Dialoghi sul senso della vita – 5.7 di n.

Adesso cosa faccio?

Prosegue dal precedente articolo dal titolo: quali scelte possiamo fare

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Solo quando c’è coscienza continua c’è possibilità di scelta! In tutti gli altri casi è semplicemente successo quello che può accadere quando i due bracci della croce si intersecano; giusto ma temporaneo! Per un attimo c’è stata la chiarezza per comprendere e fare una scelta cosciente; non per niente si parla di stato di illuminazione! È un tutt’uno di intuizione e illuminazione in grado di produrre un’azione coerente ma strana, diversa da quanto ci si poteva normalmente aspettare, fuori dai canoni ma assolutamente ineccepibile, vera!

 

Solo in tale nuova condizione è possibile compiere una scelta!

Altrimenti …

 

IDP… siamo sempre sottoposti alle suggestioni del sistema attuale basato su certi condizionamenti, su altri valori! … quelli della nostra normale vita sociale che è costituita da cose che non vediamo neanche più …

 

IDP… io penso che il carattere influisca molto … su ognuno di noi e su quello che ci circonda … quando si è accennato alla paura in senso lato, cioè verso ogni cosa, per la morte o sofferenza … quale parte ha il carattere … cosa ci può aiutare a soffrire di meno … capacità di fregarsene o cosa?… Sono d’accordo su alcune cose … ma come si fa ad arrivarci senza pensarci in modo ossessivo … come se fosse una cosa normale … per evitare ciò che ha riferito nell’esempio del vicino … di fare una guerra insensata … come riuscire, quando si ha un certo tipo di carattere … a soffrire meno di fronte a tutte queste cose che ci circondano e che in qualche modo ci vogliono manovrare … 

 

IDP… arrivare al punto di dire: mi sono proprio rotta le scatole di stare a questo mondo! … certe volte uno lo pensa anche se non lo dice …

 

Questi due interventi trattano lo stesso argomento. Arrivare ad un certo punto, che si chiama “punto di rottura” non per niente, implica il fatto che si siano finalmente rotti in modo irreversibile certi cordoni ombelicali!

                                                                                              

In tale situazione, drammatica ma fortunata, si è in grado di farsi una domanda: “adesso cosa faccio?” senza che possa esserci una risposta convenzionale.

 

Quindi la risposta che arriva è sconvolgente! Sconvolge i nostri equilibri, i nostri valori, le nostre aspettative, dà uno scossone a tutto il nostro sistema di credenze, fa crollare le nostre costruzioni, stimola e ci confronta con le nostre paure più profonde, ci pone davanti a noi stessi senza filtri.

E noi siamo per la prima volta in grado di fare una scelta, di prendere una decisione cosciente, con cognizione di causa ed effetto, in grado di produrre un cambiamento permanente!

 

In senso positivo o negativo. Cioè possiamo decidere se intraprendere la nuova strada intravista oppure ritornare alla vecchia; in ogni caso da quel momento la nostra vita non sarà mai più la stessa, perché, anche se ritorniamo alla vecchia strada, ora sappiamo che ne esiste un’altra che prima non era neppure concepibile! Abbiamo avuto per la prima volta la possibilità di esercitare il “libero arbitrio”! Fino a quel momento potevamo solo parlarne ma non potevamo esercitarlo; da quel momento sappiamo che è possibile esercitarlo anche se abbiamo rifiutato di cambiare!

 

Per arrivare a quel punto di rottura occorre aver provato che non c’è niente in grado di funzionare diversamente da come deve, cioè niente può essere piegato definitivamente alle nostre capricciose esigenze! Al massimo possiamo forzarne temporaneamente il funzionamento in modo distorto. Quindi o tutto non funziona o funziona tutto ma non come voglio io!

 

Interessante no?

 

IDP… io mi chiedo come una persona possa arrivare ad uccidersi … cosa possa pensare in quel momento … di rottura … è successo a mia cognata … come può una madre di famiglia fare una cosa del genere … se in quel momento è stato solo egoismo … ha scritto anche “perdonatemi” su un biglietto … perciò … soffriva di depressione però … in quel momento era lucidissima … e basta! … secondo me nella sua testa è passato un film … il marito, ciò che ha lasciato … ha messo in ordine la casa … aspettava che il marito passasse a prenderla per uscire … per farla svagare … la faceva uscire tutti i giorni … dieci minuti prima ha fatto quello che ha fatto! … entravi in quella casa ed era tutto a posto eh! … non era una persona che potevi dire: è depressa e pensa male … no! Era lucida! Almeno secondo me ... cosa può passare nella testa di una persona in quel momento?…

 

Ci arriviamo! Però prima parliamo della sofferenza che è la parte più interessante … dopo un piccolo intervallo!

 

 (Durante l’intervallo ci sono stati scambi generalizzati riguardanti questo ultimo intervento).

 

La sofferenza non può essere evitata!

 

Essa è la risposta del nostro sistema a qualcosa che non va come noi vorremmo o, meglio, come dovrebbe andare! Quindi anche se non esiste nulla di tangibile, oggettivamente in grado di condizionare attraverso un’azione diretta verso noi in particolare, per esempio vorrei che ci fosse il sole e invece piove, il nostro sistema entra in sofferenza. Solo il nostro, mentre quello di un altro nella stessa condizione, non fa una piega. Ciò può avvenire a livello cosciente o incosciente; tuttavia in quella condizione il nostro sistema va in sofferenza: pensate agli scandinavi che sono costretti a lunghi periodi di assenza di sole, condizione che favorisce un aumento dei suicidi. Quindi sono situazioni che pur non avendo origine nel sistema dell’essere umano lo influenzano pesantemente!

 

La sofferenza è quella condizione percepita da un essere vivente privato di qualcosa di essenziale alla propria vita! Viene privato della gioia di vivere! Viene privato della fonte di energia vitale! La sofferenza è un dato di fatto a causa della nostra separazione dall’origine! Soffriamo perché sappiamo di poter vivere solo per un tempo limitato e quindi morire, finire! Questo stato percettivo ci permea costantemente e si manifesta in modo più o meno evidente attraverso la sofferenza e l’insofferenza a tutto e tutti! Però non possiamo farne a meno! Inoltre le nostre caratteristiche personali possono ulteriormente accentuare o diminuire tale stato comportamentale.

 

Ogni essere umano cerca di risolvere questa situazione a suo modo: chi perdendosi nel divertimento o nel lavoro, chi nell’amore verso la famiglia o gli altri, chi nella preghiera o nel misticismo, chi nel potere o nel piacere, chi nello stordimento chimico o sonoro, chi nell’accaparramento o nella cultura, chi nell’arte o negli sport estremi, chi nel seguire un idolo o nel crearlo.

 

La lista potrebbe continuare all’infinito e in questo infinito ognuno di noi si perde. Si perde fino a dimenticare la propria vera essenza e relegarla a languire in un una prigione fatta di carne e intenzioni, alimentando ancor più la sofferenza che avrebbe voluto eliminare!

 

Un cane che si morde la coda, come abbiamo già ricordato!

 

Sofferenza per sofferenza, visto che in questa situazione ci sono, almeno cerco di capire a che serve! Nel momento in cui si comprende il senso di tutto ciò, cioè che la sofferenza esiste a causa della separazione dall’origine, allora faccio l’unica cosa che ne deriva: cerco di riunirmi all’origine (e se non ho ben compreso quale sia il modo corretto di farlo posso cercarne uno apparentemente tale, ma distorto, come il suicidio), a quella fonte dalla quale mi sono separato! Tutto il resto è secondario! Ecco perché, se si comprende realmente il senso della vita, le cose che ci accadono possono essere vissute con tranquillità. La sofferenza continua a restare, ma non è più il fattore dominante, è semplicemente un ingrediente necessario del piatto equilibrato che la vita ci fornisce per tenerci in salute!

 

IDP… quindi tutto ci serve!

 

IDP… posso dire una cosa? … a volte ci stupiamo di come le cose che crediamo oggettive sono solo relative a punti di vista … quando uno vede le cose in un certo modo pensa che siano così e soffre, poi le guarda da un altro punto di vista e sembrano diverse … però non è cambiato nulla….

 

Proprio così! Prima soffriva e dopo non soffre più, anche se le cose non sono cambiate, solo perché è cambiato il punto di vista!

 

IDP… sulla questione della morte … posso dire cosa ne penso io, con tutti i limiti … quando uno passa dall’atteggiamento di dire … eh, sì, certo! … bisogna prendere atto che tutti dobbiamo passare di lì … accettare … sopportare … all’idea di entusiasmarsi per questa grandiosa idea della vita … la morte è una pensata favolosa della vita, perché rende possibile un meccanismo che se no non funzionerebbe, no? … pensate se la gente, le piante non morissero, non ci sarebbe ricambio né evoluzione … la morte è un’invenzione grandiosa della vita … ci si può anche entusiasmare per questa cosa … quale è la differenza … che uno si identifica un po’ meno in se stesso e un po’ più nella vita, che è già un passo avanti, insomma … anche se non è cambiato nulla … i problemi sono gli stessi ma quella cosa non sconvolge più perché la si guarda da un’altra angolatura …

 

Non si tratta di passare da una visione negativa ad una positiva dello stesso punto di vista, ma ad un altro punto di vista che a sua volta contiene aspetti negativi e positivi. È, come diceva giustamente il nostro amico, un passo avanti, cioè spostarsi dalla posizione precedente; non guardarsi intorno restando fermi dove si è!

 

Quindi, pur permanendo una certa tensione che produce sofferenza, in un caso la subiamo come se fosse l’unica realtà esistente mentre nell’altro la comprendiamo insieme a tutto il resto della realtà.

 

IDP… la si vede sotto un altro aspetto … più dolce … più logico … quindi a quel punto lì … si fa parte del sistema … a quel punto noi siamo del sistema …

 

Cominciamo a comprendere aspetti che in precedenza non avevamo ancora considerato.

 

IDP… che di primo acchito non si vedono! …

 

IDP… come per esempio … certe persone anziane … prendono la morte come una cosa naturale ... sono tranquille alla fine …

 

IDP… posso tornare a mio padre … mio figlio andò a trovare mio padre che fu la prima persona alla quale disse che stavano aspettando un bambino … mio padre gli rispose di essere contento di lasciargli il posto … questo ha dato un senso a tutto … comunque lui era contento … era contento di andarsene e lasciare il posto a qualcun altro che arrivava … cioè questo ha dato un senso a tutta la famiglia …

 

Può essere giusto oppure no, può funzionare oppure no, comunque inizia ad aprirsi la possibilità di un’altra visione delle cose, diversa da come quando si cerca una giustificazione per mettersi l’anima in pace. In certi frangenti si presentano a noi cose che già conoscevamo ma di cui avevamo dimenticato l’esistenza, e che sono in grado di motivare le ragioni di una certa situazione che si sta verificando senza che siano necessarie speculazioni cerebrali o distorsioni percettive personali.

 

Sono così e basta! Non ci sono altre storie!

 

Così, anche se non ne conosciamo razionalmente il senso, sentiamo interiormente sensato il fatto che andandosene si lascia spazio ad altri e non ad un altro se stesso.

 

Continua nel prossimo articolo 5.8 di n dal titolo:

Reagire o restare tranquilli?

 

Foto e testo

Pietro Cartella

 

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Articolo pubblicato il 17/11/2019