Le accuse a vanvera del premier Conte ai medici ed infermieri di Codogno, le stiamo pagando anche con ripercussioni internazionali.
Stiamo aspettando l’ennesimo bollettino della protezione civile sui guariti ed i probabili nuovi casi di presunto contagio. Ma purtroppo temiamo anche la farneticante giravolta che il nostro presidente del Consiglio pro tempore metterà in scena, stile elefante in cristalleria, per cercare di aggiustar la sua malconcia popolarità, già ampiamente minacciata e in calo vertiginoso.
Clima non propizio per l’esito del referendum che dovrebbe tenersi a fine mese, in quanto, prima ancora di approfondire le conseguenze insite nel taglio dei parlamentari, da più parti sta montando la richiesta di mettere in quarantena la classe politica romana che sino ad oggi ha solo contribuito a creare il clima di terrore intorno al Coronavirus.
E’ salutare ripercorrere le tappe seguite alle pagliacciate di Conte e dei suoi segugi nei ristoranti cinesi e nell’elogio della normalità, per poi sprofondare in allarmismi e accuse fuori luogo.
Ci riferiamo, in modo specifico, alla polemica durissima che ha opposto il Presidente del Consiglio ai governatori delle regioni, culminata nella minaccia di Conte di revocare i poteri sanitari agli stessi governatori.
Ora quando, in una situazione di crisi nazionale, il popolo vede i responsabili litigare fra loro, prova un profondo disgusto e disagio, e si sente in pericolo, tanto più che questa volta è in ballo la salute stessa dei cittadini. E tende inevitabilmente, il popolo, a riversare la propria riprovazione su entrambi i contendenti, giudicandoli entrambi irresponsabili.
Poi, incurante dell’abnegazione dimostrata e dei rischi personali corsi da medici ed infermieri sempre in prima linea, ma disconosciuti, il fallocrate Giuseppe Conte ha puntato il dito contro i medici dell’Ospedale di Codogno, accusandoli in maniera del tutto ingiustificata di non rispettare i protocolli e di causare quindi la diffusione del virus.
Con questo, il presidente del Consiglio, non solo ha offeso ingiustamente medici e infermieri che erano sul fronte più esposto della battaglia (e taluni dei quali hanno pure contratto la malattia per l’assistenza continua prestata ai malati), ma ha di fatto annunciato al mondo che in Italia non si rispettano i protocolli, e quindi il virus non è contrastato adeguatamente e si sta diffondendo.
Quali sono state le conseguenze a vasta scala delle riprovevoli affermazioni di “Pino il foggiano”?
Si è scatenata la reazione immediata di molti paesi europei e non solo, di stendere un cordone sanitario attorno al nostro paese, isolandoci da tutto e da tutti. Sono saltate decine di migliaia di prenotazioni turistiche, le mete italiane sono state cancellate dai tour operator per le prossime vacanze, le merci italiane vengono bloccate ai confini, le ordinazioni industriali cancellate. I danni economici appena evidenziati, stanno creando panico in quasi tutte le attività produttive, turistiche e del commercio.
Avremo modo di valutarne la portata e raccogliere i cocci. Ma non è finita. Abbiamo inoltre assistito ad uno scaricabarile isterico ed a catena all’Ordine dei medici che attacca altri enti per inadempienze, tutte da dimostrare, su guanti e mascherine, o a provvedimenti tra loro del tutto contrastanti come quelli di vietare partite di calcio anche delle serie inferiori, che si svolgono all’aperto e con scarso numero di spettatori, e di non porre limitazioni alla circolazione delle metropolitane che possono essere stipate all’inverosimile.
O consentire, non badando al sovraffollamento, ai supermercati di assecondare le fobie di coloro che, turbati dal verbo del nostro presidente del Consiglio, si ammassano e fanno incetta di carta igienica ed acqua minerale.
Poi, per completare lo scenario del grottesco si sono messi alcuni proprietari di case del Sud-Italia che hanno esposto i cartelli “Non si affitta ai settentrionali”.
Dimenticando che senza il lavoro e l’utilizzo delle entrate fiscali provenienti dal laborioso e vituperato Nord, da decenni il meridione sarebbe stato sommerso dai fetidi e nocivi rifiuti, come ampiamente documentato dalle discariche abusive, ed all’aperto che alimentano il business lucroso in mano alla mafia.
Purtroppo questa è l’Italia, con tutte le sue miserie e con il pesce che ormai puzza sempre più dalla testa.
Con questa situazione dobbiamo fare i conti. Così come, purtroppo, siamo costretti ad assistere alle iniquità governative.
Fino a quando?
Francesco Rossa - Direttore editoriale
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Articolo pubblicato il 01/03/2020