Dialoghi sul senso della vita – 6.9 di n.

Quanti tentativi, quante battaglie.

Prosegue dal precedente articolo dal titolo: prima o poi saremo raddrizzati anche noi.

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Così come avviene la morte fisica di una persona così accade per un sistema più complesso a favore della nascita di un diverso complesso, sempre e comunque biologico! Un sistema viene annientato e un altro sistema viene costituito più o meno su basi simili ma con possibilità integre. È il processo biologico dell’universo! Come succede alle piante quando alla fine della stagione perdono le foglie e poi in primavera ne rimettono di nuove. La pianta è leggermente cambiata, le foglie sono totalmente nuove! Niente finisce per sempre! Tutto si trasforma!

 

IDP… quindi l’umanità come noi la conosciamo potrebbe tranquillamente finire …

 

…come è già successo altre volte!

 

Noi non siamo una semplice evoluzione di esseri umano nati alcune migliaia di anni fa! Torno a dire che all’inizio della storia dell’essere umano sulla faccia della terra le sue sembianze e caratteristiche erano inimmaginabili per noi!

Se noi potessimo vedere come era l’uomo all’inizio e come è ora non potremo trovare alcuna somiglianza secondo il nostro comune modo di intendere!

Se qualcuna di quelle entità potessero vederci ora penserebbero che gli extraterrestri siamo noi, ci chiederebbero da dove arriviamo!

 

Tornerei ancora un momento al discorso relativo allo stimolo. È vero che per certi versi si rischia di cadere nell’apatia come capita in oriente; me ne sto fermo e tranquillo, tanto quello che deve accadere accade!

 

IDP… infatti è quello che si rischia! …

 

Ma noi non corriamo questo rischio bensì l’opposto: quello di darci da fare come degli ossessi per fare esattamente niente come quegli orientali; gli opposti si toccano! In realtà esiste un modo di non fare che il buddismo ha sintetizzato nel distacco dalle passioni, il taoismo nel wu wei, il non fare (… più le stesse cose), il cristianesimo originale nel “lascia tutto e seguimi” oppure “ chi ama suo padre o sua madre più di me non è degno di seguirmi”; in tutti casi questo messaggio potente è spesso stato mal compreso, con tutte le conseguenze che possiamo osservare.

 

IDP… non desiderare per non provare sofferenza … è logico! … anche Schopenhauer diceva che alla fine di un dolore …

 

Certamente! Abbiamo librerie piene di scritti al riguardo!

 

IDP… bravo! …

 

Ma nella pratica tutte queste cose scritte non ci aiutano affatto, perché o sono il riconoscimento di qualcosa che già conosciamo, oppure possiamo usarle per pareggiare la lunghezza delle gambe dei mobili che dondolano.

 

Solo se noi abbiamo già fatto quella esperienza ci servono per riconoscerla oggi e utilizzarla per affrontare, e finalmente comprendere, la lezione del giorno!

 

Ovviamente in questo caso il noi è riferito all’intero sistema dell’essere umano in cui oggi ci troviamo temporaneamente ospitati. 

 

Quindi non c’è passività in questo apparente “non fare”, ma, anzi, ci deve essere una grande e continua attenzione per comprendere cosa c’è da fare davvero!

 

In ciò che ci viene chiesto di fare potremo trovarci a godere come non ci è mai successo o soffrire altrettanto profondamente.

 

Ma in ogni caso quella sensazione cesserà insieme all’evento che l’ha prodotta, mentre noi siamo capaci di passare tutta la vita legati ad un dolore prodotto da un evento cessato da anni, oppure alla ricerca di un piacere di cui abbiamo goduto in una condizione che non potrà più ripetersi.

 

Così facendo ci impediremo di godere o soffrire nuovamente per qualcosa di nuovo e reale, per continuare a soffrire o godere solo a causa dei ricordi che vivono come parassiti virtuali nella nostra memoria. Così ci illudiamo di provare qualcosa, sentimenti per qualcosa che sembra reale ma che non esiste più realmente; è solo un ricordo; una fotografia; un inganno semicosciente!

 

Vero o no?

 

IDP… è vero! … è stato detto proprio così: la vita è quel qualcosa che ci passa davanti mentre siamo occupati a fare altro! …

 

IDP… sì, però ci sono delle situazioni in cui non è assolutamente possibile fare un ragionamento di questo tipo … non so … la perdita di un figlio … questi ragionamenti si possono fare solo se uno è tranquillo

 

La perdita di un figlio per come lo diciamo noi è proprio una convenzione, una contraddizione in termini di cui non ci rendiamo più conto! Nessuno è proprietario, possiede un figlio, quindi non ci può essere perdita se non c’è possesso! Se c’è l’idea di possesso è un errore percettivo e la sensazione di perdita relativa è un ulteriore errore che si aggiunge; però sbagliando si impara; perseverare nell’errore è diabolico! A questo ci conducono le abitudini o la condivisione acritica di tradizioni mal comprese; a soffrire per ignoranza, senza vie di uscita!

 

Tornate a rivedere le note sulla paranoia e troverete nuovamente la spiegazione di questo nostro patologico modo di intendere le cose nella frase il delirio paranoico prende corpo a partire da errate interpretazioni di fatti normali”.

 

L’evidenza della fine di una esperienza di vita e della gioia relativa al suo compimento, in qualunque modo essa sia finita secondo le nostre valutazioni correnti, viene cancellata dalla sofferenza vissuta nel ricordo di ciò, cioè da una errata interpretazione di un fatto normale da parte della nostra coscienza che prende lucciole per lanterne; scambia un ricordo per un fatto realmente presente! In questo modo, torno a dire per ignoranza, si fanno molti danni impedendo alle cose di seguire il loro corso naturale.

 

Nessuno è proprietario di un figlio!

 

IDP… ma questo cerco … di farmelo … di capirlo … anche se non ci credo … la penso diversamente …

 

Certo perché ci è stato insegnato diversamente; è frutto della nostra cultura ma non è vero e neppure giusto!

 

IDP… ma non si riesce a ragionare … a essere così superiori alla cosa

 

Ecco perché la lezione ci viene continuamente riproposta!

 

IDP… di conseguenza vivi veramente una vita in disgrazia … ti chiudi completamente, come dice lei … però è quasi naturale! …

 

No! Non è naturale! È una nostra costruzione culturale alla quale noi ci siamo adeguati al punto che a noi adesso sembra naturale ciò che non è mai stato e non sarà mai naturale; è una distorsione percettiva del naturale dovuta al filtro della nostra attuale imperfezione! È una convenzione condivisa da un gran numero di seguaci acritici e sonnolenti!

 

Quando si comprende che vita si è costretti a fare se ci si adegua a tali convenzioni, … scusatemi … chi ce lo fa fare?!

 

IDP… ma lo vuoi poi … vivere la vita in quella maniera! … quando ti succede una cosa del genere …

 

Non è che lo vuoi, … non sai come fare diversamente, che è tutta un’altra cosa! Perché se conoscessimo un’alternativa valida, non crede che non sceglieremmo di non soffrire? Nessuno sceglierebbe di soffrire volontariamente se non per qualche situazione patologica!

 

Torniamo al discorso della scelta tra due lavatrici: non ci chiediamo più se la lavatrice ci serve davvero per lavare l’unico panno che ci serve per quella settimana; tuttavia se la lavatrice si rompe, non laviamo più il panno a mano, ma prima chiamiamo il tecnico che ci ripara la lavatrice a pagamento e poi laviamo il panno con la lavatrice! Poveri noi se facciamo così con tutto! Diventiamo una multinazionale delle cose inutili e costose per lavare un panno!

 

 

Prosegue nel prossimo articolo 6.10 di n dal titolo:

mal comune, mezzo gaudio!

 

 

Foto e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 17/12/2019