Prosegue la disamina della situazione "agonizzante" dell'INPS
Il rapporto epistolare fra Giuliana Tofani Rossi ed Elsa Fornero (immagine riviera24.it) si è concretizzato nella risposta dell’ex Ministra di cui facciamo un breve cenno:
Gentile signora,
Comprendo la sua amarezza e mi scuso se rispondo senza fare giustizia alla sua mail, ricca di argomentazioni spesso (mi scusi se non scrivo “sempre”) fondate, con le quali esprimo un sostanziale accordo.
D’altronde, poiché lei cita il mio libro, debbo presumere che l’abbia letto e se non sono riuscita a convincerla con il libro, difficilmente ci riuscirò con una breve mail………….
A seguire, la nostra affezionata lettrice ha replicato con questo scritto che vuole precisare alcuni dettagli fondamentali che non appaiono nitidi nella succitata risposta.
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Prof.ssa Fornero,
La ringrazio molto per la Sua gentilissima risposta alla mia lettera.
Trovo fuori luogo gli insulti e le minacce rivolte alla Sua persona. I risentimenti dei lavoratori sono più che comprensibili, ma è insensato prendersela con chi, chiamato d’urgenza al capezzale dell’INPS agonizzante, è stato costretto a varare una severa riforma che ha obbligato molti lavoratori, (senza lavoro e in difficoltà economiche) a procrastinare il pensionamento.
Bisogna capire però quali sono i motivi che hanno depauperato il più importante degli istituti di previdenza italiano.
Dato che, appartengo alla categoria di pensionati costretti a restituire all’INPS somme anche molto importanti, ho cercato di comprendere come mai, malgrado i salatissimi contributi previdenziali, l’Istituto versa in cattive acque. Nella giungla di leggi e leggine della repubblica italiana fondata sul lavoro ho trovato quanto segue.
L’art.31 dello Statuto dei lavoratori stabilisce il diritto alla conservazione del posto di lavoro dei lavoratori chiamati a funzioni pubbliche elettive o a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionali.
Con l’art.8 della legge 23/04/1981 n.155, l’aspettativa non retribuita, è stata trasformata in diritto, per politici e sindacalisti, all’accredito di contributi figurativi, cioè prelevati da quelli dei lavoratori.
Con il comma 31 dell’art.1 della legge 8 agosto 1995 n. 335, (riforma DINI) è stata data delega al governo di regolamentare la contribuzione figurativa.
Per concludere l’art.3 della legge 16 settembre 1996, n. 564 stabilisce che coloro che sono in aspettativa non retribuita hanno diritto al riconoscimento dei contributi figurativi dalla data del collocamento in aspettativa.
Infatti sul sito INPS, alla voce “riconoscimento dei contributi figurativi” è chiaramente indicato che sono accreditati contributi figurativi per “aspettativa per cariche sindacali ”e “aspettativa per cariche elettive”.
Prof.ssa Fornero, nella risposta alla mia mail Lei fa riferimento a privilegi dei sindacalisti, come il signor Bonanni, che ha combattuto.
Non so Lei, ma io trovo abominevole che nella Repubblica democratica fondata sul lavoro, esistano leggi che consentano a sindacalisti, parlamentari, consiglieri regionali, europarlamentari, sindaci di grandi città, di succhiare i sudati contributi previdenziali dei lavoratori.
Se un comune mortale richiede l’aspettativa non retribuita, per motivi di famiglia o perché lavora da un’altra parte, non riceve lo stipendio e, di conseguenza, neppure i contributi previdenziali.
Nella repubblica democratica fondata sul lavoro, la monarchia è stata abolita dal 1946, ma si concedono privilegi assurdi a una caterva di PARASSITI di cui il popolo sovrano che lavora, e li mantiene, non è neppure stato informato.
Cordiali saluti
Giuliana Tofani Rossi
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Articolo pubblicato il 05/10/2019