Dialoghi sul senso della vita – 6.5 di n.

Cosa succede quando cominciamo a comprendere di avere una coscienza.

Prosegue dal precedente articolo dal titolo: Chiusi in noi stessi o aperti alla vita?

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Indagare quale sia il nostro vero compito è l’impegno che si presenta immediatamente davanti alla nostra coscienza nel momento stesso che “cominciamo a sentire di averne una”.

 

Significa guardare alla pratica più che alla filosofia che ne è la conseguente spiegazione; così potremo anche evitare di guardare le persone che soffrono come a persone che hanno qualche “colpa da espiare”, ma semplicemente a qualcuno che sta pagando un conto con la moneta che ha a disposizione senza barare sulla sua disponibilità!

 

Torno a ricordare, per evitare incomprensioni, che a dover pagare è l’intero sistema dell’essere umano di cui l’essere umano biologico rappresenta solo una parte strumentale operativa!

 

Attraverso tale parte strumentale operativa abbiamo tutti gli strumenti per “vedere”, attraverso noi stessi o gli altri, e comprendere attraverso la coscienza “quello che è necessario fare” senza ombra di dubbio “anche quando possa apparire troppo fuori dal normale”.

 

Basta non farsi riprendere la mano dall’obbedienza ai soliti schemi noti ai quali ci siamo abituati per inerzia o comodità.

 

E, naturalmente, essere disposti ad accettarne le conseguenze!

 

Il resto è………più facile di quello che la nostra mente possa concepire come facile o difficile!

 

Correndo il solito rischio di essere bruciato per eresia … vuol dire lasciar agire la magia della vita senza volerci mettere il becco!

 

Non vorrei avervi incitati ad agire sconsideratamente; lasciate depositare queste parole … e prima di fare qualcosa … osservate a lungo, meditate di più ancora, e giunti alla conclusione di cosa dovreste fare … lasciate perdere! Non funziona così! Dovete imparare come si fa attraverso l’osservazione del metodo educativo all’operazione proprio ad ognuno di voi. Sappiate solo che tutti possiedono tale possibilità prima ancora di iniziare a respirare!

 

Sembrerebbe che si voglia allungare il periodo di vita a tutti i costi; proprio così … a tutti costi: allora non lamentiamoci di quello che siamo costretti a pagare per una cosa che vogliamo a tutti costi, anche se non serve!

 

IDP… cosa vuol dire? …

 

Vuol dire che, sebbene non sia necessario lasciarsi passivamente morire appena ci capita qualcosa, tra accettare passivamente come in alcune parti dell’oriente e cercare di mantenerci in vita a tutti i costi come stiano facendo noi forse c’è qualche spazio per meditarne il significato!

 

Vorrei che fosse chiaro che non sto dicendo che stiamo sbagliando coscientemente, né che c’è una giustizia senza criterio; noi stessi percepiamo la strada corretta, ma questa percezione ci sfugge in un istante e, anziché cercarla nuovamente, preferiamo, per mille ragioni, proseguire in un’altra direzione per timore di dover affrontare cose che, incoscientemente, cerchiamo di evitare anche se giuste.

 

IDP… in sostanza quando ci capita qualcosa dobbiamo accettarlo, aprirci … comprendere che è giusto … chiederci dove dobbiamo andare … non so … 

 

Sì, è un accettare a tutto campo, un’apertura, un’accettazione attenta verso cosa sta succedendo per comprendere a cosa serve, senza cercare all’indietro le eventuali cause, peraltro introvabili (ma che sono uno sport inutile, se non dannoso, perseguito da molti).

 

In buona sostanza, occorre prendere immediatamente atto che siamo ancora in vita e di cosa la stessa situazione ci suggerisce di fare per la sua risoluzione.

 

Se siamo ancora vivi nonostante il fatto accaduto significa che niente è ancora finito e quindi occorre capire come lasciar proseguire il processo nel quale quel fatto e noi stessi siamo inseriti come parti attive.

 

Abbiamo tutti osservato fatti terribili a cui le persone hanno reagito in modo particolare facendone tesoro. Non mi riferisco a miracoli o ad altre cose particolarmente eclatanti, ma a tutte quelle semplici azioni che permettono a ciascuno di noi di usare gli strumenti del quotidiano per andare oltre il circuito vizioso in cui quel fatto ci poteva far restare.

 

Anche gli animali reagiscono per la loro stessa sopravvivenza; noi lo facciamo in maniera assai simile con la sola differenza di poter collocare tale esperienza nella memoria in modo temporale, caratteristica di cui essi non dispongono.

 

L’incidente, la malattia o un altro fatto importante sono strumenti con cui il karma cerca di correggere la direzione dell’esistenza di quell’essere vivente. In quel momento possiamo comprendere a cosa serve ciò che ci sta accadendo e accettare di fare quello che c’è da fare.

 

Dopo queste parole di solito mi viene chiesto quale sia la ricetta relativa.

Ma se fosse così facile, mi sarei già fatto un sacco di soldi facendo il guru!

 

Maguru!

 

Battutaccia sintesi di “magari fossi un mago e un guru”!

Non copiatemela!

 

Se funzionasse sempre così molti milioni di persone potrebbero seguire uno solo leader, e l’esperienza ci insegna quanto sia meglio che non funzioni!

 

Gente che è andata in guerra senza neppure sapere perché, adepti che seguono pateracchi di filosofie, stadi pieni ai concerti, alle partite di calcio, alle elezioni, ai talk show; seguaci delle diete salutiste, seguaci del cibo cucinato solo in un certo modo e proveniente solo da un certo luogo, da mettere in un piatto solo quando ancora la rugiada bagna la foglia e la rana gracida prima dello spuntar del sole; seguaci della moda dell’apparire a costo di diventare l’incarnazione di una fotografia e chi più ne ha ne metta come se quel profumo fittizio, quell’aspetto fittizio, quel comportamento fittizio sia realmente qualcosa per cui valga la pena sprecare la vita!

 

Credete che per noi sia diverso?

 

Le nostre cellule, come quei seguaci, stanno seguendo, nello stadio costituito dal nostro sistema, l’idea di noi stessi che noi stessi abbiamo accettato di far proclamare dal nostro ego quale guru! In sintesi siamo dei dittatori del nostro sistema!

 

Forse conviene cambiare registro!

 

IDP… quindi le guarigioni non hanno nulla a che vedere con la chimica o la medicina … sono affare interno al sistema….

 

Ci sono due tipi di guarigione: una che si paga molto cara e un’altra che è il corretto pagamento di qualcosa di cui si è goduto!

 

 

 

Prosegue nel prossimo articolo 6.6 di n dal titolo:

Miracolo o guarigione, per fede o magia? A che prezzo!

 

 

Foto e testo

Pietro Cartella

 

 

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Articolo pubblicato il 09/12/2019