Addio a Niki Lauda leggenda della Formula 1

Immaginandolo nell'Olimpo dei campioni per correre ancora sulla pista tra le nuvole

20 maggio 2019, è calata la bandiera a scacchi sulla corsa della vita di un uomo nato predestinato a rimanere immortale figura leggendaria tra quelle figure metà uomini e metà miti che sono i piloti. Piloti di Formula 1, eroi con una curva all’orizzonte che si avvicina a 300 all’ora, un unico obiettivo: percorrerla nel minor tempo possibile, per poi accelerare senza perdere un secondo. I piloti, uomini macchina, cavalieri con 1000 cavalli che spingono alle spalle e quattro ruote su cui appoggiare ad ogni giro di pista, ad ogni metro, un sorpasso, una frenata, la vita.

Andreas Nikolaus Lauda, per i tifosi e i cronisti, Niki, era uno di loro, un super eroe, un monumento tra quel carrozzone di uomini coraggiosi e più veloci del vento. Niki Lauda, tre volte campione del mondo, nel 1975 e nel 1977 con la Ferrari, attore del drammatico incidente nel 76, in fiamme ai margini della pista, protagonista di un urto e una carambola sul pericoloso circuito del Nurburgring.

Immagini consegnate alla storia, così come l’intrepido salvataggio da parte di Arturo Merzario, eroico pilota che, intuito il dramma, inchiodava la sua vettura, si gettava tra le fiamme e salvava Lauda da una fine atroce. Una sequenza di rara intensità, impressa a fuoco nella memoria di chi a quel tempo c’era, che vide e che ricorda.

Pur sfigurato sul viso e nel corpo dalle ustioni, Niki Lauda ritornava al volante della sua Ferrari 312 T2 dopo soltanto 42 giorni dal terribile incidente. Ancora sanguinante in alcune parti si presentò sulla pista a Monza per difendere l’attacco al titolo da parte di James Hunt, giungendo quarto. Le leggende non sono frutto del caso, il duello con Hunt proseguì fino all’ultima gara, al gran premio del Giappone, dove con un tacito accordo tradito, Lauda si ritirò per l’eccessiva pioggia, mentre Hunt proseguiva, vincendo il titolo per un solo punto di vantaggio.

Una rivalità sportiva consegnata al grande pubblico anche da “Rush” un film del 2013 diretto da Ron Howard, unico nel suo genere e di grande successo.

Niki Lauda si riprendeva il titolo nel 77 con due gare di anticipo interrompendo la collaborazione con la Ferrari per passare all’Alfa Romeo, ritirandosi poi dal circuito della Formula 1 nel 1979 per dedicarsi alla sua compagnia aerea Lauda Air, dichiarando un calo di motivazioni.

Quasi un copione scritto con ripetuti colpi di scena per anticipare uno spettacolare rientro al volante della McLaren nel 1982, aggiudicandosi per solo mezzo punto un rocambolesco campionato nel 1984 con la nuova macchina contro il nuovo rivale: Alain Prost, il suo compagno di scuderia.

Al termine della successiva stagione il campione austriaco annunciava il secondo, definitivo ritiro, pur rimanendo nell’ambiente dei gran premi come consulente Ferrari e Jaguar, restando fino all’ultimo legato alla Mercedes AMG.

Scrivere ancora di Niki Lauda e del suo percorso sportivo sarebbe ripetere leggendarie imprese odor di olio di ricino, gomme fumanti e motori bollenti consumate sugli asfalti dei più famosi tracciati, così come la drammatica perdita. Cronache in ogni dove consegnate alla storia.

Altro è l’impatto emotivo che oggi genera nel cuore degli appassionati la scomparsa dal mondo degli eroi mortali quel Niki Lauda vittorioso di tante corse e umane sfide, il fenomeno eccezionale giunto al traguardo della sua ultima corsa a soli settant’anni, con il fisico sempre più fragile, lentamente corroso dai vapori tossici inalati tra le fiamme in quell’incidente nel gran premio di Germania.

È calata la bandiera a scacchi sul tempo di vita del grande, amatissimo campione, il suo motore si è spento senza far rumore in una clinica svizzera. Il mondo dei motori, e non soltanto quello, è in lutto, toccato da una profonda commozione.

Niki Lauda è partito per la sua ultima gara verso un ipotetico chissà dove, il suo traguardo mi piace immaginarlo nell’Olimpo degli eroi che lo hanno preceduto: l’avversario James Hunt, Ayrton Senna, Gilles Villeneuve e tutti quegli assi del volante che hanno già abbandonato il nostro mondo lasciando indietro un eterno mito.

Mi piace immaginarli ad aspettarlo, per dedicargli il posto su una griglia di partenza di una fantastica pista tracciata tra le nuvole. Favoleggio una celestiale sfida tra quella adunanza di campioni: rombo di motori nell’alto dei cieli, spettacolo, sorpassi temerari. Non può essere diversamente per noi esseri normali, credere in un aldilà, in un regno celeste che non può essere così severo da privarsi di certe umane, stupende, amene debolezze.

Non può mancare un circuito nel moderno paradiso, non può mancare lo spettacolo per gli angeli, e non soltanto loro, stipati tra le nuvole, trepidanti per un nuovo pronti via! E uno spettacolo dal vivo che lascerà scoprire di volta in volta tra i tanti, quale tra tutti era davvero il migliore.

 

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Articolo pubblicato il 22/05/2019