Storia postale del Regno di Sardegna: Le lettere «in corso particolare» e i «cavallini»

Ricerca di Francesco Aragno - Seconda Parte - Quinta e Ultima Puntata

 

 

Nella legge 15 febbraio 1852 al Titolo Primo, Capo I, Art. 2 si riafferma "L'Amministrazione delle Poste è esclusivamente incaricata del trasporto delle lettere e dei pieghi contenenti carte, tanto sigillati che aperti, come pure dei giornali, delle gazzette, ed altre opere periodiche nazionali od estere non eccedenti in volume i due fogli di stampa*."

 

All'Art. 3: "Sono eccettuati dal disposto dell'articolo precedente:

"1° Le lettere, i pieghi ed i giornali stati preventivamente sottoposti al bollo così detto in corso particolare."

"2° La lettera che una persona spedisce ad un'altra per mezzo di un espresso.

Di "corso particolare" si parla solo più in questa legge. È eccezionale trovare ancora tali lettere in questo periodo. I servizi postali sono notevolmente migliorati, è stato introdotto il francobollo adesivo, e la quasi totalità del servizio è svolto dalle Poste di Stato. Le prestazioni occasionali dei privati cittadini o dei messi incaricati per-la consegna di una lettera o di un plico non incidono più sul gettito fiscale della privativa delle Poste e lo Stato può ormai disinteressarsi di loro, limitandosi a ricordare l'obbligo del "corso particolare”.

 

La Carta postale bollata ebbe corso fino al 1836 e cessò con il Regio Editto del 30 marzo 1836, quando entrò in funzione una nuova riforma del servizio postale pubblico, che fece venir meno anche le condizioni per il “Corso particolare” ormai in esaurimento perché il servizio pubblico, più efficiente, riusciva a soddisfare abbastanza bene le necessità di tutti.

 

La legge 15 febbraio 1852 riaffermava la privativa postale con l’eccezione, per quanto riguarda il nostro argomento, sia di lettere, pieghi e giornali stati preventivamente sottoposti al bollo così detto “in corso particolare” e sia della lettera che una persona spedisce ad un’altra per mezzo di un espresso. Le stesse eccezioni vengono ribadite nell’art.2 della legge postale 5 maggio 1862 e successivamente nell’art.2 del Testo Unico del 24 dicembre 1899.

Il trasporto delle lettere in “Corso particolare” era previsto nella “Istruzione per il servizio delle corrispondenze” del 1908, nel Codice Postale del 1936 e del 1973.

Venne abrogato coll’art.16 del Decreto Legge n.261 del 22 luglio 1999.

 

Il “Corso particolare” ritornerà ancora nel Novecento come “Recapito Autorizzato” con la possibilità per i privati di inoltrare la propria corrispondenza al di fuori delle Poste di Stato, pagando una tariffa ridotta per mezzo di francobolli dedicati.

Alla fine del Novecento il «CORSO PARTICOLARE» è stato ancora utilizzato nei casi di affrancature particolari (quali, ad esempio, le buste filateliche del primo giorno di emissione) non corrispondenti alle tariffe postali in vigore.

Dal 1998 le Poste Italiane sono diventate una Società per Azioni, quotata in Borsa e partecipata dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè dallo Stato Italiano per il 35%

A gennaio 2018 L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato per oltre 20 milioni di euro “Poste Italiane spa” per abuso di posizione dominante nel mercato del recapito degli invii multipli di corrispondenza ordinaria,

È l’ultimo atto della vicenda. Dopo 200 anni il «corso particolare» ha soppiantato il «corso pubblico»

I “Cavallini”, pur avendo avuto vita breve e limitata, solo 18 anni e solo negli Stati Sardi, hanno avuto grande fortuna e grande notorietà in tutto il mondo. A cosa è dovuta tanta fortuna?

-              all’aspetto estetico? L’incisore Amedeo Lavy era un grande artista e, proprio per questo, passò indenne attraverso i rivolgimenti politici dell’epoca

-              alla magia di quel genietto a cavallo con il corno di posta?

-              all’essere stati precursori del francobollo postale, inventato appena quattro anni dopo in Gran Bretagna da sir Rowland Hill?

-              a tutto questo o a qualcos’altro ancora?

È certo che i collezionisti li hanno cercati, e cercato tanto… e quando non se ne trovavano…. vi fu chi pensò a fabbricarli per accontentali.

COLLEZIONARE I “CAVALLINI” ?

Tirature.

Non ci sono dati ufficiali. Circolano alcune cifre, di cui non è nota l’origine, sulle tirature della prima emissione.:

15 centesimi – 120.000 di cui usati 90.000

25 centesimi – 110 .000 di cui usati 95.000

50 centesimi – 100.000 di cui usati 1.000!

Sia per i Cavallini della prima emissione che per quelli a secco dell’emissione definitiva si possono trovare:

-Fogli interi nuovi originali - rarissimi:

-Lettere viaggiate originali - abbastanza rare.  Hanno maggior valore quelle in cui l’impronta del Cavallino non è interessata da una piega della carta.

-Lettere con impronta del Cavallino su lettere dell’Amministrazione postale – non rare.

-Mezzi fogli nuovi derivanti da lettere usate dall’Amministrazione postale dopo

La cessazione di validità con impronta del Cavallini – abbastanza comuni

-Mezzi fogli della carta postale con filigrana dei Cavallini senza alcuna impronta, derivanti da tagli delle lettere dell’Amministrazione postale dopo eliminazione del testo – comuni, solo curiosità.

Quanto possono valere.

Nell’anno 2019 del bicentenario un importante catalogo attribuiva ai fogli doppi nuovi gli stessi prezzi sia a quelli della prima che della seconda emissione:

15 centesimi 18.000 euro

25 centesimi 21.000 euro

50 centesimi 25.000 euro

Ai fogli usati come lettera:

della prima emissione   della seconda emissione

15 centesimi   4.250 euro         15 centesimi      2.850 euro

25 centesimi      6.000 euro          25 centesimi      3.300 euro

50 centesimi 23.000 euro            50 centesimi 13.500 euro

Non vi è quotazione per i fogli usati come carta d’ufficio dalle Regie Poste

Falsificazioni e reimpressioni.

I marchi in ottone per i Cavallini dell’emissione provvisoria ed i punzoni in acciaio per quelli a secco, purtroppo passarono in mani private.

Prima emissione.  Con questi timbri veri ed anche con altri imitati, furono apposti bolli in varie tonalità di blu su lettere passate alla posta e tassate, posteriori al 1819, ma persino su lettere private di data anteriore al 7 novembre 1818 e su fogli con la filigrana definitiva dei fratelli Capuccino.

Questi bolli sono per lo più del 25c. e l’impronta, invece di cadere sul centro della facciata del mezzo foglio ripiegato, si trova in generale spostata verso l’orlo laterale del foglio.

Qualche volta cade nel bel mezzo dello scritto dell’indirizzo nel tentativo di nascondere la falsificazione.

Similmente furono impressi dei cavallini a secco su vecchi fogli non utilizzati di varie marche private.

Anche questi bolli si riconoscono per il forte spostamento del bollo verso l’orlo della carta e, sotto il bollo, la carta appare più levigata e assottigliata, mentre sotto quelli autentici, la carta non ha subito alterazioni. La differenza è dovuta al fatto che la bollatura degli originali avveniva con un bilanciere, quelli falsi invece a mano.

In altri casi furono utilizzati dei mezzi fogli in bianco con la filigrana Capuccino tagliandoli da lettere d’ufficio, essi ricevettero i Cavallini a secco da 25c. o 50c., impressi talvolta molto bene con punzoni imitati o autentici.

E si è andati oltre. Siccome la richiesta collezionistica dei Cavallini a secco era principalmente per i fogli interi, qualcuno pensò bene di eseguire delle “ristampe” imitanti la filigrana originale.

Con lettera del 23 febbraio 1875 infatti, il signor Carlo Usigli di Firenze ottenne dalla Direzione Generale delle Poste, il nulla osta a riprodurre le “ristampe” dei fogli in questione poiché “trattandosi di oggetti che da lungo tempo sono fuori d’uso, la loro riproduzione non può dar luogo ad alcun inconveniente.” Con buona pace dei collezionisti.

Di questi falsi ne esistono di due tipi, con molto lievi differenze rispetto all’originale, che possono trarre facilmente in inganno.

La conclusione è che i Cavallini sono una collezione molto bella , interessante sotto il profilo storico, estetico e collezionistico, ma occorre molta prudenza a chi voglia accostarvisi. E’ necessario fare riferimento agli esperti, veramente esperti e attrezzati con i mezzi moderni oggi disponibili Gli studi non mancano e dei Cavallini oggi si conosce tutto, anche i trucchi e gli inganni, che però sono quelli che li hanno un po’ screditati.

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BIBLIOGRAFIA

Silvio Sella, La carta postale bollata degli Antichi stati di terraferma del re di Sardegna secondo i documenti degli archivi di stato in Torino, 1917- 1836, Alberto Bolaffi Editore, Torino 1914

Piero Damilano, Cavallini di Sardegna, in Il collezionista -2.1989, Giulio Bolaffi editore, Torino

Alessandro Bertucci, Le filigrane dei Cavallini in Il Foglio U. F. S. n. 180 giugno 2014

Franco Filanci, Il centenario di un centenario,- in Storie di posta, novembre 2018, 18, Cif editore

Francesco Aragno - Seconda Parte - Quinta Puntata - Fine

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Articolo pubblicato il 18/03/2020