Finalmente un taglio delle tasse

Approvata in via definitiva la scelta di abbassare il cuneo fiscale per alzare gli stipendi

Negli ultimi giorni, gli argomenti più in voga su giornali e mass-media sono stati le imminenti elezioni in Emilia Romagna, la decisione di mandare a giuidizio Matteo Salvini e la metamorfosi dei due partiti di Governo, dal momento che Zingaretti vorrebbe cambiare il nome al partito e Di Maio ha deciso di lasciare la carica di leader del M5S.

Sulle votazioni in Emilia Romagna, si è detto già molto e appare chiaro che la partita di giocherà al fotofinish, con un centro-sinistra che punta tutto su quanto di buono è stato fatto nella Regione tra le meglio governate di Italia e una destra (il centro berlusconiano ormai non esiste più) che fa leva su queste elezioni per tentare di detronizzare definitivamente l'Esecutivo.

La fantapolitica però deve lasciare spazio anche a una questione tra le più ataviche del nostro Paese, una questione di quelle che prendono sia la pancia che la testa degli Italiani sempre, giustamente, pronti a sottolineare come le tasse siano sin troppo alte e gli stipendi sin troppo bassi rispetto alla media dei Paesi europei più simili al nostro.

Il Governo non votato dal popolo, come direbbe qualcuno senza ricordarsi che il popolo non vota i Governi ma i Parlamenti e pertanto quello attuale è di maggioranza più del precedente essendo PD e M5S i due partiti con più parlamentari, ha preso la decisione di tagliare finalmente il cuneo fiscale sul lavoro dipendente: da questo luglio 2020 tutti gli Italiani con un reddito annuale sotto i 40.000 euro, ossia quella classe media sempre più impoveritasi, avranno in busta paga un centinaio di euro in più, in funzione del loro stipendio lordo.

Questa notizia dovrebbe risuonare come un cambiamento epocale, una maggiore attenzione a quella classe sociale (media e da lavoro dipendente) che le tasse le paga tutte, a differenza di altre classi (gli autonomi) che troppo spesso riesce a farla franca tra un condono e una evasione.

Pare, invece, che i temi del Paese siano sempre quelli del tornare a votare, della baruffa tra un leader politico e l'altro, dell'immigrazione unica responsabile dei mali del Paese, del lo-facciamo-perché-ce-lo-dice-l'Europa.

Questo Governo sarà anche un po' strambo, a volte disomogeneo, timoroso di riandare alle elezioni, ma forse bisognerebbe dargli atto che una maggiore lotta all'evasione fiscale (fatturazione elettronica, abbassamento dell'uso del contante), un aumento degli stipendi (non per tutti, alla faccia della flat tax, ma solamente per chi ne ha bisogno), l'evitato innalzamento dell'IVA e una modifica delle giustizia attraverso la cancellazione della prescrizione che ne salvava molti in questo Paese da processi troppo lenti, sono elementi di discontinuità.

Putroppo, in tempi di social, i selfi con il leader di turno, le provocazioni su facebook, le piattaforme come Roussou, le sardine in piazza (ma cosa vorranno poi?) insomma quel triste "gentismo" produce cose considerate più importanti di quello che viene legiferato: ormai è la piazza che conta, non la Politica!

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 25/01/2020