Il Pensiero esoterico di Dante Alighieri: Seconda Parte

La Visione del Mondo di Dante

La Visione del Mondo di Dante

Dante immagina una Terra sferica, allontanandosi già in questo modo dalla cultura di massa. Ipotizza, inoltre, che il demone Lucifero sia precipitato in una zona non troppo distante dalla Groenlandia, creando una voragine conica, il cui vertice corrisponde al centro della Terra e la base l'area vicino a Gerusalemme.

Il cono si formò a causa della caduta di Lucifero: le terre si allontanarono per sfuggire alla presenza del demone e formarono un’isola posizionata nei pressi dell’attuale Antartide. Da quelle terre si innalzò una montagna che sarà identificata con il Purgatorio, sulla cui sommità è collocato il Paradiso Terrestre.

Intorno alla Terra si posizionano 9 cieli: 7 corrispondenti ai Pianeti, dalla Luna a Saturno, quindi l’ottavo cielo (la volta stellata) avvolto dal nono, il Primo Mobile.

L'Universo secondo Anassimene da Mileto ed Empedocle era costituito da Elementii 4: Terra, Acqua, Aria  e Fuoco. Aristotele ne agiunge un quinto: la Quintessenza.

Dante pone gli Elementi Terra e Acqua come costituenti del nostro Pianeta, l’Aria nel Paradiso Terrestre e il Fuoco nel Cielo della Luna. Dal secondo Cielo (Mercurio) fino al Primo Mobile Dante parla di Quintessenza (Etere)

A partire dall’Empireo tutto diviene immateriale. Anche la materia sottile, costituita dalla Quintessenza dei Cieli che vanno dal secondo al Primo Mobile, sembra svanire. L’Empireo, sede della Rosa dei beati vestiti con le bianche stole, non contiene alcuna sostanza materiale. Ancora più in alto, i nove Cori angelici che circondano Dio.

Come si può osservare mano a mano che si sale verso l’Empireo la sostanza della quale è formato il Sistema dell’Universo dantesco si diluisce fino a diventare immateriale: dall’Elemento Terra, il più pesante che contiene la parte grossolana del Mondo, comprendente anche l’Inferno, si “sale” incontrando l’Elemento Acqua, dalla quale emerge l’isola del Purgatorio. Oltre, il Paradiso Terrestre è immerso nell’Elemento Aria, avvolto dal primo Cielo, quello della Luna, che è costituito dall’Elemento Fuoco.

I successivi otto Cieli, da quello di Mercurio fino al Primo Mobile, sono costituiti dall’Elemento più etereo in assoluto: la Quintessenza.

Oltre questo limite non si parla più di materia.

In realtà risulta essere per molti versi difficilissimo ipotizzare la struttura della zona che sovrasta l’Empireo, possiamo solo immaginare con i mezzi che possediamo, un “non Luogo” privo di forma e di sostanza, una presenza di energia infinita e di Amore che circonda e permea tutto l’Universo.

Dante aveva delle profonde conoscenze scientifiche, aveva studiato i greci come Democrito e Ipparco da Nicea. Dal primo ricavò l’idea di una Terra sferica che possedeva una circonferenza accuratamente determinata in 40.500 km, contro i 40.009 km oggi misurati, dal secondo ricavò l’idea della Precessione degli equinozi.

Molti studiosi interpretano le seguenti terzine del Purgatorio come la dimostrazione che Dante conoscesse le stelle del Polo Sud, quindi la Croce del Sud, ed essendo il Purgatorio posto in prossimità del Polo Australe, la prima gente (Adamo ed Eva), trovandosi nel Paradiso Terrestre, alzando gli occhi al Cielo l'avrebbero potuta osservare. 

Il Cielo settentrionale era vedovo poiché non poteva godere della bellezza delle stelle della Croce del Sud:

 

I’ mi volsi a man destra e puosi mente
a l’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’a la prima gente.


Goder pareva’l ciel di lor fiammelle:
oh settentrional vedovo sito,
poi che privato se’ di mirar quelle!
(Purg. I, 22-27)

 

Secondo alcuni studiosi, l’intera cosmologia della Commedia è stata costruita, dal Sommo Poeta, sulla precessione degli equinozi, considerando un ciclo di 13.000 anni terrestri, che equivale alla durata di un semiciclo precessionale (il cui decimo è 1300, l’anno di inizio del suo mistico viaggio).

Sulla datazione cosmologica del mondo si deve ricordare che Dante assegna alla storia umana il periodo di 13.000 anni, che è possibile ricostruire raccogliendo importanti informazioni che ci vengono fornite nella lettura di alcuni canti.

 

LA GENESI DEL MODELLO PRECESSIONALE NELLA DIVINA COMMEDIA – IL COMPUTO DEL CICLO TEMPORALE

https://eterodossia.com/la-struttura-dellinferno-dantesco-e-la-precessione

Nel canto XXVI del Paradiso, Adamo, che finalmente può incontrare Dante afferma che rimase nel Limbo per 4302 anni dopo essere vissuto per 930 anni;
così pure nel canto XXI dell’Inferno, il diavolo Malacoda afferma che erano trascorsi 1266 anni da quando era crollato il ponte sulla sesta bolgia, a causa del terremoto che scosse la terra nell’ora della morte di Gesù.
Considerando che Adamo vide il sole tornare al suo punto di partenza per 930 volte, cioè visse 931 anni e che il compimento dei 1266 anni dalla frana del ponte della sesta bolgia era avvenuto il giorno prima (per cui Dante inizia il viaggio nell’anno 1267 dalla morte del Redentore), allora sommando il numero di anni che si ottengono da queste informazioni arriviamo a 4302+931+1267=6500 anni, corrispondenti esattamente alla metà del ciclo che Dante attribuisce alla storia umana; del secondo e ultimo periodo di 6500 anni se ne parla nel IX Canto del Paradiso, quando Cunizza da Romano dice: "Questo centesimo anno (il 1300) ancor s'incinqua (1300 x 5= 6500), quindi dovranno ancora trascorrere 6500 anni dall’anno 1300 prima del Giudizio universale. La somma di questi due periodi equivale, con un’approssimazione davvero ragguardevole, alla durata del semiciclo precessionale (13.000 anni contro 12.888 anni).

Saremo a questo punto tentati di supporre che l’Incipit della Comedia fosse da interpretare in modo assai differente:

“Nel mezzo del cammin di nostra vita…”

Le parafrasi hanno sempre interpretato il “nostra” come un pluralis maiestatis, riferito naturalmente al Sommo Poeta. Tuttavia se il Venerdì Santo del 1300 corrisponde, nella visione dantesca, al giorno posto esattamente a metà della durata prevista dell’Universo, si evincerebbe che “nostra” vada riferito alla Vita di tutta l’Umanità, considerata nel suo insieme… il ché è molto diverso.

Inoltre, ci si potrebbe domandare come avrebbe potuto Dante essere certo che gli sarebbero restati altri 35 anni da vivere, visto che in quel momento era trentacinquenne?

Tutto l’Universo di Dante è mosso da “cause” incorporee, la materia lo costituisce ma l’Intelligenza d'Amore, come si evince dal Convivio, lo muove e lo anima: «È adunque da sapere primamente che li movitori di quelli [cieli] sono sustanze separate da materia, cioè intelligenze, le quali la volgare gente chiamano Angeli »

Chiaramente queste Forze incorporee son Cause Metafisiche che agiscono sulla materia, pur essendo immateriali.

Dante esprime compiutamente nel Convivio una articolata serie di complicatissime congetture astronomiche che tentano di trovare delle giustificazioni matematiche alla complessa meccanica dell’Universo. Dovendo sempre fare i conti con una visione aristotelico-tolemaica che dona al nostro Pianeta una posizione centrale nell’Universo.

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=36205

 

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Articolo pubblicato il 31/01/2020