La più grande pandemia nella storia dell'umanità fu la Peste Nera che colpì l'Europa nel 1347 e durò 5 anni

Oggi, con il Coronavirus, la storia si ripete?

La più grande pandemia nella storia dell’umanità fu la Peste Nera, detta anche la Grande Morte o la Morte Nera.

 

Colpì l’Europa dal 1347 provocando in pochi anni la morte, solo nel vecchio continente, di decine di milioni di persone, verosimilmente un abitante su tre, in alcune città anche un abitante su due.

 

Il ceppo della Peste Nera pare venisse dalla Cina, o meglio dal Deserto del Gobi in Mongolia.

 

Trasportato dai ratti e dalle loro pulci, il batterio Yersinia pestismutò in modo da assalire anche l’uomo e garantirsi la sopravvivenza e la diffusione sul nuovo tipo di ospite umano.

 

Questa terribile pestilenza, partita ufficialmente (secondo i resoconti dell’epoca) tra il 1340 e il 1345 dall’Asia centrale, si spostò poi lungo la Via della Seta, raggiungendo nel 1346 la colonia genovese di Caffa in Crimea.

 

A Caffa seguì l’uomo sulle navi genovesi, che ai primi di ottobre del 1347 attraccarono nel porto della città di Messina, che fu subito contagiata.

 

Da Messina la peste si propagò prima per tutta l’isola, per poi raggiungere, in dicembre, Reggio Calabria.

 

All’inizio della primavera del 1348 l’epidemia colpì Amalfi e Napoli.

 

Dalla Sicilia la peste si diffuse in Nord Africa attraverso Tunisi, mentre la Sardegna e l’Elba furono colpite, via mare, già nel mese di dicembre.

 

Nel gennaio 1348 le galere genovesi, facendo scalo nei porti di Pisa e Genova, inaugurarono un nuovo itinerario di contagio.

 

Di qui, infatti, la peste si diffuse in tutta l’Italia settentrionale e contestualmente anche Venezia ne fu colpita attraverso la Dalmazia e la Grecia che erano già state contagiate.

 

A metà del 1348 la peste aveva raggiunto anche la Francia e la Spagna, mentre a fine anno giunse in Inghilterra, Scozia e Irlanda.

 

Successivamente il contagio colpì Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Austria e Ungheria.

 

A metà del 1349 giunse in Scandinavia, nel 1350 in Svezia e nel 1351-1352 anche nell’attuale Russia.

 

Nel 1353, dopo aver infettato tutta l'Europa, i focolai della malattia si ridussero fino a scomparire.

 

Secondo le cronache dell’epoca, la gente moriva nelle case, nei palazzi, anche per le strade, sulle navi in viaggio per cercare salvezza dopo essere fuggita dalle proprie città.
 

Morirono contadini e cittadini di ogni estrazione sociale, molte persone povere, ma anche medici, giudici, vescovi e nobili di alto rango.

 

Si calcola che la peste nera uccise circa venticinque milioni di persone, un terzo della popolazione europea dell'epoca, mentre per le vittime in Asia e Africa mancano fonti certe, ma i decessi furono, anche in queste zone, dell’ordine dei milioni.

 

Una delle città più colpite fu Venezia, una vera capitale europea del tempo.

 

Basti pensare che, a quei tempi, Venezia contava più abitanti di Londra.

 

Al riguardo si stima che tra il dicembre 1347 e il maggio 1349, la città di Venezia perse circa il 60% della popolazione, vale a dire tra le 72.000 e le 90.000 vittime su una popolazione che poteva oscillare tra i 120.000 e i 150.000 abitanti, nonostante avesse adottato precocemente la quarantena.

 

Purtroppo, la medicina del tempo non possedeva gli strumenti per combattere la malattia.

 

Addirittura, si pensava che la peste fosse attribuita alla “corruzione dell’aria” provocata da una cattiva congiunzione degli astri.

 

Da qui i consigli di rifugiarsi in campagna, lontano dall’affollamento delle città o di chiudersi in casa.

 

Incredibile, quest’ultimo rimedio sembra un’analogia con i giorni attuali.

 

Di fronte al dilagare rapido e inesorabile del male, l’impotenza e il terrore provocarono nella folla comportamenti isterici.

 

Al riguardo, non vi viene in mente qualche caso di isterismo o psicosi di questi giorni ? Ecco un’altra analogia con il passato.

 

In conclusione, la Morte Nera del 1347-1352 non fu l’unico episodio pandemico di peste registrato nella storia dell’umanità, ma rimane il caso più violento e il più celebre. 

 

Oggi, nel 2020, cosa aspettarsi dall’epidemia del Coronavirus ?

 

Tranquilli nulla di tutto questo.

 

E’ bello ricordare la storia proprio per capire che quello che stiamo vivendo oggi è qualcosa di infinitamente più piccolo.

 

Mentre allora la popolazione mondiale fu probabilmente dimezzata, quindi con un tasso di mortalità del 50 %, oggi, malgrado la psicosi di telegiornali allarmisti e la disorganizzazione istituzionale italiana ed europea, il tasso di mortalità mondiale (al netto dei contagi avvenuti) è attualmente dello 0,00044649 %. In Italia è invece dello 0,0013597 %

 

Numeri bassissimi che ci inducono a ben sperare.

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Articolo pubblicato il 07/03/2020