Tangentopoli: lobbysti o ladri di polli?

La "cultura del sospetto" blocca l'Economia e inquina la Democrazia

Gentile Direttore,

 

al riapparire di una tangentopoli diffusa in quasi tutt'Italia e, apparentemente di basso profilo - da ladri di polli, morti di fame e raccomandati - rispetto ai livelli miliardari della 'Milano da bere', ci si chiede perché' il nostro Paese - nemmeno nel famoso 'contratto Di Maio-Salvini -  abbia affrontato la questione con una regolamentazione del 'lobbysmo'' che eviterebbe il triste eterno spettacolo delle commistioni tra Imprenditori e Politici.

 

Nessuno ne parla anche se, credo, chi la proponesse e la votasse ne trarrebbe certamente meriti e benefici elettorali. Nemmeno la tanto osannata 'Autority' dell'anti-corruzione l'ha posta come condizione, benché caldeggiata dalla rigorosa e competente Paola Severino. Addirittura si rimette in discussione la normativa sugli appalti e il fervore con cui Sinistra e Destra invocano lo sblocca-cantieri fa temere, sul piano della corruzione, un peggioramento. 

 

Credo che il mondo Imprenditoriale dovrebbe farsene portatore, perché' non c'è nulla di male - a carte scoperte - manifestare le proprie esigenze per rendere possibile lo sviluppo di lavoro e occupazione.  Invece si continua a nascondere il problema lasciando alla Magistratura il compito di intervenire, ben sapendo che le lungaggini della Giustizia italiana, sia in fase di indagine che nei processi, sono deleterie per tutti.

 

E, come spesso accade, con la 'cultura del sospetto' facilmente alimentata dai 'media' si blocca l'Economia e si inquina la Democrazia, favorendo il disgusto dei Cittadini per la Politica è la Pubblica Amministrazione.

 

Mi sbaglio?    

 

Cordiali saluti.

 

GianFranco Billotti

 

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Egregio Sig. Billotti,

 

purtroppo la piaga della corruzione è una neoplasia incurabile e non soltanto nel nostro paese.

 

E' cosa amara doverlo ammettere, ma non è che un vecchio retaggio che si conferma nei tempi e non ha colore politico, bensì è entrato a far parte di quello che viene definito "sistema" senza il quale non si accede alla normalità.

 

Già, alla normalità!

 

Non è nella mia indole l'ostentare moralismi autocelebranti, ma devo tuttavia confermare, mio malgrado, cio che Lei ha acutamente evidenziato fra le righe. Un messaggio forte e preoccuppante che rispecchia una realtà che non vuole cambiare non per propria decisione, ma per quella di chi la gestisce.

 

Diceva un ex magistrato che tangentopoli non è mai stata debellata completamente, anzi si è consolidata con un costo più alto come racconta la cronaca giudiziaria di tutti i giorni.

 

E genera il processo induttivo della "cultura del sospetto", come Lei dice giustamente, per cui  una qualsiasi determinazione viene vissuta nel timore di una possibile verifica, cui spesso seguono gli avvisi di garanzia, paralizzando di fatto qualsiasi volontà imprenditoriale.

 

Soprattutto quella che con onestà, parola più volte sventolata impropriamente come vessillo di appartenenza, cerca di dare sviluppo alla propria azienda e dignità operativa ai dipendenti.

 

Riflessioni filosofiche, mi viene da dire con sincera autocritica, che rispecchiano tuttavia la lentezza dei procedimenti operativi e giudiziari che ne derivano ormai in maniera devastante per l'economia nazionale e internazionale. 

 

Oggi i Muzio Cordo,  più noto con l'appellativo "Scevola", non esistono più, naturalmente nella trasposizione storica che vuole l'autopunizione per aver sbagliato. 

 

Oggi ci pensano gli altri, forse gli stessi che hanno favorito l'ascesa ai poteri decisionali di chi viene sacrificato sull'altare della momentanea convenienza.

 

                  

                

                       Civico20 News     

           Il Direttore responsabile                                    

                   Massimo Calleri       

 

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Articolo pubblicato il 11/05/2019