28 febbraio 1928, Mogadiscio. Il Principe di Piemonte sbarca nella Somalia italiana

Il Principe Umberto di Savoia per la prima volta nella storia visita la Somalia, la più lontana colonia del Regno d'Italia. Una visita ufficiale durata un mese per osservare i lavori realizzati dal Governatore Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon

In mattinata, poco prima delle 8.00, apparve all’orizzonte di Mogadiscio l’attesa sagoma della Regia Nave San Giorgio sulla quale vi era il Principe di Piemonte Umberto di Savoia, per la prima visita della Casa Reale nella Somalia italiana. “Mai spettacolo cosi imponente per grandiosità ed entusiasmo era stato visto in questa zona di terra africana.” (1)

Per accogliere il reale ospite giunsero presso la dogana del porto Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, con la divisa da Ammiraglio, e il Governatore Cesare Maria de Vecchi Conte di Val Cismon, che si apprestarono a salire sulla scialuppa per raggiungere la corazzata nella rada.

Alle 8.30 Umberto di Savoia apparve sulla scaletta salutato dalle salve del San Giorgio alle quali risposero da terra le batterie dell’artiglieria con 101 colpi. Sbarcato e ricevuto a terra, dopo gli omaggi dei capi notabili delle cabile convenute all’approdo, si formò sulla piazza della Dogana il convoglio di vetture che scortò il Principe a Palazzo.

Sulla Fiat 512 Torpedo, rossa fiammante, del Governatore, davanti a 25.000 persone, sfilò il corteo, lungo il Corso Vittorio Emanuele III, verso il Palazzo del Governatore per il ricevimento in suo onore da parte delle autorità locali. Sulla prima vettura lo accompagnavano il Conte de Vecchi di Val Cismon, il Generale Clerici e l’Ufficiale d’ordinanza del Governatore. Nella seconda il Duca degli Abruzzi e il Comandante Fontana, nella terza il Sottosegretario Bolzon, il Segretario generale, il Segretario federale e il Capitano Nigra, Ufficiale d’ordinanza dell’Onorevole Bolzon, nella quarta l’Onorevole Forni, il Comandante Liebe e due Maggiori del seguito del Principe e infine nella quinta il Segretario particolare del Principe dottor Nardi, il Vice Questore Mazza e il Maggiore medico Germani al seguito del Principe.

Giunto a Palazzo, venne accompagnato nell’appartamento in stile barocco piemontese a lui riservato: “S.A.R. il Principe di Piemonte occupa l’appartamento di rappresentanza al primo piano nell’ala est, con lui sta l’ufficiale d’ordinanza di servizio, Maggiore A.A. Giberti; nel mio appartamento sta S.E. Bolzon, sottosegretario di Stato alle Colonie.” (2)

Alle 9.30, nella sala quattrocentesca “Re Umberto”, il Principe ricevette le autorità della Colonia: il Comandante delle truppe Tenente Colonnello Bergesio, il Comandante Superiore Navale Capitano di Vascello Liebe, il Tenente Colonnello Ruggero, Capo di Stato Maggiore, il Giudice della Colonia, Cavalier Giordano, il Cavalier Ufficiale Alisi capo ragioniere, il Tenente Colonnello Piromallo, il Cavalier Ufficiale Taramasso, Capo del personale, il Cavalier Ufficiale Giovannangeli, il Capo dell’Ufficio Affari civili ed Economici, il Maggiore medico Petito Direttore di Sanità, il Maggiore Mecucci capo dell’Amministrazione militare, il Maggiore Garello, Comandante il Corpo degli Zaptié, il Maggiore Seghetti Comandante dell’artiglieria, il Professor Meregazzi Capo dell’Ufficio stampa e Sovrintendente delle Scuole, il Dottor Roviera Capo dell’Ufficio Agrario e di Colonizzazione, l’Ingegnere Ansaldi Capo dell’Ufficio Operai, il Capitano Rolle Comandante delle Bande Armate, il Capitano Ciancio Comandante dell’Aviazione, l’Ingegnere Denardo, Direttore delle Ferrovie, il Cavalier Sarasino Direttore dell’autoparco, il Dottor Avolìo residente di Mogadiscio, il Cavalier Rondone Direttore dei Servizi Postali e i Commissari presenti a Mogadiscio.

Alle 10.30, nella “Sala della Giustizia,” ebbe luogo la sfilata dei notabili indigeni di tutta la Colonia che gli fecero offerta di ricchissimi omaggi, tra i quali l’ex Sultano della Migiurtinia Osman Mahamud, deposto appena l’anno prima in seguito alla pacificazione della Somalia Settentrionale condotta dal de Vecchi, il quale offrì in dono la sua corona d’oro e perle esclamando: “Tu sei il figlio del Re ed io ti offro la mia corona”.

Alle 16.30 il Principe di Piemonte, dal loggiato del Palazzo, assistette allo spettacolo delle “fantasie” delle cabile: “Ventimila persone sono passate facendo fantasia e lanciando strilli di altissima gioia!” (3)

La sera, dopo il pranzo ufficiale, mentre i riflettori delle navi nella rada di Mogadiscio proiettavano i loro fasci di luce sulla città tutta illuminata a festa, si svolse la “fantasia” del Regio Corpo delle Truppe Coloniale della Somalia.

In un recente incontro Cesare de Vecchi di Val Cismon, nipote dell’allora Governatore e figlio di Giorgio, ha portato la testimonianza del primo dialogo avvenuto tra il Principe e il nonno:

– “Debbo portarle gli ordini di Sua Maestà”

– “Pronti all’ubbidienza!”

– “Sua Maestà il Re mi ha dati questi ordini: Tu farai tutto quanto il Governatore ti dirà di fare e non farai tutto quanto il Governatore ti dirà di non fare.”

Ordini che mettevano fuori causa il Generale Clerici e “Papà nel ripeterlo era felice, orgoglioso e commosso”. (4)

NOTE

1. da Il fantasmagorico spettacolo delle accoglienze di Mogadiscio al Principe Umberto, p. 3, “La Stampa”, 1 Marzo 1928.

2. da Giorgio de Vecchi di Val Cismon, Diario 1911-1932, Editrice Dedalo Roma, 2009.

3. Ibidem.

4. Ibidem.

Le fotografie sono di Carlo Pedrini, fotografo capo del Regio Laboratorio Foto Cinematografico di Mogadiscio

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Articolo pubblicato il 28/02/2019