padre Nicholas, intervistato su Rai1.

In Barriera M, le piazze dello spaccio, le strade dello spaccio sono sotto casa.

 

D: Come riesce padre Nicholas a trovare una soluzione a questo problema?

 

R: Occorre creare un buon ambiente, creare dei percorsi di educazione professionale, per far realizzare i propri sogni ai giovani. Quella è la sfida.

 

Intanto la notte a Barriera di Milano fa paura. La mafia nigeriana controlla le piazze dello spaccio, della prostituzione, il traffico della droga della prostituzione e dell’estorsione. Un’organizzazione criminale, quella nigeriana, che non ha niente a che fare con le mafie italiane, un’organizzazione che affonda le sue radici, le sue origini nelle culture tribali africane, come i timori dei riti vudù che ancora opprimono, tormentano le prostitute. Tutta questa mafia è potente e ancora fortemente attiva in gran parte della città. sc

 

Immagine: ilprimatonazionale.it

 

 

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Articolo pubblicato il 05/12/2018