Parlo anch’io, no tu no!

Dal no alla casa editrice AltaForte al no a Lagioia e a Fazio: le intolleranze che non fanno bene all’Italia

Negli ultimi giorni, abbiamo assistito a un imbarazzante, e soprattutto poco democratico, atteggiamento intollerante verso l’espressione delle opinoni.

Parafrasando una celebre canzone del grande e ironico Enzo Jannacci, potremmo prendere a prestito quel “Vengo anch’io, no tu no” per convertirlo in un più attuale “Parlo anch’io, no tu no”, visto quello che sta accadendo al libero pensiero, fondamento di ogni società liberale e non fascistocratica.

Tutto è iniziato con la presa di posizione del sindaco di Torino, Chiara Appendino, e del presidente della Regione, Sergio Chiamparino, unanimi nel condannare la presenza della casa editrice AltaForte, rea di essere troppo vicina a Casa Pound e di avere connotazioni di estrema destra.

Sull’esclusione della casa editrice, si potrebbe anche essere d’accordo, purché ciò non rappresentasse un doppio paradosso: quello per cui la stessa casa editrice fosse presente già lo scorso anno (quando non era ancora famosa per aver pubblicato un libro su Matteo Salvini) e quello per cui proprio in bella vista all’ingresso nel primo padiglione di questo Salone del Libro non vi fosse lo stand degli Emirati Arabi, paese in cui, come sostenuto veemente da Vittorio Sgarbi, si praticano la discriminazione delle donne, la pena di morte e la tortura.

Negli stessi giorni, Matteo Salvini si è rifiutato di partecipare alla trasmissione di Fabio Fazio, quello stesso Fazio bacchettato dal Presidente RAI per uno stipendio troppo alto e quel Fazio che in queste ore si vedrà probabilmente cancellare le ultime tre puntate del suo programma, senza una plausibile motivazione.

L’ultimo caso non poteva non essere che quello del Direttore del Salone del Libro., Lagioia, per il quale l’ala leghista del Governo ha chiesto le dimissioni dopo i gravosi fatti di AltaForte.

Un Paese progredito è un Paese nel quale innanzi tutto si ha diritto di esprimere le proprie opinioni, qualsiasi esse siano, e quello che sta accadendo negli ultimi giorni certo non ci aiuta a risalire la china, visto che nella classifica internazionale sulla libertà di stampa siamo oltre il quarantesimo posto.

Viene proprio da citare un altro grande contemporaneo di Jannacci che era Gaber il quale ci ricorda, in una sua nota canzone, che “libertà è partecipazione”.

 

 

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Articolo pubblicato il 15/05/2019