La pietra dei saggi, trattato sull'alchimia interiore – la pietra rossa (ultima parte)
Abraham Lambsprinck – La pietra rossa, dal trattato La Pietra Dei Saggi, 1625.

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Gli alchimisti iniziarono a illustrare i loro trattati alla fine del Medioevo, e in modo più sistematico nel Rinascimento. Nel XVI e XVII secolo, troviamo sugli scaffali delle librerie alchemiche autentiche perle, tra le quali il Trattato del filosofo tedesco Abraham Lambsprinck, un’opera del diciassettesimo secolo sull’Alchimia interiore.

Un giovane re, il “Filius Philosophorum” è affiancato dal vecchio Re della Foresta e da un “Mercurius Senex” alato. L’anziano Mercurio vuole portare il giovane Ermes sulla “montagna più alta” per l’iniziazione finale.

Il Figlio (spirito, zolfo) decide di lasciare suo padre (corpo, sale) e andare con la guida (anima, mercurio). La guida lo porta su un alto monte e gli mostra le più grandi meraviglie.

Ora è l’Eternità. L’intensità dell’Ora è ormai così grande che si estende sino a giungere nell’Eternità. Ogni ispirazione proviene da questo momento ultimo d’illuminazione. Con questa ispirazione si possono riempire migliaia di biblioteche. Ma il vero valore di tutto questo è solo per chi vive effettivamente il momento ultimo.

Il Padre chiama di nuovo il figlio a sé. L’intensità del momento ultimo non può durare troppo a lungo, altrimenti il corpo fisico morirebbe. Il corpo chiama a sé i suoi “spiriti vitali”. Il padre inghiotte il figlio interamente. Troviamo qui un tema ricorrente: l’essere dell’origine che ha fatto un atto proibito, ed è ritornato nei “gironi della vecchia bestia”! Divorato e rinato con un aspetto che forma una sintesi fruttuosa e accettabile. Si potrebbe anche interpretare il vecchio re come l’antica tradizione che ha vissuto ed è diventata sterile.

Poi il “figliol prodigo” ritorna di nuovo “nei gironi” di suo padre. Ritorna nella vecchia tradizione, ma egli l’ha ora rinnovata dall’interiore. Per continuare una tradizione si deve, in modo assai paradossale, iniettarla e vivificarla senza tregua da una prospettiva del tutto nuova. Questo perché tutto il materiale di base necessario per il lavoro è contenuto nella tradizione.

Se si considera il viaggio del figlio con la guida verso la cima della montagna, e la visione dell’ultima “coniunctio oppositorum” come un’iniziazione nei segreti più elevati, e allo stesso tempo più profondi, che la natura reca in sé, allora la traspirazione del Padre è la precipitazione e l’azione di un evento spirituale su di un corpo.

La tintura è il potere “di aumentare a volontà e all’infinito” il risultato del lavoro. È la possibilità di ritornare in qualsiasi momento allo stato interiore dell’ispirazione ultima della “coniunctio oppositorum” sulla cima della montagna, e di realizzare lì il lavoro di costruzione necessario. Infine, il Padre, il Figlio e la Guida, dunque il corpo, l’anima e lo spirito, si siedono sul trono insieme come partecipanti di pari valore e governano il loro “regno”; insieme formano il simbolo di Mercurio: la “Pietra Rossa” è preparata.

Qual è oggi il risultato del “Grande Lavoro”?

Troviamo la Prima Materia nei nostri piani istintivi, là dove la vita “si fonde” organicamente con il mondo circostante. È una corrente intensa di vitalità che, dalle trasformazioni particolari che l’alchimista esegue, diventa “il mercurio”, la coscienza chiara che come una “radiazione” piena d’ispirazione gli dà una visione della materia di cui lui stesso e il mondo sono formati. Questo principio di apertura di un centro di “consapevolezza” e di “coscienza chiara” è ripetuto molte volte.

Il Mercurio è sublimato nella regione mentale e precipita, purificato, aprendo la vita affettiva e gli istinti. La natura più bassa dell’adepto è purificata e, allo stesso tempo, egli ne ha ricevuto la comprensione e il controllo.

L’alchimista ha bisogno di questo controllo sulla sua volontà, sui suoi sentimenti e sulla sua comprensione per poter fare il passo successivo: lo sviluppo di una sensibilità e di un potere di orientamento nel dominio intuitivo più puro, il dominio dell’aria. Qui anche il Mercurio si estende sino a divenire un mare di coscienza.

Quando il filosofo ermetico padroneggia questo potere, il titolo di “Re della Foresta” è concesso a lui da Ermes. Egli ha allora ottenuto un perfetto controllo su se stesso e sugli elementi acqua, terra e aria. È la fine della prima parte: la “Piccola Opera” è stata completata, la “Pietra Bianca” è preparata.

La “Grande Opera” si produce nel dominio del fuoco. Il fuoco distrugge la materia e per ricevere il dominio del fuoco, il corpo – la parte materiale – dev’essere reso passivo, oppure “come morto”. Nella forza dell’elemento fuoco nasce un nuovo “uomo interiore”, un “figlio dei filosofi”, e un altro essere di fuoco, una guida spirituale diventa visibile.

Questo ha condotto il “Figlio dei filosofi” a un’iniziazione nell’ultima “coniunctio oppositorum”, la visione più alta. Il figlio comunica così le sue esperienze a ciò che è “in basso”, il corpo, che così si purifica e trasforma perfettamente. Infine, il Padre, il Figlio e la Guida, dunque il corpo, l’anima e lo spirito, si siedono sul trono assieme come partecipanti di pari valore e governano il loro “regno”. Insieme formano il simbolo di Mercurio: la “Pietra Rossa” è preparata.

 

Articolo tratto dalle pubblicazioni di: Edizioni Lectorium Rosicrucianum

Scuola Internazionale della Rosacroce d'Oro

https://www.lectoriumrosicrucianum.it/

 

 

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Articolo pubblicato il 11/09/2019