Elogio dell’Innocenza

Un'altra Virtù "Capitale": l'Innocenza. Impariamo a diffidare degli adulatori e dei loro falsi sorrisi, ed a gioire invece dei successi altrui.

Elogio dell'innocenza

 

C’è una parola buddhista che indica una condizione o un moto dell’animo raro e prezioso: mudita, ovvero la gioia per il benessere altrui, una gioia empatica o consapevole purtroppo difficilissima da trovare, soprattutto in età adulta, una virtù che va oltre il rapporto e l’amicizia personale e attiene alla sfera del bene universale.

Non mi addentro in un ambito, quello delle conoscenze buddhiste, che non conosco abbastanza per farlo, ma la virtù di gioire per il successo, la fortuna o anche solo un meritatissimo premio di un altro, tanto più di un amico, è una condizione dell’animo tanto meravigliosa e appagante quanto rara, da sottolineare in ogni modo, da gustare fino in fondo quando si ha la fortuna di incapparvi.

Banalizzando, è il contrario dell’invidia, uno dei mali più gravi e diffusi nel nostro mondo, oggi come sempre, purtroppo.

Bisognerebbe invece amare gli altri davvero, adoperarsi   perché i loro sforzi vadano a buon fine, aiutare tutti nel loro cammino di perfezionamento interiore, senza dare consigli non richiesti, ma semplicemente mostrando a chi ottiene ciò che desidera la nostra partecipazione sincera alla sua gioia e alla sua soddisfazione, senza se e senza ma.

La virtù più generale, di cui la gioia empatica per il bene altrui è una bellissima declinazione, è  a mio avviso l’innocenza; chi è innocente davvero è colui che è riuscito a mantenere il fanciullino pascoliano dentro di sé, ad ascoltarne le parole incerte ma piene di profondità, colui che ha il coraggio di dire che il re è nudo tra la folla di adulatori e lestofanti pronti a negare l’evidenza pur di ottenere il favore, non importa se presunto o temporaneo, del potente di turno.

Ancora, è l’amicus certus di Cicerone e di Ennio, colui che non solo ci aiuta nelle difficoltà (amicus certus in re incerta cernitur), ma ci ama sinceramente e con innocenza d’animo, tanto felice dei nostri successi quanto partecipe delle nostre difficoltà: ma stiamo attenti, sono tanti i benefattori-a-metà che soddisfano il proprio ego elargendo aiuti e benefici che tutto sommato non costano loro poi tanto.

In compenso, quanto si beano della riconoscenza dei più sfortunati, quanto godono nel sentirsi ringraziare! E quanto sono felici dopo aver fatto la propria visita in ospedale o il bonifico richiesto, di tornare con sollievo alla propria tavola imbandita in attesa di una serata a teatro! Quanto siamo lontani dalla virtù!

Torniamo invece all’innocenza e mescoliamo un po’ le carte, facciamo incontrare Cicerone con Buddha e Pascoli con Andersen e i fratelli Grimm, immaginiamoci che Cenerentola avesse una sorellastra cattiva e una buona, sua amica e compagna di sventura nella buia soffitta del palazzo della matrigna cattiva, confondiamo le favole e facciamole finire diversamente.

L’imperatore diventa il principe che s’innamora perdutamente della ragazza vestita di stracci che ha avuto il coraggio di dirgli che stava ballando con lei in mutandoni e camicia, la fata madrina diventa la sorellastra-amica vera che aiuta Cenerentola a fuggire dai cortigiani inferociti che vorrebbero linciarla, colei che infine, quando ormai le acque si sono calmate e Cenerentola riesce a calzare la scarpina di cristallo, gioisce dal più profondo del cuore nel vedere realizzato il sogno della sorellastra, condivide la sua felicità come farebbe un bambino vedendo la mamma sorridere perché ha appena avuto una buona notizia.

Certo nella nostra nuova favola Cenerentola e il principe/imperatore chiamerebbero a palazzo anche lei e la farebbero vivere con loro, rigorosamente felice e contenta. Ma nella realtà mi piace immaginare la sorellastra buona come un giovane monaco buddhista o francescano che si allontana dal palazzo nel suo povero saio, ma con un sorriso ricchissimo sul viso; quello che comprende la gioia di tutte le gioie umane insieme, possibile solo sul volto di un innocente.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 03/03/2020