Navi ospedale per alleggerire l’emergenza Coronavirus
Il traghetto Splendid allestito come ospedale galleggiante a Genova

Il vantaggio di navi ospedale, la necessità e la mancanza di unità militari

L’emergenza Coronavirus che sta piegando l’Italia, ha bisogno di presidi ospedalieri con posti letto isolati e sicuri, poiché nei nosocomi intasati da pazienti che necessitano di cure intensive, la triste scelta del “codice blu” è diventata inevitabile.

Il picco dell’epidemia è di questi giorni, destinato a durare fino e non prima della metà di aprile; alcune strutture ospedaliere di supporto stanno crescendo in fretta, altre sono riconvertite; è in ritardo la disponibilità di navi ospedale.

Mentre altre nazioni quali l’Inghilterra e soprattutto gli Stati Uniti stanno attrezzando le grandi navi ospedale delle loro rispettive marine militari, in Italia, stivale immerso nel Mediterraneo con 8000 km di coste, non vi sono unità adibite esclusivamente al ruolo di supporto sanitario.

Nave ospedale americana, grande quanto una portaerei

Laddove lo Stato tentenna, il privato si muove. La nave “Splendid” della linea Grandi Navi Veloci, è stata chiamata a sopperire il vuoto. Da oltre una settimana, nel porto di Genova il traghetto è stato convertito in nave ospedale per pazienti dismessi dagli ospedali. Potrebbe non rimanere l’unica.

Entro lunedì la nave sarà a disposizione della sanità ligure; a bordo sono state attrezzate 25 cabine dotate di sussidi sanitari, in grado di accogliere altrettanti pazienti, ma la capacità del traghetto può arrivare fino a 400 posti.

La nave è raggiungibile con l’elicottero e l’hangar può essere convertito a reparto di rianimazione e di terapia intensiva. Il progetto è stato curato dalla Compagnia di Traghetti del Gruppo Msc, già esperta in operazioni di soccorso effettuate nel 2017 nel Mar dei Caraibi dopo le distruzioni dell’uragano Maria.

La mancanza di unità di soccorso appartenenti alla Marina italiana è una nota stonata, poiché questi tipi di grandi natanti sono presenti nelle marine militari più importanti, e la loro storia è di lunga data.

La Marina di Sua Maestà britannica è stata la prima a dotarsi di tali navi ausiliarie. Allo scoccare della guerra con la Francia del 1689 l’Inghilterra aveva due navi ospedale, aumentate fino a sei nel 1696 e con l’andar dei conflitti, sempre più navi di ogni marina militare sono state riconvertite in ospedali, con aumento di personale medico e posti di ricovero.

La prima nave ospedale italiana risale al 1866, un piroscafo in grado di offrire 100 posti letto, molto utile per i soccorsi nella battaglia di Lissa. Ma è durante le due guerre mondiali che le navi ospedale, spesso ricavate da grossi piroscafi riconvertiti, hanno ricoperto un ruolo sempre più ampio, subendo altresì, numerosi tragici affondamenti.

Nave ospedale Etna affondata nel 1942 con ingenti perdite di vite

Oggi, la marina americana dispone di alcune grosse unità ospedale, e già si stanno allestendo per affrontare l’emergenza Covid-19 che sta dilagando negli USA. La Marina italiana invece, non schiera unità specifiche, comunque vi sono navi dotate di strutture sanitarie ospedaliere, che potrebbero fare la loro apparizione su questo scenario di una nuova guerra.

La portaerei Cavour, ammiraglia della flotta, ad esempio, dispone di due sale operatorie, una sala terapia intensiva, una sala ustionati, tre sale per degenza, due ambulatori, una sala radiologica-Tac, un laboratorio odontoiatrico e una farmacia, un totale di 32 posti letto, oltre a un immenso hangar che potrebbe essere riconvertito. Una grande nave, in teoria utile anche per un pronto soccorso e ricovero per patologie più convenzionali, alleggerendo così gli ospedali. 

Altrettanto, un qualunque vascello multiruolo potrebbe alleggerire la pressione nelle carceri, in questo momento molto a rischio, imbarcando detenuti con pene più leggere, in attesa di tempi migliori

Non essendo ancora operativa la portaelicotteri multiruolo Trieste, attrezzata per operazioni militari, quanto per soccorso in calamità naturali e appoggio alla Protezione Civile, sono state prese in considerazione le unità multiruolo della classe “Santi”, di 8000 t.

Portaelicotteri multiruolo San Marco

Si tratta della San Giorgio, della San Giusto e della San Marco. Purtroppo le prime due sono in quarantena proprio per casi di Coronavirus nell’equipaggio. L’ultima rimane in attesa tra le tre, già usate per missioni di soccorso in numerosi scenari.

Un maggior numero di capienti unità navali ospedaliere, oggi sarebbe un punto di riferimento nel caso il contagio dovesse raggiungere livelli insostenibili in alcune zone d’Italia, soprattutto in Meridione, laddove dovessero risultare insufficienti le strutture esistenti.

Una nave sarebbe in grado di raggiungere in breve tempo un porto vicino all'emergenza, senza bisogno di costruire impegnativi ospedali da campo. Mai come in questa tragica emergenza, la mobilitazione della Marina Militare è auspicata a fianco degli altri corpi militari già operativi nelle zone più colpite dal territorio italiano e soprattutto, è chiamata con i suoi medici e mezzi, ad affiancarsi ai nuovi eroi; civili dottori e paramedici, attualmente Tutti in trincea.

 

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Articolo pubblicato il 02/04/2020