Umano o divino?

Un essere vivente di che natura è?

Umani o divini? Solo umani? Solo divini? Umani e divini? Né uno né l’altro? Io sono o noi siamo? Separati o uniti? Liberi o vincolati? Genitori o figli? Antenati o discendenti? Materia o energia? Onde o particelle? Materiali o immateriali?

 

Domande apparentemente diverse che rivelano una stessa matrice di fondo; nulla sembra essere semplice come appare.

 

Cosa vediamo con gli occhi?

 

Qualcosa di oggettivo o soggettivo?

 

La realtà oppure una sua traduzione sensoriale?

 

Siamo un corpo o abbiamo un corpo?

 

Più gli occhi convergono cercando di focalizzare il dito che tocca la punta del naso, più la sovrapposizione tra le due visioni produrrà uno sdoppiamento degli impulsi rilevati ed elaborati dal sistema percettivo biologico cerebrale.

 

Due immagini della stessa cosa, oppure due parti apparentemente identiche della stessa cosa?

 

Tutto ciò che prendiamo in esame, tutto ciò su cui concentriamo la nostra attenzione, finisce per produrre una specie di gioco a rimpiattino. Sono questo o quello? È giusto o sbagliato?

 

Oppure più semplicemente ciò che noi vediamo delle forme è solo una, la più sensorialmente gestibile, delle dimensioni in cui esse si esprimono e manifestano?

 

Non ricorda quanto risulta dall’esperimento della doppia fenditura in fisica quantistica?

 

Oppure, più concretamente, le forme dalle quale ci illudiamo di spiegare il senso della vita?

 

E poi, cos’è la vita? Cos’è la morte?

 

La stessa cosa, vista da troppo vicino!

 

Schema e testo

Pietro cartella

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Articolo pubblicato il 21/01/2019