L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa / BCE. “Chi può, spenda” è il testamento di Mario Draghi

L’incentivo all’indebitamento con la penalizzazione per chi presta denaro

La misura era nell’aria dopo le avvisaglie d’oltre oceano. Così Mario Draghi  in occasione del penultimo consiglio direttivo della Banca centrale europea che ha presieduto prima di lasciare il 31 ottobre, ha annunciato un pacchetto di nuove misure di stimolo economico che hanno fatto crollare i tassi dei bond, Italia inclusa.

Obiettivo un nuovo taglio dei tassi dal -0,4% a -0,5% o persino -0,6%; una modifica, escludendo un rialzo dei tassi fino a quando l'inflazione non sarà solidamente al 2% . Per ora questo impegno si limita alla metà 2020, con nuove misure per il sistema bancario; e infine un nuovo round di acquisti di bond che riaprirebbe il quantitative easing, l'alleggerimento quantitativo, per rilanciare le economie più in affanno con aiuti che potrebbero arrivare a 20 miliardi al mese.

Sul tavolo ci sono anche misure per mitigare l'impatto sui margini delle banche dai tassi negativi, con un possibile extra che escluderebbe da una simile penalizzazione una porzione dei depositi bancari, e un nuovo round di maxi-prestiti alle banche (ma al momento è ancora fumo). Altro tema quello della crescita lontana dalle stime anche a causa del rallentamento dell'economia tedesca, vittima della guerra tariffaria con gli Stati Uniti. Una crisi che ha trascinato con sé l'intera economia europea.

Una responsabilità pesantissima  che incombe  all’ inizio del mandato di Christine Lagarde, che promette continuità con la linea di Draghi, ma che dovrà anche costruire un altrettanto valido consenso fra i banchieri delle banche centrali del Nord Europa che non hanno sempre visto di buon occhio l'interventismo di Draghi.

Se però il taglio dei tassi sembra cosa fatta di fronte ad aspettative inflazionistiche che restano, attorno all'1,2%, alla minaccia dei dazi e alle incertezze di Brexit, la formulazione delle linee guida della BCE che verrà, resta da definire.

Sul versante dell’economia europea, le notizie sono pessime. Nei giorni scorsi, infatti, il prestigioso istituto tedesco IFO ha previsto che la Germania entrerà in recessione tecnica a partire da questo mese, con effetti recessivi anche sull’economia italiana, che in Germania esporta molto. Anche nel resto dell’Eurozona non va meglio.  “Il cavallo non beve”! 

L’Eurostat ha infatti rilevato come su base tendenziale la produzione industriale sia scesa al -2,0%. Questioni delle quali il nuovo Esecutivo non potrà non tener conto nelle sue previsioni.

La situazione politica instabile in alcuni paesi come Spagna e Italia, il rallentamento economico in Cina, le incertezze sull’economia globale causate dalle tensioni della guerra commerciale tra Usa e Cina e la possibilità di una hard Brexit hanno causato una pesante azione di politica monetaria.

In questo quadro fosco, con pericoli immediati per l'economia europea e quindi per l'intero sistema bancario della zona euro - il QE serve esattamente per provare a scongiurarli.

I Governi potranno trarre vantaggi, mentre i risparmiatori dovranno orientarsi su scelte rischiose, sempre che il sistema bancario sia in grado di attenuare i rischi di tali investimenti. Forse si dimenticano gli effetti sociali di un risparmio per lungo tempo già mortificato dalla tassazione ed ancor meno remunerativo con ripercussioni sulla nostra Società. Sono ormai dieci anni che permangono queste scelte. La BCE avrà messo in conto le probabili conseguenze sulla tenuta sociale e, in primis sul permanere del contenimento dei consumi?

Per quanto concerne l’Italia, si inseriscono le pretese del governo Conte di aumentare il deficit e fare forti investimenti pubblici. Queste richieste che Conte deve sottoporre al benestare della Commissione europea e nello specifico al placet del commissario esecutivo all'Economia, Dombrovskis, un falco del rigore, vanno nella direzione completamente opposta a quella indicata dalla Germania e allo stesso tempo dalla Bce, che per bocca di Draghi continua a ripetere vi sia l'urgenza di "riforme" per ridurre il debito pubblico dei Paesi dell'eurozona più indebitati, primo dei quali l'Italia.

Entro il 15 ottobre, Conte dovrà presentare la manovra economica dell'Italia per il 2020. Manca esattamente un mese per vedere quale sarà la reazione di Bruxelles. Così potranno sfatarsi le leggende sule vie spianate per l’Italia in virtù della “taumaturgica” presenza di Conte, tesi caldeggiata da giornali e commentatori compiacenti. Ma l’Economia non fa sconti, anche se stavolta saremo in buona compagna con la Germania al momento riottosa di seguire le indicazioni della BCE.

Le misure volte alla facilitazione al credito e di conseguenza alla spesa, dovrebbero coinvolgere anche gli imprenditori ed i privati. Purtroppo l’incertezza normativa ed il timore di un politica fiscale repressiva, frena ogni iniziativa di respiro, perché il Governo, sin dalle prime enunciazioni, non presenta posizioni di apertura al mercato ed all’intraprendere. Se inoltre, la fantasia dei grillini sarà ancora fertile con l’espansione degli interventi assistenziali e clientelari a scapito di coraggiose riforme e investimenti produttivi, continuerà ad essere il pantalone italiano a dover pagare il conto.

Quel pantalone sempre prodigo ad abbracciare scelte elettorali di pancia e di conseguenza demagogiche, ma in sostanza controproducenti perché gli si ritorcono inevitabilmente contro.

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Articolo pubblicato il 15/09/2019