Casapound e Forza Nuova rimossi definitivamente da Facebook e Instagram: «Diffondono odio».

Le pagine nazionali e locali e i profili degli esponenti di Casapound e Forza Nuova sono stati rimossi definitivamente da Facebook e Instagram

Lo scrivono i responsabili e i militanti dell’organizzazione di estrema destra su Twitter e lo conferma il social network: «Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Per questo motivo abbiamo una policy sulle persone e sulle organizzazioni pericolose, che vieta a coloro che sono impegnati nell’”odio organizzato” di utilizzare i nostri servizi.

 

Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia. Gli account che abbiamo rimosso oggi violano questa policy e non potranno più essere presenti su Facebook o Instagram» scrive un portavoce di Facebook in una nota inviata al Corriere.

 

«Casapound azzerata sui social. Bloccati i profili su Facebook e Instagram. Che succede? È un fatto molto pesante, non può essere un caso, all’origine del quale devono esserci ragioni gravi. Vogliamo capire», ha commentato su Twitter il deputato Pd Emanuele Fiano.

 

Oggi, lunedì 9 settembre, Casapound era in piazza a Montecitorio alla manifestazione promossa da Fratelli d’Italia contro il governo Pd-M5s. «Si tratta di un attacco senza precedenti. Siamo schifati» ha commentato il presidente Gianluca Iannone. «Stanno chiudendo tutti i profili, provinciali, regionali, nazionali e quelli ufficiali, sia del movimento che del blocco studentesco.

 

Stanno arrivando le notifiche a tutti, anche ai responsabili del Primato Nazionale (il quotidiano del movimento, ndr)», ha aggiunto. Uno dei leader, Simone Di Stefano, ha incalzato su Twitter: «Facebook ha chiuso la mia pagina, 140.000 iscritti. E quella di CasaPound, 250.000. Ha chiuso le pagine dei nostri consiglieri comunali democraticamente eletti. Un abuso, commesso da una multinazionale privata in spregio alla legge italiana».

 

Risale allo scorso aprile la rimozione definitiva dei profili di Iannone e altri esponenti da Facebook. In quel caso, il colosso aveva parlato di una reiterata violazione delle sue policy, che vietano — per esempio — di sostenere un’organizzazione o un gruppo violento e o criminale, esprimere minacce verosimili a terzi, diffondere discorsi inneggianti all’odio o di discriminazione verso le persone per la loro razza, etnia, nazionalità di origine, religione, sesso, orientamento sessuale o manifestare l’intenzione o il supporto ad atti di violenza fisica.

 

Per l’apologia di fascismo serve invece un intervento delle autorità: è vietata per la legge italiana, ma non per Facebook, che interviene su contenuti di questo tipo solo se allertato dalle forze dell’ordine.

 

Corriere della Sera

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Articolo pubblicato il 09/09/2019