Sanremo (IM) - Giuliana Tofani Rossi scrive al Professor Vittorio Sgarbi

Lettera aperta al "più eclettico, vulcanico, versatile di tutti i politici italiani"

Buon pomeriggio Direttore Calleri, ho scritto una lettera aperta all'On. Vittorio Sgarbi. Le sarò grata se vorrà pubblicarla su Civico20news.
Grazie

Giuliana Tofani Rossi

 

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On. Vittorio Sgarbi,

mi chiamo Giuliana Tofani Rossi, sono una pensionata che vive a Sanremo.

Lei, On. Sgarbi, è, a mio avviso, il più eclettico, vulcanico, versatile di tutti i politici italiani. Oltre ad essere stato più volte eletto in Parlamento, è un famoso critico d’arte e opinionista, conduttore e personaggio televisivo, nonché divulgatore e maestro della cultura e della bellezza del nostro Paese. Inoltre Lei si è contraddistinto in una miriade di altre attività tra cui ricordo:

  • Vincitore del premio Bancarella con il saggio “Davanti all’immagine”
  • Autore e interprete dello spettacolo Caravaggio
  • Regista teatrale dell’Opera “Rigoletto”
  • Ospite ambito di tantissime trasmissioni televisive
  • Sindaco di varie città: attualmente è il primo cittadino di SUTRI (Viterbo).

Da gennaio 2019, come da Lei dichiarato a Panorama, riceve dall’INPS la pensione da funzionario dei Beni Culturali, pur essendo stato in aspettativa non retribuita dal 1985. Vale dire che da quella data non sono stati versati contributi pensionistici e che, Le sono stati attribuiti “contributi figurativi” sottratti ai lavoratori italiani.

Nel giugno dello scorso anno ho scritto al Ministro Di Maio a proposito dei contributi figurativi accreditati dall’INPS a chi si trova in   aspettativa non retribuita per cariche pubbliche elettive o sindacali. Si tratta di una interpretazione truffaldina dell’art. 31 dello Statuto dei Lavoratori. Questo articolo consente, a chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive, o a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionali, di mantenere il proprio posto di lavoro. Durante l’aspettativa non retribuita, non vengono versati i contributi previdenziali, ma, i furbi politici e sindacalisti,   hanno pensato bene di “rubare” i contributi dei lavoratori iscritti all’INPS.

Se è giusto, come è giusto, che per tutto il periodo del mandato, sia assicurata al politico, oltre alla conservazione del posto di lavoro, anche la copertura previdenziale, i contributi non possono essere figurativi, vale a dire a carico degli altri lavoratori,  ma devono essere trasferiti all’INPS dal “datore di lavoro".  Percepire pensione e vitalizio o vitalizi, (alcuni politici ne hanno più di uno) è un reato dovuto ad un accordo tra tutti i partiti politici, i sindacati e i papaveri dell’INPS. 

L’ INPS è stato istituito con R.D.L. n, 1827 del 4 ottobre 1935. Allora, si chiamava “ISTITUTO NAZIONALE FASCISTA DELLA PREVIDENZA SOCIALE”. Durante il fascismo i lavoratori potevano godere della pensione anche con meno di dieci anni di contributi, ossia di “marchette” che. all’epoca, costavano circa un terzo di quelle attuali.

Il fascismo può aver fatto anche cose sbagliate, ma di certo, i fascisti non rubavano i contributi ai lavoratori. Addirittura Mussolini non ha voluto neppure uno stipendio e si manteneva con i proventi del proprio lavoro di giornalista.

Nella repubblica democratica invece, se, da una parte, c’è la doppia pensione per politici e sindacalisti, pagata senza il versamento di  contributi, dall'altra ci sono casi di iscritti all'INPS (in particolare donne) che, non avendo 20 anni di contribuzione, non hanno diritto né alla pensione, né al rimborso di quanto versato. Che beffa per le madri di famiglia che, con grandi sacrifici hanno pagato la contribuzione volontaria, ma, non sono riuscite a raggiungere i 20 anni previsti dalla legge!!!!

Nella  “repubblica democratica fondata sul lavoro”, in   base  al  comma 41 dell'arti 1 della legge 335/1995 le pensioni di reversibilità sono  soggette a tagli fino al 50 per cento, qualora il reddito del percettore superi,  anche di un solo euro,  i limiti  stabiliti dalla tabella F allegata alla legge suddetta. Il risultato è che i titolari di pensione di reversibilità sono costretti a restituire  all'INPS somme ingenti (10000/20000 euro). 

Nella “repubblica democratica fondata sul lavoro” il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è nelle mani di un  politico che non ha mai lavorato, e, per giunta, è figlio di uno che ha dichiarato di aver frodato l’INPS e l’INAIL, facendo lavorare dipendenti in nero.

Non mi risulta che ci sia una legge che autorizzi il furto dei contributi dei lavoratori (e se ci fosse sarebbe incostituzionale),   per cui On. Sgarbi, se non denuncia pubblicamente questo furto anche Lei va a far parte di coloro che succhiano il sangue dei lavoratori italiani.

 

Giuliana Tofani Rossi

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Articolo pubblicato il 01/06/2019