De Fraternitate, meditazioni minime

Un articolo del Gran Maestro Emerito, Prof. Antonio Binni

di Antonio Binni

Libertà: assenza di coercizione e/o di necessità. Esame dell’incerto. Nasce limitata affinché tutti possano vivere in una società con il massimo della libertà reciproca.

Uguaglianza: implica distinzione nella diversità. Fratellanza: è vincolo che unisce. È camminare insieme tenendosi per mano. Libertà – uguaglianza – fraternità: tre ideali proposti insieme, anche se non si sono realizzati simultaneamente.

Nel processo di manifestazione e concretizzazione dei tre ideali, la fraternità è stato indubbiamente quello più trascurato, tanto da essere perfino cancellato dal lessico politico-economico.

Non così, però, in ambito massonico dove la fratellanza è il principio tanto della libertà quanto dell’uguaglianza.

Il trinomio va infatti letto all’incontrario. In quanto fratelli, tutti uguali. In quanto uguali, tutti liberi. Rimane comunque il fatto che, a differenza della libertà e della uguaglianza che possono essere dettate per legge e, storicamente, ciò è avvenuto, sia pure con diversi risultati, la fratellanza non può invece essere imposta. Come dimostra la Storia, se è vero, come è vero, che le forme di fraternità imposte dall’alto sono tutte miseramente fallite.

La diffusione della fratellanza, infatti, può essere rimessa unicamente all’opera e all’impegno degli uomini di buona volontà, nel novero dei quali rientrano ovviamente anche gli operai massoni, oggi impegnati soprattutto su questo versante, visto che la libertà e l’uguaglianza sono ormai – più o meno – conquiste acquisite in tutta Europa, ma non altrove.

Il che obbliga la massoneria universale a vigilare perché le stesse non vengano meno o impoveriscano laddove quel progresso è già stato ottenuto e, nel contempo, a operare laboriosamente laddove quelle conquiste non siano invece state ancora raggiunte.

In questo scorcio storico è dunque incontrovertibile che la propagazione della fratellanza, non teorica, ma incarnata in gesti concreti, è divenuta il fine primario della libera muratoria impegnata perciò a diffonderne l’autentica cultura. Atteso ciò, non inutile appare una riflessione che abbia ad oggetto il suo fondamento e il suo variegato contenuto.

Il fondamento della fraternità è legato ad una discendenza superiore, attinge perciò a una dimensione verticale, originato dalla trascendenza, sia essa la divinità, sia essa l’umanità. Se la paternità di tutti ha origine nella divinità, è lapalissiano che ne discenda la fratellanza per essere tutti figli di un unico padre. La fratellanza diviene così universale.

Il che però ha un senso – e un limite – solo se si presuppone una teologia della creazione. Se l’umanità è invece la cifra comune, la fraternità consegue all’essere tutti figli dell’unica matrice cioè dell’umanità universale. Per dirla in termini figurati, come l’onda appartiene all’oceano, così l’uomo appartiene alla umanità universale, in quanto figlio della stessa.

Viene così definitivamente confermata la natura verticale-trascendente dell’uomo come ente che viene dall’alto. Nella bella lingua greca antica il vocabolo fratello si esprime con la parola adelphos, da a copulativo e delphys, matrice, grembo materno.

Il che mette in luce il legame indiscusso del legame di sangue. Ma il termine ha una gamma di significati assai vasta. Oltre alle persone legate da un vincolo di sangue, il vocabolo designa infatti altresì i correligionari, i commilitoni e pure gli appartenenti ad una comunione che oltrepassa i vincoli di sangue, di religione e di identica sorte.

Quest’ultimo tipo di appartenenza rende fratelli come libera scelta ponderata. Nel che non vi è nulla né di emotivo, né di sentimentale proprio perché l’opzione è frutto di altro. In quest’ottica, la fratellanza è allora una relazione voluta per scelta ideale, dettata da un “comune sentire” dove il “comune sentire” è adesione a principi e valori scelti con libera consapevolezza, connotati dal carattere della reciprocità dove il collante è la lotta costante contro il male che minaccia il mondo.

Da quest’ultimo angolo prospettico, chi è allora il Fratello? È innanzitutto un altro “me stesso”, anche se non perfettamente uguale a me. In lui mi specchio. È il faro, la luce accesa di casa. Non è l’estraneo, il rivale, il nemico, è l’uomo, un essere pari al nostro, impegnato a costruire una convivenza fraterna. La fraternità consente agli uguali di essere persone diverse.

Per questo, è possibilità di confronto, discussione, discernimento in piena fiducia e trasparenza del proprio cammino. È pure esperienza di farsi discepolo quando si ha la fortuna di scoprire un fratello sapiente, Maestro di fede, dottrina e giustizia, che insegna pure l’arte – difficile! – di utilizzare bene il tempo. È la forza che sorregge nelle dure prove.

Corregge in privato, sempre senza giudizio. È, in generale, chi, con cuore generoso, si prende cura degli altri senza nemmeno troppe parole, appena quelle che servono, facendo proprio il nostro cuore ferito, aiutandoci a purificarci dalla mondanità che impedisce di progredire.

È su questo terreno che la fraternità mostra tutta la sua ricchezza e la sua natura reciprocamente proficua, atteggiandosi pure come solidarietà. La solidarietà è così non solo affine alla fraternità, ma pure la dilata senza che la solidarietà degradi mai a omertà, complicità, o semplice interesse umano. La fraternità è la vera sfida alla crisi globale che imperversa e dilania il presente.

Nella realtà di oggi, il dialogo, il paziente faticoso dialogo, è infatti manifestamente insufficiente, non potendo conseguire concrete finalità. In un mondo lacerato, non c’è alternativa. O entriamo nell’arca della fratellanza – un’arca che possa solcare mari in tempesta – o non ci sarà futuro.

Riconoscersi come fratelli e camminare insieme, mano nella mano, diviene allora un imperativo categorico, una prospettiva che ha pure una inevitabile ricaduta politica. In quanto fratelli siamo, infatti, tutti cittadini con uguali diritti e doveri, sotto la cui ombra godono della giustizia. Scompare così la stessa idea di “minoranza” che porta con sé il seme della contrapposta ostilità.

Per raggiungere l’ambizioso traguardo di una convivenza autenticamente fraterna pur nella ineliminabile diversità, occorre però superare una mentalità aggressiva, difensiva, identitaria e di conquista per acquisire uno spirito benevolo, propositivo, aperto e coraggioso. Il che postula un ripensamento e soprattutto un ampliamento del concetto di educazione esteso alle anime, che diventa perciò formazione e, al postutto, processo con una attenzione particolare alle giovani generazioni.

La massoneria è una scuola privilegiata che ha una tradizione di ben trecento anni. Può pertanto essere assunta a esempio da chi è tenuto a propagandare questo ideale: uomini di buona volontà, istituzioni civili, sociali, culturali, educative e religiose. Ci permettiamo di insistere perché, in difetto di concrete iniziative comuni sulla via della fraternità, non esiste altra scelta concreta.

Da qui l’obbligo di recuperare il concetto che la fratellanza umana è la essenza della nostra stessa esistenza. Incamminarsi sulla strada della fraternità in tutte le sue possibili forme diventa allora un dovere categorico ineludibile.

Viviamo in un mondo che si esprime in persecuzioni, terrorismo, fondamentalismi, crisi migratorie, fili spinati che separano, regimi che cadono, nuove alleanze minacciose, guerre, forme tutte dolorose che continuano a inquietarci e a prepotentemente interrogarci.

Solo una Casa comune autenticamente fraterna potrà sciogliere i nodi attuali, altrimenti inestricabili. Ne siamo profondamente convinti. Da qui il finale auspicio che l’umanità sia un unico soggetto del proprio destino.

 

Articolo pubblicato sulla Rivista Officinae della GLDI

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Articolo pubblicato il 02/04/2020