Sicuri di sapere quello che stiamo facendo?

Perché stupirci di quello che accade se siamo noi a provocarlo?

Alcuni anni fa, e di nuovo recentemente, circa la lingua che parleremo negli anni duemila, ci sono giunte dai giornali le seguenti informazioni:

 

la quasi totalità degli italiani parla italiano (scoperta interessante!), ma almeno la metà di essi non conosce il significato di quel che dice! (scoperta ancora più interessante).

Inoltre una gran parte di essi non è in grado di elaborare un quadro razionale minimo a partire dalle informazioni che riceve passivamente e risponde alle sollecitazioni in modo emotivo irrazionale. (possibile?)

 

Forse qualcuno pensa che non sia così?

 

Citiamo alcuni fatti emblematici che ci aiuteranno a riflettere in merito.

 

Il capo di una nota organizzazione religiosa cerca il colloquio con le altre organizzazioni religiose perché intanto nella sua non lo capiscono e questo viene scambiato per apertura alla fratellanza.

 

I rappresentanti della destra dei partiti di sinistra sono più a destra dei rappresentanti della sinistra dei partiti di destra.

 

I rappresentanti del centro dei partiti del centro non centrano un bel niente o se centrano non se ne accorgono.

 

Nelle aziende ci sono più dirigenti che operativi; i dirigenti dirigono secondo l’interpretazione della situazione suggeritagli via internet dal solito esperto autoreferente in base alle ricerche fatte mediante regressione ipnotica, mentre gli operativi si schierano con le correnti di pensiero conseguente.

 

Le scuole insegnano talmente bene quello che serve realmente che occorre ritornarci da vecchi per imparare a leggere e scrivere.

 

La giustizia - come dice la parola stessa - è la scienza del diritto della tizia sconosciuta che sta giù. (ma non si sa neanche bene dove)

 

I figli comandano i genitori; i genitori si dividono e tornano dai rispettivi genitori tornando a fare i figli; i nonni fanno i vigili; i vigili multano i giovani perchè si comportano da giovani; i giovani fanno pagare ai genitori le conseguenze dei loro atti; i genitori non son vigili; i figli diventano figli dei nonni......e tutto gira ordinatamente.......

 

Chi si stufa delle manchevolezze della società scappa in oriente o si dà all’associazionismo, scaricandosi la coscienza e permettendo a chi doveva fare qualcosa sul serio di non darsene più pensiero tanto ci hanno già pensato altri in qualche modo.

 

L’amore non si cerca più nemmeno nei cespugli di rovo perché a...more significa che non ci sono più more e anche il più ignorante capisce che se le more non ci sono è inutile cercarle.

 

Discorrendo, discorrendo, tra parole non capite e incoerenti ma prontamente messe in atto per quanto sono state interpretate, si consuma giornalmente il viaggio umano.

 

Come mai ci siamo ridotti così?

 

Semplicemente perché con la forza dei nostri desideri, che sfuggono alla nostra comprensione cosciente, attiriamo indistintamente sia quello che abbiamo voluto sia ciò che ad esso si accompagna a nostra insaputa e fuori dalla nostra possibilità di rendercene conto.

 

Se ce ne accorgiamo è sempre troppo tardi. Infine i tentativi di porvi rimedio complicano ancor più le cose mediante lo stesso meccanismo.

 

E allora? Cosa possiamo fare?

 

Possiamo provare a fare solo quello che è necessario ed evitare il superfluo per quanto desiderabile.

 

Ma così non diventa una vita arida e priva di valore aggiunto?

 

Per capire quanto valore sia nascosto nelle cose ritenute di poco valore occorre viverle fino in fondo secondo le modalità proposte dalla vita stessa.

 

Altro che noia o aridità; la vita non conosce limiti e ciò che propone è spesso inaspettato; forse è proprio questo che ci spaventa e ci mette sulla difensiva nei suoi confronti.

 

Ma la vita provvede anche a mettere a disposizione quello che serve per realizzare le sue richieste a chiunque accetti di farlo in modo che possa percorrere la strada necessaria a farlo.

 

È così che la strada provvede al viandante!

L’indispensabile non manca mai!

 

Schema e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 26/12/2018