Il museo dell’automobile di Torino: storia di metallurgica bellezza

Un museo ricco di storia: da non perdere. Il prototipo intagliato col dinosauro del Maestro torinese Ezio Gribaudo

Torino è una città magica, prodiga di strabilianti appuntamenti con ogni tipologia museale, espositiva, evocativa e culturale, non ultima quella storico-industriale, custode di un glorioso, metalmeccanico passato italiano, oggi purtroppo “trapassato”, seppur non ancora remoto, e uno sguardo sul futuro prossimo venturo.

Dopo aver imparato l’arte di sorseggiare un caffè durante una visita al museo Lavazza, anch’esso consigliato, un pomeriggio di luglio è stato il turno di una visita al MAUTO, il rinnovato museo dell’automobile di Corso Unità d’Italia, alla ricerca di nuove, artistiche emozioni forgiate nel metallo.

Il nuovo volto del museo dell’automobile coinvolge nell’approccio, in virtù delle moderne, sinuose forme della sua struttura architettonica, quindi stupisce per il curato allestimento interattivo e poi, naturalmente seduce per l’immensa storia dell’auto ospitata nelle sue sale.

L’automobile, un tempo emblema di Torino fin dagli albori del motore a scoppio, Torino capoluogo pionieristico, primordiale covo di officine alle prese con la nuova era di pistoni, bulloni, carrozzerie e motori. Creatività piemontese primi anni 900, più volte ricordata con endemica malinconia da splendidi motori e macchine in silenziosa sosta tra i percorsi del museo.

Oggetti custodi della memoria italica, che mescolati alle più belle macchine del mondo, accompagnano il visitatore sin dagli albori del motore a scoppio e delle carrozze a cavalli vapore. Un percorso dell’evoluzione meccanica, fino alle ultime, avveniristiche macchine elettriche disegnate da prestigiosi artisti di matita d’ogni scuola del mondo.

Esercizi di elettrizzante futuro che verrà?

Il museo ospita centinaia di sculture con ruote e motori, avvolte da quella carrozzeria che nell’arco di 120 anni, è cambiata così radicalmente fino a penetrare il vento. Bellezza alla quale, in questa edizione del museo, un altro artista è stato chiamato a raccolta, per impollinare con metaforica metafisica l’idea stessa dell’auto; mezzo di trasporto individuale, nuovo cavallo, fantastica carrozza, “il più bel giocattolo del novecento”; così come Gribaudo ama definire l’auto.

La sapiente mano del Maestro Torinese Ezio Gribaudo, artista a tutto tondo, faro culturale a cavallo di due secoli del panorama creativo non solo italiano, si esprime dai monitore in un rincorrersi evocativo, da Picasso a Salvador Dalì, narra la sua esperienza automobilistica sottobraccio con Giorgetto Giugiaro, amico da sempre. Nell’ampio spazio ricavato al primo piano, i due maestri di matita si raccontano, dialogando tra dipinti, dinosauri intagliati su aggressive carrozzerie e concetti globali profondamente socio-filosofici.

Profonda metafora. Lo scheletro del dinosauro di Ezio Gribaudo inciso su prototipo di Giorgetto Giugiaro

Storia dell’arte & storia dell’auto si rivela un binomio aggiunto e sorprendente che incuriosisce il visitatore, già sedotto da metalli, pneumatici, centinaia di antiche macchine e incredibili motori denudati nelle loro più intime fusioni, per lasciarsi ammirare fuori e dentro dall’occhio esperto quanto dalla profana curiosità.

Un pomeriggio al MAUTO dovrebbe essere un pellegrinaggio per ogni intestatario di patente, da parte d’ogni torinese in primis, e poi, d’ogni altro essere umano appassionato di motori.

È un Tempio edificato a Sua Divinità l’Auto, oggetto di culto. Dovrebbe essere un luogo di riferimento per Torino, invece se ne parla poco in città, capoluogo distratto da altre cose, come capita troppo sovente.

All’estero invece, è senz’altro una meta ambita, casa delle meraviglie tutta da scoprire, nota e pubblicizzata, luogo di approdo per chi ama la storia dei motori, una collezione variegata, vasta e concentrata al museo dell’auto di Torino.

Prelibati, remoti esemplari di motori. Dalla fine dell'ottocento alle Ferrari

Infatti, sono "abbastanza numerosi" in questo mese d'estate, gli stranieri che si aggirano ipnotizzati da vecchi ottoni, grossi radiatori cromati, scintillanti carrozzerie, antichi interni in profumata pelle. Qualche sala più in là, gli occhi rapiti indugiano lungo la sfilata di macchine da gran premio e i loro rotondi volanti che furono impugnati da Nuvolari, Ascari, Fangio, Villeneuve, Schumacher… Magica sala interattiva: odori, rumori, immagini in velocità più rapide del tempo.

In un’altra area ci si immerge tra il meglio della motorizzazione di massa, dalla Ford modello T alla Topolino, alla prima 500, che a vederla oggi da vicino, sembra incredibile che ci abbia portato in così tanti a spasso, così umile, minuscola, inarrestabile nella sua romantica semplicità marchiata Fiat. Numeri, dati, informazioni e poi, una sala dedicata a giocosi utilizzi di cofani e interni.

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Spettacolare la parata delle F1, dai primi 900 a oggi

Ci si muove in 120 anni di storia automobilistica incastonata dentro un moderno monumento della città di Torino. L’invito è di andarci portando amici e soprattutto i bambini. Le ore trascorrono assorbite tra macchine sportive, vecchi fanali di ottone, prototipi ed esperimenti accomunati dall’evoluzione automobilistica di cavalli a vapore, forme, funzioni, inventiva, bellezza, potenza, velocità. In questa estate così prepotente, è un luogo ameno da frequentare.

Il museo dell’auto, intitolato a Giovanni Agnelli, è un punto di riferimento per la storia di Torino, ex capitale dell’auto, polo sempre meno industriale e in cerca di un nuovo volto. Dal punto di vista di chi scrive però, il museo è talmente ricco che richiederebbe decisamente più spazio. Molte anziane signore col motore a scoppio sono concentrate in “parcheggi” troppo ristretti, mentre l’occhio più curioso vorrebbe poter girare loro intorno, sbirciare gli interni, i cruscotti, sotto i cofani, indagare tra ruote a raggi e vetuste balestre, magari per valutarne i freni.

Un’altra distorsione che si percepisce con l'andare della visita, è un errore storico che sta accomunando troppi musei, privilegiando l’atmosfera e non sempre i soggetti.

Niente al mondo come le elaborate forme di nuove e vecchie vetture, si esalta quando è baciato dalla luminosità. Invece, l’interessante percorso si snoda in una cinematografica penombra perforata da faretti e punti luce. Non è il meglio di quanto si sarebbe potuto fare. Dopo un po’ la curiosità reclama più lucentezza sulle sinuose forme; contemplazione troppo spesso mortificata da pur suggestivi, evocativi controluce.

Omaggio all'Isotta Fraschini, protagonista della settima arte

È un parere figlio di personali processi di attenzione. È per questo che sovente prediligo i musei a cielo aperto, ma ultimamente la procedura espositiva accomuna mostre d’arte, mummie e bolidi da corsa, presentati in una semioscurità appesantita da religioso silenzio. Per i motori a scoppio è un controsenso, ma nel frattempo, anche se un po' troppo "crepuscolare" il museo dell’auto di Torino merita tutta la spesa del biglietto, meglio se ridotto.

Se fosse in qualche altra "location" sistemata all’estero, una così ricca galleria di vecchi e futuristici motori come il  MAUTO, sarebbe ben più pubblicizzata & rinomata. Forse Torino non è ancora avvezza a rifarsi il trucco e poi vendersi bene, ma è lecito sperare che al più presto imparerà.

Anche se mostrano le loro rughe, forse non gradiscono troppa penombra le vecchie signored'una certa età

Fotografie da servizio personale dell'autore

 

 

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Articolo pubblicato il 09/08/2019