Intorno al crollo del muro di Berlino

Anche i pronipoti italiani di chi lo ha costruito sono in festa e pensano che siano stati i marziani ad elevarlo

E’ stato commovente (ma forse non troppo) vedere Angela Merkel  recarsi ad accendere una candela alla base di uno dei resti del muro di Berlino. Poco commovente perché occorre ricordare che con il cognome di Kasner Merkel, la buona Angela stava dalla parte di coloro che il muro lo avevano costruito, ossia dalla parte della Germania comunista detta DDR.

Lei era in effetti, anche se i nostri amici che militano nel partito democratico a fianco dei Vauro e che, come lui, si spacciano, con gli occhi iniettati di sangue, per antifascisti, fanno finta di non ricordarlo, una solerte funzionaria di quella porzione di Germania occupata che aveva indotto a fuggire nell’altra parte, quella libera, due milioni e mezzo di persone.  

Nel tentativo di arrestare questo esodo in fuga verso l’ovest, il partito comunista tedesco era stato costretto alla edificazione del famoso Muro di Berlino, che ha diviso in due settori la città di Berlino per quasi trenta anni.

La sua demolizione, avvenuta nel 1989, viene oggi celebrata non solo in Germania ma in tutti i paesi liberi.

Nel mondo dei concelebranti dell’avvenimento si è inserito in modo incredibile ed offensivo per la memoria degli italiani, anche il partito dei nipoti e dei pronipoti di coloro che quel muro non lo hanno solo ideato, ma costruito con precisione teutonica. Ed erano i i nonnetti degli attuali votanti per il Partito Democratico..

I quali, con i belati della Serracchiani ed il pensiero espresso dal fratello ridanciano di Montalbano, hanno pubblicato la foto di un uomo che con un martello è intento ad abbattere un muro ed hanno avuto il coraggio di commentare: “sono passati trenta anni dalla caduta del muro di Berlino. E, oggi come allora, chiunque costruirà muri per separare le persone, ci troverà pronti ad abbatterli”.

Come se a costruire il muro di Berlino fossero stati i marziani e non i loro venerati antenati comunisti di cui tramandano l’ideologia.

Ideologia che è poi la matrice che li obbliga ad interpretare tutti gli avvenimenti del mondo con quella abituale doppiezza di  cui sono maestri.

Quel muro di Berlino, esteso per decine di km, non è lì, solo per richiamare alla memoria quelle centinaia di persone uccise senza pietà dai Vopos comunisti, solo perché cercavano di sfuggire al carcere fisico ed ideologico rappresentato dalla DDR.

DDR, dove la seconda D ha il significato di democratica, ed è una denominazione, adottata senza vergogna ancor oggi da molti partiti di sinistra.

L’ immanenza  del muro è servita anche ad altri scopi più pratici ed economici. Adottato dalla STASI,  la temibile polizia segreta agli ordini del generale Mielke, che aveva istituito il Verkehr Abteilung, ossia il dipartimento traffico dell’Ufficio esteri della Germania Orientale, quel confine grondante sangue, è stato sfruttato in modo scientifico per finanziare lo stato comunista ed anche, in seguito per avviare fiorenti commerci con l’occidente.

Intorno al muro furono costituite delle società miste, che erano imprese fondate in occidente con capitali privati, ma dove la maggioranza di quote era nelle mani della Germania Est. L’obbiettivo era quello di incassare valute forti (il marco della Germania est non lo voleva nessuno) ed anche quello di sostenere, con i proventi di quelle operazioni, i partiti fratelli che operavano nel mondo occidentale e che si trovavano in difficoltà economiche.

Significativo a questo proposito è il racconto di un funzionario comunista, che parlava bene il tedesco, tale Angelo Sarto. Si trattava di uno stretto collaboratore di Armando Cossutta, il compagno incaricato di gestire le finanze del Partito Comunista Italiano.

Era l’anno 1974.

Il Sarto dopo di avere avanzato richieste di finanziamento a favore del partito fu convocato al Verkehr Abteillung, l’organismo che dipendeva dalla STASi.

Fu ricevuto dai dirigenti ed affidato ad uno strano individuo, certo Alrxander Scalcke  Golodkowski cui presentò la solita lettera che il  Cossutta inviava a nome del P.C.I. a tutti gli organismi finanziari dei partiti fratelli.

La missiva recitava: “Cari compagni, vi ringrazio di avermi consentito di discutere ampiamente su molte questioni relative a diversi aspetti particolari dell’attività del nostro partito. Vi rinnovo la viva richiesta di volerci dare il vostro contributo per la loro soluzione”.

I predecessori degli attuali Zingaretti, Delrio e Fratoianni così pronti ad accusare con prove immaginarie, gli avversari politici di traffici illeciti con altre nazioni, non ritenevano indegno e vergognoso chiedere elemosine ed aiuti alle nazioni sorelle.

Poiché i traffici finanziari messi in atto attraverso il muro di Berlino tra il Sarto ed il grosso milionario Schalcke, si riferivano anche ad aziende della città di Torino, riteniamo indispensabile ritornare in un prossimo futuro su questi argomenti.

(Immagini Der Spiegel)

 

                                                                                                                                

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Articolo pubblicato il 14/11/2019