L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa. Lo Stato canaglia si accanisce contro le Regioni ed i cittadini

Nell'affrontare la crisi da Covid-19, Lombardia, Piemonte e Veneto hanno dimostrato in queste settimane di avere visto meglio del governo centrale, ma da Roma è iniziata una guerra contro l'autonomia regionale

Giuseppe Conte ed i suoi accoliti, dopo aver stigmatizzato e deprecato i timori dei governatori del Nord, che ai primi di febbraio invocavano misure preventive e protettive contro i rischi del contagio, sono stati travolti dall’emergenza, senza muovere un dito, ma affidandosi alla burocrazia ministeriale crapulona, ed oggi, non percepiscono neppure di aver sulla coscienza gli oltre 15000 deceduti, anche e soprattutto a causa di  ritardi e del pressapochismo con i quali il Governo ha fatto partire la macchina della mobilitazione e dei soccorsi.

Senza neppure vergognarsi, per nascondere  le improvvisazioni romane, Conte e i suoi ministri, hanno fatto circolare la suasion volta a invocare unità, a chiedere anzi pretendere che le polemiche siano rinviate a dopo.

Nei fatti, però, sta diffondendosi una critica sempre meno strisciante e più esplicita da parte di membri del governo verso l’operato delle Regioni, in particolare Lombardia, Piemonte e Veneto, nelle strategie anti Covid19. 
La polemica si è fatta più forte soprattutto di fronte ad alcune scelte che queste regioni hanno operato, contro il parere delle autorità centrali e che però si sono dimostrate azzeccate.

Occorre partire dal ragionamento in solitaria, che le regioni hanno fatto, mentre il numero dei morti e contagiati stava inesorabilmente salendo. Senza letti di rianimazione disponibili, falcidiati dalle riforme centraliste di Monti e Renzi, ogni mezzo per arginare la mortalità risultava vano. La situazione sarebbe divenuta incontrollabile e priva di argini. Così, senza alcun supporto governativo, con il sostegno determinante di privati e forze economiche locali, le Regioni si sono ingegnate per poter disporre, con la massima celerità e in condizioni di emergenza di nuovi e numerosi posti letto attrezzati di rianimazione.

L’esempio più eclatante è quello dell’Ospedale con 300 letti di terapia intensiva realizzato in meno di 15 giorni dalla Lombardia nei padiglioni di FieraMilano. Progetto osteggiato a lungo dalla Protezione Civile nazionale e dal suo capo, lo pseudo competente Borrelli, con l’evidente avallo del governo (furibondo anche per il ruolo di Bertolaso). Progetto, anzi realizzazione, che oggi appare a tutti la scelta giusta per dare un sollievo agli altri ospedali non solo della Lombardia ma di tutta Italia.

Ma la stessa ostilità si è manifestata verso il Veneto che ha scelto a proprie spese un maggiore utilizzo dei tamponi nei confronti dei cittadini, una decisione che sta dando risultati insperati, ma che da Roma si era a lungo cercato di impedire.  E si ha notizia che addirittura due regioni come Toscana e Puglia hanno da pochissimo cominciato a testare alcune apparecchiature, sconsigliate dal centro, che sembra possano dare risultati positivi.

Il Piemonte ha cercato di  allestire in pochissimo tempo l’ospedale di Verduno, sotto la  guida del dottor Monchiero, da destinare interamente ai pazienti affetti da Coronovirus, così in questi giorni si sta attrezzando ad ospedale il salone dell’OGR. Il presidente Cirio ha ottenuto dalle cliniche private la disponibilità di interi reparti e sta allestendo tutti gli spazi possibili negli ospedali della regione, per fronteggiare le necessità di ricoverare tutti i pazienti contagiati e salvare vite umane.

Così è dall’inizio degli eventi che Lombardia, Piemonte e Veneto, in una serie di passaggi, si dimostrano più sagge e lungimiranti del governo nazionale. Sono state loro le prime Regioni a lanciare  un allarme forte e preoccupato sulla gravità del contagio, sulla necessità di assumere provvedimenti immediati e forti (con la spensierata eccezione del sindaco di Milano Sala in vena di organizzare aperitivi in compagnia di Zingaretti, poi risultato infetto).

Tutte situazioni nelle quali appare evidente che l’’intuito’ e il modo di governare delle regioni, pur non privo anch’esso di errori, si è dimostrato più intelligente e capace di risultati di quello del governo, anche perché facilitato dalla maggiore vicinanza ai territori e ai cittadini.
Bene, tutte questioni da esaminare con calma e spirito di collaborazione ‘dopo’, per individuare insieme gli eventuali cambiamenti da apportare e i miglioramenti da introdurre.

No, invece. In maniera strisciante prima, ma via via sempre più esplicita, è iniziata un’offensiva del tutto inopportuna contro una pretesa inadeguatezza delle regioni. Dalla Protezione civile nazionale, che ha sequestrato a Malpensa grossi carichi di mascherine acquistati dalla Lombardia per poi distribuirli come fossero una sua conquista, al ministro Boccia che ha pubblicamente attaccato Lombardia e Veneto dicendo “da sole avreste combinato disastri”, è stato un crescendo a delegittimare l’azione di Fontana e Zaia.

La perla del cinismo governativo che in ultima analisi si accanisce contro i cittadini, si è verificato nei giorni scorsi. In Piemonte i medici e gli infermieri hanno giustamente accusato la mancanza di adeguati mezzi protettivi. Mancavano le mascherine e sono aumentati i contagi tra gli operatori della sanità e pur toppo anche i morti. Al colmo dell’infamia, mentre  il governatore Ciro cercava di favorire la produzione in Piemonte di mascherine, disinfettanti e ventilatori per i letti di rianimazione, il Commissario nazionale Covir Domenico Arcuri, con la superficialità e dabbenaggine che lo contraddistingue, faceva recapitare  alle regioni 600 mila mascherine inadatte all’uso. Alcune partite giungevano anche in Piemonte ove la carenza di tal dispositivi era allarmante. Da notare che, oltre ai ritardi e alle disfunzioni della macchina statale, in quest’operazione, il governo ha sprecato milioni di euro per ordinativi incauti e non confacenti, di materiale poi risultato inservibile.

Pressato da medici, cittadini, organizzazioni di categoria e Ordini dei Medici, Cirio invocava i  poteri di Commissario per fronteggiare questa situazione e per poter disporre di strumenti normativi maggiormente confacenti per poter sconfiggere la mortalità. Apriti cielo, Boccia, il ministro di Bisceglie, dal basso della sua supponenza, ha pronunciato un solenne NO.

La sclerosi di questo Stato che, da canaglia si è trasformato in omicida, sta dimostrando ogni possibile pericolosità d’azione ed urge ripensare ad una differente e marcata concezione e articolazione del Potere, magari ricorrendo a Platone ed Aristotele, in vista della ricostruzione e del post.  Il presidente del Consiglio Conte, incurante dell’elevato numero di decessi e contagiati, si è oltretutto circondato di figuri incompetenti ed impresentabili e non si vergogna neppure!

Ma quel che è ancora più disgustoso è l’offensiva mediatica. Le principali testate, da giorni pubblicano articoli ed editoriali per avallare l’idea di una inadeguatezza del federalismo e dello stesso regionalismo alla situazione italiana. Si fanno fautori, spalleggiando il governo, di un ritorno della sanità e di altre materie sotto l’esclusivo controllo dello Stato. E in particolare, non passa giorno senza il dileggio alla sanità lombarda e al suo sistema di collaborazione pubblico-privato che invece ha saputo reggere di fronte alla gravissima crisi.

Tutti puntano a cancellare, con una nuova riforma in un breve futuro, quel poco che rimane delle autonomie locali e regionali, in vista di un nuovo radicale centralismo statale. Un centralismo feroce, che non sarebbe solo amministrativo ma anche politico, culturale, di costume. Un centralismo da pensiero unico, che cancelli quel poco di pluralismo e autonomia delle nostre comunità insieme, è ovvio, anche alle loro tradizioni culturali umanistiche e religiose.

A questo punto come dovrebbe comportarsi il cittadino già vessato ed indifeso? I congiunti di coloro che pazienti o personale sanitario che siano, sono morti principalmente a causa delle storture di una burocrazia indifendibile ed un governo inadeguato ed indecente?

 

Francesco Rossa - Direttore editoriale

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Articolo pubblicato il 05/04/2020