Santa Ludmilla

La Naxos pubblica una nuova versione del poco noto capolavoro sacro di Antonín Dvorák.

Sotto il profilo quantitativo, Antonín Dvorák può contare su una discografia sterminata, che può essere paragonata a quella degli autori più famosi della storia della musica.

 

A un’occhiata più attenta, si nota però che centinaia di registrazioni sono concentrate su un pugno di opere, un paio di sinfonie (quella in sol maggiore op. 88 e l’immancabile Dal Nuovo Mondo), un quartetto per archi (l’Americano), il concerto per violoncello per orchestra e le due raccolte di danze slave (eseguite spesso con un approccio fin troppo folkloristico).

 

Per tutto il resto non si può dire che ci siano solo briciole, ma sicuramente troppo poco per rendere piena giustizia a quello che viene giustamente considerato tra i massimi protagonisti del panorama musicale del XIX secolo.

 

Tra le opere più penalizzate spiccano i grandi lavori sacri, monumentali affreschi sonori che continuano a godere di una fama largamente inferiore ai loro meriti. Per questo motivo, non si può che accogliere con grande interesse questa versione della Santa Ludmilla pubblicata dalla Naxos, che segue di quindici anni la splendida edizione realizzata da Ji?í B?lholávek per l’etichetta ceca Arco Diva.

 

Grazie ai suoi trionfali soggiorni negli States, Dvorák divenne uno dei compositori più ambiti del mondo, una fama che contribuì a procurargli parecchie commissioni molto lusinghiere sia sotto il profilo personale sia sotto l’aspetto economico. Nel 1884 alla porta del compositore boemo bussarono i vertici del prestigioso Festival di Leeds, che gli chiesero di scrivere un oratorio di ampio respiro, preferibilmente sul Dream of Gerontius del cardinale e futuro santo John Henry Newman, che sarebbe stato intonato nel 1900 da Edward Elgar. Questo soggettò lasciò però Dvorák piuttosto freddo, al punto da spingerlo a virare sulla storia di Ludmilla, la santa che in epoca medievale contribuì a convertire al cattolicesimo la Boemia.

 

Ricevuto l’assenso degli organizzatori inglesi, il compositore chiese al poeta Emil Frida di scrivergli il libretto in tre parti, che narrano rispettivamente la conversione della principessa da parte dell’eremita Ivan, la scelta di abbracciare la stessa fede del suo futuro marito Borivoj e il battesimo dei novelli sposi nel Castello di Velehrad. Nel 1886 l’opera venne eseguita in pompa magna a Leeds, con l’autore alla testa una formazione comprendente, quattro solisti, 120 strumentisti e un cori di oltre 250 elementi, cifre che consentono di farsi un’idea molto realistica della sua grandiosità.

 

L’opera fu accolta con grande favore, anche se non mancarono osservazioni sulla sua lunghezza, osservazioni che spinsero Dvorák a realizzarne una versione più breve e agile (per modo di dire), soprattutto per mezzo di drastici tagli dei recitativi che alla lunga finiscono per penalizzare l’aspetto drammaturgico, la stessa versione che è stata utilizzata da allora in barba a qualsiasi considerazione di natura filologica e che viene presentata in questo cofanetto doppio della Naxos.

 

Rispetto all’edizione di riferimento, Leoš Svárovský appare ordinata e lineare, ma non possiede le intuizioni e le effusioni poetiche che si possono notare nella versione di B?lholávek, che riesce a commuovere con un’immediatezza dai tratti quasi teatrali, soprattutto nel secondo quadro, e a coinvolgere potentemente nella terza parte anche gli ascoltatori dei giorni nostri, come avvenne dopo la première inglese con il pubblico boemo, che vide in questo lavoro uno dei simboli della lotta per l’autodeterminazione del loro paese, in maniera molto simile a quanto era avvenuto pochi anni prima con il ciclo di poemi sinfonici La mia patria di Bedrich Smetana.

 

Una lettura corretta ma priva di particolare slancio, che viene enfatizzata in maniera evidente solo dal soprano Adriana Kohútková, che delinea un’immagine di Ludmilla fresca e molto toccante, qualità che invece vengono raggiunte solo di rado dagli altri solisti, compreso il basso Peter Mikuláš, che nell’edizione diretta da B?lholávek aveva fornito una prova assai più convincente.

Nel complesso, ci troviamo di fronte a un’edizione corretta ma troppo di maniera, dove gli elementi che accesero la fantasia dei patrioti boemi insofferenti al dominio asburgico emergono solo a tratti e quasi mai nella loro vigorosa eloquenza, lasciando più ombre che luci.

Peccato, perché Santa Ludmilla è un vero capolavoro, degna figlia dell’autore della Sinfonia “Dal Nuovo Mondo”.

 

ANTONÍN DVORÁK

SANTA LUDMILLA

Adriana Kohútková, Karla Bytnarová, Tomáš ?erný, Ondrej Šaling, Peter Mikuláš, Slovak Philharmonic Choir, Slovak Philharmonic Orchestra, Leoš Svárovský, direttore

CD. Naxos NAX 8.574023-24. (2 CD). 48:30 – 52:53.

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Articolo pubblicato il 25/07/2019