Regione Piemonte - Asl: si punta ad azzerare le perdite

Ma chi pagherà il conto?

La scorsa settimana, dinanzi al perdurare di situazioni penalizzanti per il cittadino- utente del nostro sistema sanitario regionale, le affermazioni allarmistiche dell’assessore Icardi sulla necessità di vigilare sui conti traballanti di ASL e Aso, avevano scatenato la presa di posizione dei rappresentanti delle categorie del personale medico e sanitario e creato un certo allarme anche tra gli utenti.

L’assessore aveva dichiarato che stiamo  entrando nella fase maggiormente operativa, con l’esame delle dichiarazioni e eventuali provvedimenti in sede della Commissione Sanità del Consiglio Regionale.

“Sforare i bilanci delle Asl non è più ammissibile e l’Assessorato alla Sanità farà quanto è in suo potere per scoraggiare le Aziende sanitarie a ricorrere al concetto di perdita programmata, che tanti danni sta procurando alle casse della Regione”.

Lo ha annunciato ieri mattina l’assessore alla Sanità nella Commissione consigliare, dedicata all’esame del disegno di legge 68, “Bilancio di previsione finanziario 2020-2022”, per le materie di competenza.

Per farlo sono allo studio alcune “ricette”, precisa l’assessore: il confronto dei bilanci intermedi delle Asl e l’accorciamento dei tempi per la rendicontazione degli obiettivi dei direttori, l’abolizione del concetto di “perdita programmata”; ma anche il ripristino dell’organigramma dell’Assessorato, cui al momento mancano quattro dirigenti sugli otto previsti, il potenziamento delle attività di farmacovigilanza in collaborazione con Aifa e il coinvolgimento di Ires sulle tematiche economico sanitarie.

I commissari dei gruppi Pd, M5s e Luv si sono dichiarati disponibili a collaborare attivamente e costruttivamente con la maggioranza per “far funzionare” la Sanità piemontese sottolineando la necessità di conoscerne con esattezza i dati e le cifre. La discussione sull’argomento continuerà nella prossima seduta.

La Commissione ha anche incontrato - alla presenza della vice sindaca - i componenti della Commissione Sanità del Comune di Torino in merito al finanziamento regionale dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e della domiciliarità.

Si è trattato di un primo incontro, in cui i commissari del Comune di Torino hanno presentato le proprie richieste. Ne seguiranno altri alla presenza degli assessori regionali alla Sanità e alle Politiche sociali.

La vicepresidente della Commissione comunale ha sottolineato che i problemi relativi ai Lea e alla domiciliarità riguardano prevalentemente il Comune di Torino, la cui percentuale di invecchiamento è tra le più alte in Italia e in cui il 40% dei nuclei famigliari è composto da un solo componente. Sono disciplinati dalla legge regionale 10/10 che prevede interventi mirati a favore sia degli anziani non autosufficienti ricoverati in struttura, sia residenti nel proprio domicilio.

“È necessario – ha dichiarato – che la Regione si ponga il problema della programmazione per far fronte a una situazione in cui le richieste sono in continuo aumento e le liste d’attesa sempre più lunghe. Il Consiglio comunale, a tal proposito, ha approvato una serie di documenti e atti d’indirizzo.

 E’ doveroso ogni approfondimento. Prendiamo atto che il rodaggio all’assessorato di corso Regina Margherita è ancora in corso.

I burocrati si esprimono con il linguaggio lontano dal cittadino e adottano tempi lunghi per decisioni che potrebbero indubbiamente essere maggiormente efficaci e tempestive.

L’importante che risolvano al loro interno, incongruità, eventuali sprechi ed eliminino i sentieri tortuosi e contorti del processo decisionale, che producono quasi sempre effetti negativi sull’utente. Ben venga il ritorno alla congruità gestionale. Grideremo all’allarme se, seguendo la triste fase della gestione Saitta, la mazzata cadrà esclusivamente sul capo dell’utenza.

L’assessore Icardi, s’investa del problema del cittadino! Lei in questi mesi ha visitato nosocomi ed ambulatori e, soprattutto ha dialogato con medici e cittadini.

Se del caso, non esiti a mortificare la prosopopea di burocrati sempre più assenti e lontani da quel che succede veramente nei nostri luoghi di cura.

 

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Articolo pubblicato il 11/02/2020