Gli Atlantidei del Rocciamelone

Solo un prodotto della fantasia?

La visita alla Sagra di S. Michele stava per terminare.

Ormai, di tutti i gruppi di turisti, solo il nostro, che aveva iniziato la visita in ritardo, era ancora all’interno dell’abbazia.

Qualcuno di noi era ormai prossimo all’uscita.

Paolo, Giovanni ed io (Pietro) eravamo rimasti indietro, quando il frate-guida che chiudeva il gruppo, visto il nostro interesse per le attività dei monaci, che ci aveva così ben descritte, concludendo ci disse:

“Questo è tutto quello che so; se volete saperne di più dovete chiedere ai guardiani Atlantidei della cappella del Rocciamelone.”

 

ATLANTIDEI ?!?

ROCCIAMELONE ?!?

 

Stavamo per chiedere altre informazioni ma il frate, mimando il gesto del silenzio prima e scuotendo la mano aperta a ventaglio per sottolineare l’argomento scottante poi, ci fece chiaramente intendere che era meglio soprassedere.

Ma come?.....Ci aveva messo sul gusto!

 

Dietro di noi si chiude ormai il portone dell’abbazia.

Con noi, sul pullman, salgono i pensieri più disparati.

 

ATLANTIDEI ?!?

ROCCIAMELONE ?!?

 

Ci mancavano anche gli Atlantidei!

Già non erano sufficienti i Celti, gli U.F.O., il Musinè, la Gran Madre, gli altari dei Druidi, gli elefanti di Annibale, il lago che una volta occupava il fondo valle, la Torino città magica, la FIAT, il cappuccino con brioche; ci mancavano anche gli Atlantidei!

 

Però la curiosità è grande.

 

Ci guardiamo nel buio del pullman, che sta ormai per giungere a Torino, ed è già chiaro che qualcosa bisogna fare.

 

Anzi, bisogna andare!

 

Sette giorni dopo.

 

Noi tre siamo ormai prossimi alla cappella.

Sullo spiazzo antistante ci sono una trentina di persone.

Dovremo attendere che tutti se ne siano andati, poi eludere la sorveglianza del guardiano del CAI per cercare il luogo in cui dovrebbero esserci gli Atlantidei.

Facciamo una ricognizione per vedere come ci si può organizzare.

Ora il guardiano darà l’ordine di scendere e tra poco più di due ore sarà buio.

 

Studiamo velocemente un piano: Paolo si nasconderà nello spazio tra il confessionale ed il muro, Giovanni dietro l’altare, nascosto dalla tovaglia che ricade ampiamente fino a terra sia davanti che dietro, ed io correrò intorno ai banchi più veloce della luce, così nessuno mi vedrà. (in alternativa mi nasconderò semplicemente dietro la porta.)

 

Al segnale del guardiano tutti ai loro posti.

 

Il guardiano guarda la gente scendere, gira attorno alla cappella, butta uno sguardo dentro e non vedendo niente di strano chiude la porta con tripla mandata.

 

Ben fatto!

 

Come da istruzioni attendiamo un quarto d’ora prima di lasciare i nostri posti.

Tempo scaduto!

Eccoci fuori dai nascondigli!

Dovremo sfruttare la luce residua per cercare la porta del locale e forzarla.

C’è una porta contro il muro dietro l’altare; proviamo con quella.

 

Guardiamo dalla toppa della serratura; non si vede niente.

Forziamo la serratura ed entriamo nella stanza poco illuminata.

Non c’è niente di niente!

 

Cerchiamo tracce di passaggi o altro.

Niente!

 

Intanto si sta facendo buio; prevedo guai!

È ormai buio, non c’è neppure la luna; è proprio buio!

 

Mentre studiamo il da farsi, vediamo una luminescenza lattiginosa provenire (pare) da dietro l’altare.

Andiamo verso il chiarore e sollevata la tovaglia dell’altare (dove prima era nascosto Giovanni) vediamo sul pavimento una tavola fosforescente delle dimensioni di un tombino.

Tirando per l’anello la spostiamo: la luminosità proviene da sotto.

Ci caliamo.

Dopo aver appoggiato i piedi a che cosa bene non sappiamo........

 

ECCOLI !!!!!!!!! ..... I DUE GUARDIANI ATLANTIDEI!

 

Stanno qualche passo più in là e prima che i nostri pensieri si organizzino ci fanno segnali strani.

Siamo come immobilizzati al centro dello spazio ed in noi sta avvenendo una trasformazione.

Gli occhi da due diventano uno e poi tutta la testa diventa un solo occhio in modo che si possa vedere contemporaneamente da tutte le parti.

Ora cominciamo a vedere i fatti andare a ritroso;

 

stiamo ripercorrendo la nostra esistenza dalla periferia al centro!

Forte!

 

Abbiamo appena cominciato l’esperienza, e siamo ritornati al colloquio con il frate della Sagra di S. Michele, quando una voce tuonante rivolta ai guardiani dice:

 

“bravi fratelli! …

… fateli scendere lì, che quelli non hanno pagato il biglietto!”

 

Foto e testo

Pietro Cartella

 

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Articolo pubblicato il 23/02/2019