Barbara Steele – La star dell’horror di culto ospite del TORINO FILM FESTIVAL - di Clara Bon

La retrospettiva della trentasettesima edizione del Torino Film Festival, curata da Emanuela Martini e collegata idealmente alla mostra del Museo Nazionale del Cinema di Torino #FacceEmozioni, è dedicata all’horror classico dal 1920 al 1970.

Alla retrospettiva è legata l’immagine ufficiale del Torino Film Festival 2019, che ritrae una delle più potenti icone femminili dell’horror classico: Barbara Steele, l’attrice britannica divenuta la dark lady per eccellenza di un cinema horror gotico ormai scomparso. Dotata di un fascino magnetico con i suoi occhi grandi, la sua figura sinuosa e i suoi tratti aguzzi, ha materializzato la sensualità e il mistero di tutte le “signore della notte” nella fioritura gotica italiana anni ’60.

Ripercorriamo velocemente la sua vita e la sua carriera.
Nasce a Birkenhead nel 1937. Da giovanissima studia per diventare pittrice, ma nella seconda metà degli anni cinquanta, inizia a frequentare una piccola compagnia teatrale ed esordisce nel grande schermo nel 1958. La fama arriva però poco dopo, quando Mario Bava la ingaggia per interpretare il doppio ruolo di protagonista nel suo film ‘La maschera del demonio’ in cui l’attrice non passa inosservata; viene infatti scelta da Roger Corman nel film Il pozzo e il pendolo.
Dopo questa piccola parentesi statunitense, la Steel torna in Italia dove viene diretta di Fellini in 8 e mezzo. Ma è solo un’altra breve parentesi, perché la sua carriera artistica continua soprattutto nel cinema horror italiano. Viene diretta dai più grandi registi del genere interpretando una serie di film che ne hanno fatto un’icone per gli amanti del genere.

Inizia la collaborazione con Riccardo Freda, prima nel necrofilo L'orribile segreto del dr. Hichcock del 1962, a cui seguì Lo spettro, l’anno seguente, in cui si trattano per la prima volta le morti apparenti. In entrambi i film di Freda l’interpretazione della Steele fa venire la pelle d’oca. Lo stesso regista fu entusiasta del lavoro dell’attrice e di quanto fosse macabramente affascinante anche grazie alle sue lunghe dita che Freda descrisse con una parola: vampiresche.

Nel contempo l'attrice lavora insieme alla coppia di registi Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa in un paio di film e ad Antonio Margheriti nel 1964 sia in ‘I lunghi capelli della morte’ dove interpreta una vendicativa femme fatale, che in ‘Danza macabra’, film contenente il miglior piano sequenza del cinema di genere italiano.
L'anno seguente 
Massimo Pupillo , altro maestro dell'orrore, la chiama per ‘Cinque tombe per un medium’, divenuto un cult del gotico.

Nel 1969 abbandona il cinema. Sposa lo sceneggiatore statunitense James Poe, da cui avrà un figlio due anni più tardi.
Torna sul set nel 1974 in Femmine in gabbia, di Jonathan Demme, a cui seguono Il demone sotto la pelle del 1975 e in Piranha di Joe Dante nel 1978. Nel ’78 divorzia dal marito e quando lui muore nel 1980, Barbara si ritira nuovamente dagli schermi.

Si dedica in toto alla produzione di serie televisive senza però rinunciare a qualche apparizione in fiction televisive o in piccole pellicole cinematografiche. Torna in Italia nel 2010 per girare il film ‘The butterfly room’, uscito due anni più tardi e diretto dal giovane regista Jonathan Zarantoniello.

L’iconica Barbara Steele riapparirà al suo pubblico amante dell’horror, proprio quest’anno a Torino, all’apertura della retrospettiva di TFF37, dedicata al genere tra dal 1920 al 1970. In questa occasione l’attrice riceverà il Gran Premio Torino e introdurrà la proiezione di alcuni dei film di cui è protagonista.

 

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Articolo pubblicato il 24/10/2019