Aprile 1869. Grazie agli italiani inizia il cantiere per il canale di Suez

La realizzazione dell'immensa opera ingegneristica deve la sua esecuzione a Paleocapa, Negrelli, Gioia e a oltre 10.000 operai italiani

Il 15 agosto 1869 Isma’il Pascià, Khedivé d’Egitto, armato di piccone si apprestava a dare l’ultimo colpo ad un piccolo lembo di terriccio che cadendo sanciva l’apertura ufficiale del Canale di Suez che avrebbe messo in comunicazione il mar Mediterraneo con il Mar Rosso accorciando così la via per le Indie.

L’immensa opera era stata iniziata nell’aprile 1859 e deve la sua realizzazione all'ingegno italiano (oltre che al chimico svedese Alfred Bernhard Nobel che brevettò nel 1867 la dinamite che ne agevolò i lavori).

La grande opera fu infatti realizzata grazie ad un comitato presieduto dall’ingegnere Pietro Paleòcapa, che morì però il 13 febbraio 1869 non potendo quindi vederla completata, e fu eseguita, sul piano tecnico, dall’ingegnere Luigi Negrelli.

Anche il Generale Alberto La Marmora intervenne in merito scrivendo un’interessante relazione Note à propos de la gèologie de l’isthme de SuezIl generale aveva studiato già nel 1856 la geologia dell’istmo di Suez a proposito dell’insabbiamento dei porti e l’erosione delle spiagge confermando studi precedenti nei quali si sosteneva che i due mari, Mar Mediterraneo e Mar Rosso, una volta erano uniti e che quindi i lavori ingegneristici avrebbero solamente ripristinato le condizioni naturali riportando la depressione dell’istmo alla sua antica funzione.

Al cantiere inoltre prestarono la loro mano d’opera oltre diecimila operai italiani e i lavori del tratto più complicato vennero seguiti dall’ingegnere Edoardo Luigi Gioia, torinese, per altro segretario generale della compagnia per il Canale di Suez.

I primi bastimenti italiani ad oltrepassare il nuovo canale, il giorno della solenne inaugurazine, furono la nave Emilia, capitanata da Enrico De Albertis, e il Maddaloni, comandata da Nino Bixio.

Inoltre sua eccellenza Isma’il Pascià, per celebrare la grande opera, organizzò un faraonico festival, degno dei suoi predecessori che regnarono in quelle bibliche terre. A Il Cairo la nuova stagione dell’opera si sarebbe dovuta aprire con la prima mondiale dell’Aida di Giuseppe Verdi, commissionatagli appunto dal Khedivé per esaltare le glorie della civiltà egiziana, ma i costumi e le scene erano bloccati all’interno dell’Opéra di Parigi a causa dell’infuriare delle guerra franco-prussiana che poneva sotto assedio la bella capitale francese. Il teatro de Il Cairo dovette quindi essere inaugurato con il Rigoletto mentre la nuova opera di Verdi dovette attendere per andare in scena.

Una curiosità: inizialmente il compositore non accettò di comporre la “musica d’occasione” commissionatagli per 80.000 franchi ma lo fece quando, in coscienza sua, cambiò il titolo dell’incarico in “Inaugurazione del nuovo teatro khediviale del Cairo”.

La prima dell’Aida avvenne poi al teatro dell’Opera de Il Cairo il 24 dicembre 1871 con la direzione di Giovanni Bottesini.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 22/04/2019