
La fabbrica che fu rivive nelle fotoimmagini di Fabio Oggero, Mattia Paladini e Vittorio Sancipriano, in esposizione al Centro Phos di Torino, con vernice questa sera
Fabbrica. In questo sostantivo (parola non scelta a caso) si concretizza l'idea d'un secolo, il Novecento, improntato alla cosiddetta Rivoluzione Industriale, partita già nel "vaporoso" '700 ma poi esplosa – a scoppi di motore – nella seconda metà dell'800, nell'Inghilterra dell'Età Vittoriana, e oggi superata e seppellita da quella post, dalla finanziarizzazione dell'economia e quindi dall'Era Digitale: la manifattura d'antan, materiale e reale, insieme ai braccianti agricoli e ai proletari urbani, adesso lascia il posto al virtuale, trasferendosi dal Vecchio Continente, l'Europa, e dal Nuovo Mondo, cioè le Americhe, all'Asia, ossia alla Cina e all'India, dal mattone o cementarmato al silicio (anche se la schiavitù operaia si è spesso solo globalizzata), dal macchinario pesante, dall'altoforno, dal carbone e dalle ciminiere fumanti alla progettazione informatica, ai robot avanzati, alle stampanti-3d, agli algoritmi delle app e all'intelligenza-artificiale (sovente piuttosto stupida). E le "magnifiche sorti e progressive" di leopardiana memoria (La ginestra, 1836) han lasciato un po' dovunque considerevoli tracce in muratura o macerie, rovine di ricordi di quel glorioso quanto gravoso – nonché assai inquinante – periodo, "cimeli" d'epoca, che andrebbero però gelosamente conservati dalla collettività (dopo averli magari bonificati dall'amianto!...) come preziose irrinunciabili vestigia ovvero reliquie della modernità e valorizzate quale fondamentale patrimonio archeologico culturale nazionale e mondiale; il che accade raramente, almeno in Italia e specificamente in Piemonte, regione un tempo così ricca di tali importanti testimonianze storico-sociali, ora quasi a rischio di estinzione, forse destinate alla completa scomparsa, all'oblio.
Ebbene, a Miagliano, nel Biellese (territorio ch'è sinonimo di orditi, tessuti e filati), il dismesso Cotonificio Poma, attivo dal 1865 al 1992, rivive invece attraverso il recupero e la rigenerazione concepita dall'iniziativa del locale LAAB e rivede la luce mediante le immagini scattate da Fabio Oggero, Mattia Paladini e Vittorio Sancipriano, nell'ambito del programma di Residenza d'Artista del Centro Phos di Torino, diretto da Enzo Obiso: da stasera, martedì 29 ottobre (con vernice dalle 18,30 alle 21,00), in occasione del Festival NESXT (IV edizione), ne sono ospitati in mostra collettiva, nelle spaziose sale della sede di via Vico nella città subalpina, gli interessanti, affascinanti ed evocativi estiti iconici, appunto. Splendido grigiore fra le erbacce?
(c.s./e.s.l.)
"Orditure"
Paesaggio e archeologia industriale
a Miagliano
Mostra fotografica collettiva
con Fabio Oggero, Mattia Paladini
e Vittorio Sancipriano
a cura di Laura Cantarella e Federica Barletta
in collaborazione con il Miagliano LAAB
Evento espositivo nell'ambito del Festival NESXT
Dal 29 ottobre al 30 novembre 2019
Inaugurazione
martedì 29 ottobre, dalle ore 18,30 alle 21,00
PHOS
Centro Fotografia Torino
Centro Polifunzionale per la Fotografia
e le Arti Visive
diretto da Enzo Obiso
Via Vico, 1 – Torino
Info: 011-7604867
www.phosfotografia.com/orditure
Orario: dal martedì al venerdì
dalle 15,00 alle 19,30
Le immagini a corredo dell'articolo:
sotto il titolo, tra i paragrafi e in calce al testo, in locandina
Mattia Paladini, Fabo Oggero, Vittorio Sancipriano, Miagliano, 2019
fotocolor
© gli autori / PHOS
sopra, a destra, scorcio dell'atrio della sede del Centro Phos
in via Vico a Torino
© aut. / PHOS - Centro Fotografia Torino - Centro Polifunzionale per la Fotografia e le Arti Visive
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Articolo pubblicato il 29/10/2019