Libia, passa la linea di Putin: Haftar ha accettato la tregua

Il generale della Cirenaica cede alle pressioni del Cremlino. Ma già avverte Sarraj: "La nostra reazione sarà severa se la tregua verrà violata"

"La nostra reazione - ci ha, tuttavia, tenuto a sottolineare - sarà severa se la tregua verrà violata dal campo nemico". Dopo lunghe pressioni diplomatiche il generale, che è a capo delle milizie della Cirenainca, ha accettato così quanto contenuto nell'intesa siglata giorni fa da Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan.

 

Le mosse di Putin.

A esercitare la pressione maggiore su Haftar è stato proprio Putin che, come già in altre occasioni, si è dimostrato determinante nel segnare il passo delle trattative.

Ricevendo a Mosca il cancelliere tedesco Angela Merkel, che gli ha di fatto concesso un ruolo di primo piano nella prossima Conferenza di Berlino, Putin ha usato tutto il proprio carisma per ottenere una tregua che mira a tentare di stabilizzare la Libia dopo i recenti scontri militari.

 

La trattativa con gli alleati

Oggi, per tessere questa tela diplomatica, Putin ha parlato al telefono con l'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, e poi con il principe ereditario emiratino, Mohamed bin Zayed, ritenuto principale sponsor di Haftar, per invitarlo a convincere l'uomo forte della Cirenaica a deporre le armi.

"Come noi abbiamo convinto Serraj, stiamo aspettando che i nostri amici russi riescano a convincere Haftar", aveva detto dal canto suo, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavosoglu. E così è stata.

L'apertura è arrivata quando, in serata, un consigliere di Haftar ha chiesto determinate "condizioni" per poter accettare la tregua.

 

Le reazione di Sarraj

A questo punto non resta che attendere la reazione del capo del governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, che, giusto questo pomeriggio incontrando il premier Giuseppe Conte a Roma, aveva assicurato che avrebbe accolto qualsiasi iniziativa per il cessate il fuoco, "a partire di quella tra Turchia e Russia", ma che non la avrebbe mai accettata se non accompagnata dal "ritiro dell'aggressore Haftar" di cui ha ribadito di non fidarsi affatto.

 

Ilgiornale.it

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Articolo pubblicato il 12/01/2020