IL MOSE che non funziona: profilo del più grave caso di corruzione in Europa

Ideato negli anni 80, iniziato nel 2003, commissariato nel 2014, previsto per il 2016, il MOSE è la più grande opera incompiuta europea, concepita utile per chi la fa.

Martedì 3 dicembre 2019, alla bocca di Malamocco, nel buio delle 21 le paratie del MOSE hanno effettuato dei test fino a mezzanotte. C’è ottimismo, si parla di anticipare i tempi della piena operatività. La laguna sarà salva? L’acqua alta che a novembre ha affogato Venezia poteva arrivare a 210 cm. È stata una scossa per le coscienze e le nuove prove tecniche lo dimostrano.

Il momento epico impone di affondare le attenzioni sul MOSE, acronimo di Modulo Sperimentale Elettromeccanico; immensa opera idraulica studiata per salvare la laguna dalle spinte dell’Adriatico e che fino a oggi ha disatteso il suo ruolo.

Storia di un ecomostro nato male nella progettazione.

16 anni di cantieri, lavori, miliardi e inchieste.

Del MOSE se ne discute dagli anni 80 e il progetto è stato approvato nel 2003. Nel 2006, tempo di governo Prodi, è stato dato il via ai lavori. Calcolato al 2016, il costo dell’opera è di 6,5 miliardi di euro, inizialmente era previsto di 3 miliardi.

Negli anni 60, in pieno miracolo economico, l’Italia insegnava a deliberare grandi opere, realizzarle in tempi brevi e nei costi previsti, che cos’è successo da quel tempo così vicino e ormai lontano? Bandi di gara malfatti, disciplinari, interessi e superficiale fretta portano a una progettazione sbagliata che richiede una serie di adattamenti e varianti. Infine, il cancro della corruzione e il bancomat del malaffare nelle opere pubbliche chiudono il cerchio.

Riferendosi al MOSE, risulta che 1,1 miliardo è andato in mazzette e “libertà di scambi”. È da considerarsi il più grave caso di corruzione mai realizzato in Europa, eppure non se ne parla. Maurizio Dianese, giornalista e scrittore, in un'intervista a TV 2000 lo definisce: “grande capacità di comprarsi il consenso dell’intera regione”.

Il 4 giugno 2014 un blitz delle fiamme gialle ha scoperchiato lo scandalo, con oltre 100 indagati. Il Consorzio Venezia Nuova è stato commissariato e sono state arrestate 35 persone, praticamente azzerando la classe dirigente del Veneto, partendo dal governatore Giancarlo Galan fino all’ex ministro Altero Matteoli.

In cinque anni si sono alternati 3 amministratori speciali del governo ma il MOSE non ha avuto gli stessi progressi dell’innalzamento delle maree che storicamente, solo sei volte hanno allagato la basilica di San Marco, ma le ultime tre dal 2000 a oggi. E a novembre 2019, più volte di seguito.

Dalle parole di Luigi Magistro, commissario del consorzio Venezia nuova: “da subito, fu deciso di affidare i lavori a un consorzio concessionario dello Stato”. Come descrive Maurizio Dianese: “con una legge definita criminogena, poiché già assegna al consorzio un aggio del 12% sul costo delle opere”.

Un invito a delinquere a norma di legge che spiega perché le cose sono andate per le lunghe. Inoltre, agli appalti sono chiamate solo aziende appartenenti al consorzio, quindi non vi sono gare al ribasso, ma solo spartizioni “in famiglia”.

A spartirsi il malloppo risultano due gruppi:

  • uno tecnico capeggiato dal presidente del consorzio Venezia nuova Giovanni Mazzacurati;
  • uno politico, formato dal sindaco di Venezia Luigi Orsoni fino al presidente della giunta del Veneto Giovanni Galan e l’ex ministro dell’ambiente Matteoli;
  • in mezzo, un gran numero di assessori e funzionari regionali, con incredibili giri di importi, false fatturazioni, corruzioni e false operazioni dai costi siderali.

Così come riporta Gianluca Amadori, giornalista, sempre nella medesima intervista a TV 2000.

Il PM Stefano Ancillotto racconta che gran parte del processo si è chiuso con patteggiamenti e pene inadeguate, ricordando che l’unico colpevole agli arresti in un carcere militare è il generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante, riconosciuto al soldo dei corruttori. Il commento termina con l’amara constatazione che, tra il primo grado e la cassazione, molte sentenze andranno in prescrizione.

I costi della manutenzione dell’opera sommersa, intanto sono esorbitanti; si parla da un minimo di 20 fino a 50.milioni di euro l’anno, una cifra diabolicamente preventivata all’inizio lavori per avere sempre una grassa vacca da mungere (Mazzacurati, nelle intercettazioni diceva: “il vero business di quest’opera sarà la manutenzione”), e che oggi, non è chiaramente stabilito chi la debba onestamente onorare. Che si sia deciso di uscire dall'empasse?

La laguna e l'acqua alta

Venezia è al fondo di un grande bacino senza sbocco, il Mare Adriatico. La difesa dalle acque alte è previsto che debba entrare in funzione quando la marea arriva a 110 cm, ma quali sono i motivi che danno origine all’acqua alta? Sono principalmente creati dalla combinazione di 4 elementi:

  • la forza di attrazione della luna;
  • il fenomeno delle “sesse” (grande oscillazione del bacino ad opera del passaggio di una perturbazione aggiuntiva);
  • l’effetto dei venti di scirocco che, provenienti dal sud-est, sospingono gli strati superficiali del mare Adriatico fino alla formazione di onde molto importanti che risalgono verso nord;
  • inoltre, ultimamente, alle prime 3 cause, occorre sommare l’innalzamento dei mari dovuto al riscaldamento climatico.

Quest’ultimo dato è fondamentale per il MOSE. Al momento della sua ratifica è stato stimato un aumento del livello dei mari di 22 cm. Dato poi rivelatosi ben al di sotto della realtà che prevede + 90 cm entro il 2100 e che, con i fenomeni di novembre, ha dato prova del suo progredire.

La funzionalità del MOSE, errori inspiegabili.

Ma come è costruito e come funziona il MOSE?

  • È formato da una serie di paratie incernierate su cassoni di cemento armato lunghi 12 m e larghi 5, costruiti a 14 m sotto il livello del mare, poggiati su 12.000 pali che ne consentono la stabilità;
  • le paratie mobili sono lunghe 29,6,  m, larghe 19,9 e spesse 4,5;
  • sono piene d’acqua, adagiate sul fondo e per sollevarsi, devono espellere 600 t d’acqua, così alleggerite raggiungono la superficie, inclinate però nella stessa direzione del flusso di marea.

Uno studio svolto dalla società francese “Principia”, mette in forte dubbio l’efficienza delle paratie del MOSE (che danno le spalle all’Adriatico).

 

Questa inclinazione illogica, a favore delle maree, invita le paratie ad entrare in risonanza con il flusso delle onde e lasciarsi superare, e questo, oltre alla complessità realizzativa, alla mancanza di flessibilità e al costo, è uno dei difetti più incomprensibili del MOSE, soprattutto se paragonato a un sistema simile, ma dall’andamento orientato al contrario: il sistema a gravità.

Questo apparato, pur essendo ancorato sul fondo come il precedente, oltre a essere più semplice, solleva le paratie al contrario del MOSE, innalzandosi contro il flusso di marea, avendo come sostegno aggiunto il livello del mare della laguna che lo sostiene alle spalle, risultando molto più logico & efficace.

I due sistemi di paratie a confronto. Speculare l’opposto movimento

La posizione delle barriere, i motivi dei lavori fermi.

Le 78 paratie mobili del MOSE già installate dovrebbero contrastare l’acqua di marea dai quattro accessi alla laguna, individuabili partendo da nord:

  • il doppio accesso alla bocca di porto di Lido, separata dall’isola artificiale;
  • la bocca di porto di Malamocco;
  • la bocca di porto di Chioggia, quella più a sud.

In teoria, pur con i loro difetti di fondo, avrebbero dovuto essere funzionanti già dal 2016, ma il sistema, completo al 94% è fermo e la fine lavori è prevista per il 2021. I motivi tecnici e organizzativi sono cinque:

 

  • nell’ottobre 2019 sono stati interrotti i test di sollevamento alla bocca di Malamocco causa vibrazioni anomale;
  • sono emerse delle criticità sulle cerniere delle paratoie causa ruggine e corrosione;
  • non è stato collaudato il sistema automatizzato che dovrebbe impedire alle paratie di abbassarsi sotto la spinta del vento e delle onde;
  • non esiste una cabina di regia né un protocollo d’intesa che dialoghi con tutte le istituzioni:
    • capitaneria di porto,
    • Comune di Venezia,
    • Regione
    • Provveditorato
    • Prefettura
  • Per il sollevamento del MOSE occorrono quattro squadre composte da 20 persone specializzate. Al momento non sono state formate.

Le bocche di accesso alla laguna 

Le denunce e gli esposti

Già dal momento della progettazione, professionisti e comitati contrari alla tipologia dell’opera, hanno notificato agli organi competenti i difetti della barriera idraulica.

Armando Danella ex responsabile della Legge Speciale per la Salvaguardia della Laguna di Venezia, in una intervista del 2014, dichiara che dal 2006, all’approvazione dei lavori da parte del governo Prodi, aveva sentito odore di tangenti, poiché ogni discussione era stata interrotta dal governo, nonostante il parere contrario del CTL (Comitato per la Tutela della Laguna) e quelli dell’allora ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e della ricerca scientifica, Fabio Mussi.

Dannella ricorda che una delle ragioni del sospetto era l’irragionevole stop a ogni altro progetto alternativo, come evidenziato da esperti come Luigi d’Alpaos, ordinario di idraulica all’Università di Padova, il quale sosteneva che la miglior soluzione contro l’acqua alta era la riduzione delle bocche di porto, ma il governo diede via i lavori ugualmente. L’allora sindaco di Venezia Massimo Cacciari votò contro l’apertura dei lavori.

Nel 2013 l’associazione “Ambiente Venezia” assieme all’assemblea permanente “No Mose” e altri influenti personaggi, hanno presentato un nuovo esposto alla Corte dei Conti e alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo sul sistema di paratie del MOSE, dove oltre i difetti dell’opera veniva segnalata un’illegalità diffusa e si chiedeva la sospensione dell’archiviazione delle indagini relative a petizioni precedenti. L’anno dopo scoppiava lo scandalo.

Le bocche per le grandi navi

La portata idraulica cresce con l’aumento della sezione del condotto. Per consentire l’ingresso in laguna delle navi da crociera fino a 96.000 t. attraverso la bocca di porto di Lido, dirette verso il canale della Giudecca, e i mercantili a Porto Marghera attraverso la bocca di porto di Malamocco, si sono dovute aprire sul lido sezioni profonde 14 m e larghe fino a 100. 

Le grandi navi sono un controsenso. Nessuna nazione metterebbe a rischio una città come Venezia per tirar su quattrini. Da noi accade, nonostante anni di dibattiti, incidenti e denunce influenti.

canale della Contorta

Nel 2014 è stato bloccato il progetto del canale della Contorta-Sant’Angelo, come diramazione del canale Malamocco-Marghera, alternativa al transito delle navi lungo il canale della Giudecca. Una proposta controversa da un punto di vista ambientale. Le navi passano ancora, le porte sono aperte.

Il progetto MOSE avrebbe dovuto chiudere le bocche sul lido. A quanto pare si sta perlomeno provando. Storicamente retrocedendo, sarebbe stato bene interpellare il quasi omonimo Mosé. La letteratura ci riporta che con l’acqua ci sapeva fare e andando un po’ più a fondo, in quella storia dell’Esodo, la luna e le maree c’entrano, l’altezza dei mari pure, e vi è parecchia verità.

 

Foto: progetto Mose Venezia, YouTube.com, Comune di Venezia

Alcune fonti:

https://www.youtube.com/watch?v=yMtw7CXYpzo

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/11/13/mose-venezia/44341/

https://www.youtube.com/watch?v=kdBVxuy9EvU

https://www.huffingtonpost.it/2014/06/04/mose-intervista-armando-danella_n_5445373.html

http://www.nograndinavi.it/wordpress/wp-content/uploads/2013/05/2013-Carteggio-con-Commissione-Petizioni-Parlamento-Europeo-sul-MOSE.pdf

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Articolo pubblicato il 06/12/2019