Polenta come non te la aspetti.

Una meraviglia di rustico sapore.

Con un poco di zucchero la pillola va giù, … tutto brillerà di più.

 

Così cantava Mary Poppins nel film omonimo.

 

Naturalmente aveva ragione!

E non era la sola a credere in ciò.

 

Molto tempo prima, in tutta la Val Padana, i popoli cosiddetti “polentoni”, ovvero consumatori di polenta, ben lo sapevano.

 

In un contesto di estrema povertà generale, avevano scoperto un ingrediente in grado di trasformare un alimento povero come la farina di mais, che stava alla base della loro dieta, in una “portata reale”.

 

Combinando in modo sapiente la farina di mais, precedentemente trasformata in polenta, ancor meglio se fritta, con lo zucchero, ne ricavarono una delizia in grado di trasformare in meglio ogni cosa.

 

Anche l’umore!

 

Avevano scoperto che per trasformare qualcosa di normale, quotidiano, abitualmente consumato come “l’unica cosa a disposizione” per togliersi la fame, in una leccornia degna degli dei; bastava aggiungere un ingrediente che a quei tempi era considerato un lusso (mentre oggi lo si rifugge indiscriminatamente, come causa originale di tutte le complicazioni dietetiche) e un toccasana per l’umore (in un contesto in cui c’era poco da stare allegri).

 

Avevano scoperto che funzionava.

 

Funzionava allora e continua a funzionare anche oggi, anzi, funziona ancora meglio.

 

Perché?

 

Perché in uno stato di generale insoddisfazione in cui cerchiamo sempre nuovi e maggior stimoli per compensare la mancanza di senso delle cose che facciamo, peggiorando la situazione con altrettante senza senso emozioni a raffica, la ricetta funziona come un “decongestionante” e “riequilibrante”.

 

Non importa conoscere le ragioni chimiche e metaboliche del perché funziona così!

 

Però funziona!

 

E quando ci vuole, ci vuole, checchè ne dicano gli esperti!

 

Foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 04/04/2020