Anni di piombo/ Quando Almirante e Berlinguer si davano la mano

La presentazione di un libro di Antonio Padellaro

L’edizione del 2019 di Atreju ha attirato attenzione mediatica (e polemiche) soprattutto per le presenze di Giuseppe Conte e di Viktor Orban (primo capo di stato straniero ospite della kermesse romana). Un episodio meno clamoroso, ma comunque interessante, è stata la presentazione d’un libricino di Antonio Padellaro, fondatore del Fatto Quotidiano: “Il gesto di Almirante e Berlinguer”. Hanno parlato gli ospiti: Walter Veltroni, Bianca Berlinguer, Massimo Magliaro e l’Autore, Padellaro.

Tranne, ovviamente, Padellaro, hanno tutti punzecchiato Magliaro, con dei continui: se quanto raccontato nel libro è realmente accaduto… oggetto del libro è infatti la rivelazione, fatta anni fa da Magliaro, di sei colloqui avvenuti, in pieni anni di piombo, fra Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer; al corrente di questi incontri, soltanto appunto Magliaro e il comunista cattolico Antonio Tatò, che come due scudieri avrebbero accompagnato il segretario missino e quello comunista al luogo convenuto, per poi starsene fuori della sala ad aspettare i rispettivi cavalieri.

Il cavaliere del PCI è morto nel 1984, e il suo scudiero nel 1992; il cavaliere del MSI nel 1988, perciò solo testimone del fatto – ma non dei dettagli – resta perciò soltanto il fiero braccio destro di Almirante, Massimo Magliaro.

Il fine di tali incontri sarebbe stato concordare una linea per arginare la violenza politica, dilagante in entrambi i rispettivi schieramenti. Ne è rimasta l’occasione per un racconto di grande politica: tragica, sofferta, crudele, ma anche incontro-scontro fra grandi uomini.

C’è bellezza, nel racconto di Almirante che, tutto solo, si incammina dal Palazzo del Drago di Via delle Quattro Fontane verso Botteghe Oscure, per rendere omaggio al feretro di Berlinguer; è avvincente, la tensione fra i vertici del PCI che scoprono di doverlo accogliere; ed è un’immagine notevole, dato tutto ciò che comporta, quella di Pajetta che si incarica di andargli incontro.

Come sarà bello, quattro anni più avanti, l’episodio della Jotti e Pajetta che si presentano in Via della Scrofa a salutare la guida missina e Romualdi: la Jotti che abbraccia donna Assunta, Spadolini commosso, Leone che dice alla vedova “Lei ha sposato un grande italiano”. Oppure, in un contesto più allegro, Romualdi e Almirante reduci della RSI e il partigiano incarcerato dai fascisti Pajetta che all’europarlamento di Strasburgo fanno colazione assieme.

Lo scrivente, che è ingenuo, non ha vissuto quegli anni e non ha un minimo dell’esperienza di Magliaro e Padellaro, crede che l’episodio sia avvenuto. Sui difetti dell’uno e dell’altro dei due grandi capi politici al centro di questa vicenda, è stato scritto e ancora si scrive tantissimo.

Molto di quel che si contesta loro è inoppugnabile. Ma erano due grandi protagonisti di una politica ancora seria, due ottimi strateghi, e due uomini estremamente intelligenti. Non è dato sapere cosa avrebbero pensato di ottenere da questi colloqui; ma che il problema della violenza politica li tormentasse (salvo diversi flirt almirantiani con frange extraparlamentari) è appurato.

Il tratto comune a tutti gli interventi è stato il raffronto fra la politica di quei giorni e quella odierna, senza scadere nella retorica dei bei tempi andati o nell’ottimismo ottuso dei progressisti a tutti i costi: oggi, hanno detto tutti i relatori, si può essere soltanto contenti di non vivere più immersi nella violenza degli anni di piombo (particolarmente accorata la Berlinguer nel raccontare i timori per l’incolumità del padre, per di più scampato miracolosamente a un attentato sovietico in Bulgaria); ma, tra chi faceva politica seriamente, c’era un rispetto per l’avversario che oggi (insieme alla serietà) manca.

Padellaro ha elogiato in tal senso la platea di Atreju, dicendo che il centrodestra è oggi identificato con due partiti: uno si rinchiude a Pontida, l’altro (pur non essendo proprio un partito aperto agli slanci ideali…) invita a parlare chi, come lui, proviene da altre esperienze politiche.

Sarebbe dovuto seguire un dibattito organizzato dalla Fondazione Giorgio Almirante: ma il luogo deputato alla riunione era un quadrato di sedie al buio, con gli altoparlanti d’un evento degli ECR (i conservatori riformisti europei) puntati addosso a volume altissimo. Una scena surreale, terminata con la cancellazione dell’evento almirantiano.

Tommaso De Brabant

 

Antonio Padellaro, “Il gesto di Almirante e Berlinguer”

Paper First, Roma 2019

8,00 euro, 90 ppgg.

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Articolo pubblicato il 28/09/2019