Storia postale del Regno di Sardegna: Le lettere «in corso particolare» e i «cavallini»

Ricerca di Francesco Aragno - Prima puntata

La ricerca del dottor Francesco Aragno «Le lettere “in corso particolare e i “cavallini”», nella stesura definitiva e completa, non può essere classificata nella cosiddetta “storia minore”, semmai nella “grande storia” postale del Regno di Sardegna. 

Lo esige la ricchezza dei dati e l’approfondimento dell’argomento, rendendo il tutto una pubblicazione degna di nota e di consultazione per studiosi e cultori della materia.

Aspetti parziali della suddetta ricerca, utilizzati da redattori per specifici interessi, sono già stati sintetizzati e pubblicati in diverse riviste di Filatelia e di temi similari.

L’Autore in sostanza raggiunge due obiettivi di notevole rilevanza documentale e storica, evidenziando quanto segue:

1)- La Carta Postale Bollata (i cosiddetti “Cavallini”) furono in Piemonte i precursori dei francobolli.

2)- In Piemonte il Servizio Postale privato fu riconosciuto al tempo come servizio legale “particolare”, nell’eccezione piemontese e francese del termine, cioè “privato” per favorire le attività commerciali e imprenditoriali.

Questo come complemento e integrazione del servizio pubblico.

Da rilevare il fatto curioso che in epoca recente il Servizio Postale “privato” ha soppiantato alcuni anni fa quello pubblico, quando Poste Italiane è diventata una S.p.A.

Le seguenti anticipazioni vogliono essere un riferimento per agevolare il percorso che il lettore vorrà intraprendere nel visionare l’allegata ricerca.

Nel contempo colgo l’occasione per ringraziare l’Autore per la sua continua e fattiva collaborazione (m.b.).

STORIA POSTALE DEL REGNO DI SARDEGNA.

LE LETTERE “IN CORSO  PARTICOLARE” E I “CAVALLINI”

Francesco Aragno

 

Alla fine del Settecento nel Regno di Sardegna una serie di Rotte di Posta collegavano la Capitale, Torino, con le principali località della Terraferma.

Un Regolamento del “Corso Pubblico”, approvato con Regie Patenti del 19 settembre 1772 ne stabiliva le finalità, i diritti e le tasse da pagare, le rotte e le stazioni di posta, il funzionamento e l’organizzazione.

È un volumetto di 53 pagine con Regolamento e rotte di posta.

“I vantaggi, ed i comodi, che dallo stabilimento delle Poste derivano al commercio, ed al pubblico, ci hanno determinati a dare quelle disposizioni, che render possono più accertato un così riguardevole benefizio; quindi è, che dopo di avere fatto raddoppiare in ogni settimana la partenza, e arrivo delle porte, ed estendere queste a molti luoghi, che per lo addietro non ne profittavano, con essersi anche migliorate le strade nella maggior parte delle Provincie, abbiamo pensato di rendere uniformi in tutti gli Stati nostri di terra ferma quelle leggi, che riguardano la buona direzione delle porte, la giurisdizione sopra di erte , la più pronta loro spedizione, e le maggiori agevolezze del corso pubblico , con far altresì note le nuove tariffe de’ diritti, e delle tasse, che in conseguenza delle accennate variazioni resta necessario di fissare per l’esercizio.”

“Poiché per mezzo della Direzione generale delle Poste e degli Uffizi, che ne dipendono, si esercita colla maggiore cautela, e prontezza a vantaggio della corrispondenza pubblica il diritto Regale della privativa spedizione delle lettere, e de’ pieghi, sarà in conseguenza proibito a chicchessia, sotto pena di scudi venti, di esercitare con qualsivoglia nome o pretesto il servizio di porta lettere o pieghi negli Stati di S.M. da una Città, terra, o luogo ad altri, salvo a coloro, che saranno a tale fine preposti, deputati, ed approvati dalla Direzione generale colla spedizione delle solite patenti.

Que’ pedoni ai quali dalla Direzione generale è permesso di portare, e ricevere lettere ne’ domini confinanti, non potranno da questi Stati estrarre veruna lettera, o piego, che non siasegli prima apposto il segno, o sia bollo dai rispettivi commessi degli Uffizi di posta, e nel ritorno dovranno pure presentare, e far bollare all’Uffizio di posta più vicino ai confini, che verrà loro particolarmente assegnato, tutte le lettere, ed i pieghi portati da’ paesi esteri, sotto la pena prescritta nel paragrafo precedente”

”Affinchè l’esecuzione delle avanti espresse provvidenze non apporti alcuno impedimento alla corrispondenza interna da un luogo all’altro, sarà facoltativo alle Comunità, nelle quali non sono stabiliti gli Uffizi di posta, di presentare un pedone, a cui sarà data la patente senza costo di spesa.”

Occorrendo dopo la partenza degli ordinari, o dei suddetti pedoni, qualche premura per il porto delle lettere, sarà permesso di consegnarle a qualunque latore e purchè non me porti un numero maggiore di tre.

Riepilogando:

- Il servizio di posta era un servizio pubblico (“corso pubblico”) efficiente grazie alla nuova riorganizzazione, nuovi percorsi, nuove stazioni di posta e miglioramento della rete stradale.

- A disposizione del pubblico e delle attività economiche

- Il costo del servizio veniva recuperato attraverso una tassa di “bollo”, calcolata in base alla distanza, al numero delle stazioni di posta.

- Si voleva evitare la concorrenza al servizio pubblico ed era prevista una multa di venti scudi, (uno scudo piemontese era di 6 lire d’argento di circa 5 gr).

- Il servizio di posta era solo bisettimanale tuttavia “Occorrendo …qualche premura” era concesso portare fino a tre lettere, da parte di chiunque (“qualunque latore”) senza necessità di passare per l’Ufficio di posta a pagare la tassa del bollo. Potevano essere dei corrieri a piedi o a cavallo, distaccati espressamente per una missiva, da qui il nome di  “corriere espresso” di cui è rimasto poi solo il termine di “espresso”

- Anche corrieri di altri Stati potevano trasportare lettere nel territorio del Regno purché facessero “bollare” la o le lettere nel più vicino Ufficio di posta, e la tassa da pagare era quella vigente in base alla distanza ed al numero di poste del percorso.

- Per le località non servite dalle poste del corso pubblico, le autorità locali potevano (“sarà facoltativo”) segnalare il nome di un pedone, che veniva autorizzato a trasportare le lettere dalla stazione di posta al suo Comune.

- Si parla di “pedone”, ma non è escluso che per certe distanze potesse servirsi di un cavallo.

Queste disposizioni sul “bollo” da applicare sulle lettere sono state la disperazione dei collezionisti e degli studiosi di Storia postale nella loro vana ricerca. I primi bolli sulle lettere compaiono solo dopo l’occupazione napoleonica nel breve periodo della Nazione Piemontese (1800-1801) sostituiti poi dai bolli napoleonici dipartimentali ed il servizio della posta fu riorganizzato sul modello francese.

Francesco Aragno - Fine della prima puntata - continua

 

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Articolo pubblicato il 09/03/2020