Uomini che si distinsero durante l’epidemia di peste del 1630 a Torino

Onore a Giovanni Francesco Fiocchetto e Gianfrancesco Bellezia

Durante l’epidemia di peste che sconvolse Torino nel 1630, ci furono alcuni uomini che si distinsero per il loro impegno e le loro capacità.

 

Di fondamentale importanza furono la figura dell'archiatra e protomedico di Casa Savoia Giovanni Francesco Fiocchetto e dell’allora neosindaco Gianfrancesco Bellezia.

 

Il primo è il più famoso tra i vari medici che rimasero in città durante la pestilenza ed è per questo conosciuto come il medico della peste per essere intervenuto tra il 1630 ed il 1631, instaurando una rigorosa disciplina sanitaria tra la popolazione torinese che avrebbe fatto scuola negli anni a venire.

 

Il secondo rimase in maniera pressoché continuativa in città, che fu invece abbandonata dalle maggiori figure istituzionali. Gli stessi Savoia si rifugiarono a Cherasco.

 

Eletto Decurione nel 1628 e poi primo sindaco della città proprio nel funesto anno 1630, Bellezia affrontò coraggiosamente il suo mandato diventando il fulcro dell'organizzazione sanitaria attivatasi per affrontare l'emergenza. Inoltre, dovette anche contenere l'isteria del popolo nei confronti di episodi di sciacallaggio.

 

L'epidemia, seppur gestita con coscienzioso scrupolo, fu debellata solo verso novembre del 1630, con il favore del freddo.

 

Su una popolazione di circa 25.000 abitanti, Torino contò la perdita di ben 8.000 persone.

 

Nell'anno seguente e in quello successivo fu però registrato un numero enorme di matrimoni.

 

Il 7 aprile dello stesso anno la Pace di Cherasco decretò la fine della guerra per la successione del Ducato di Mantova e si andò quindi ristabilendo un relativo equilibrio; dal mese di settembre i registri di Torino tornarono a riempirsi di nuove nascite.

 

Tuttavia, ci vollero quasi due secoli prima di raggiungere nuovamente il numero di abitanti precedente al 1630.

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Articolo pubblicato il 06/03/2020