L'angolo della satira del prof. Giancarlo Pavetto - Signore, dacci oggi il nostro virologo quotidiano

Ma non esagerare

Fino a sei mesi fa nessuno sapeva chi fosse un virologo od un infettivologo. Vivevano in ospedali od in reparti appartati ed erano guardati con sospetto perché si occupavano di persone che erano infette da brutte malattie che spesso richiedevano l’isolamento del malato.

La scabbia che arrivava con i barconi degli africani non era contagiosa e non interessava nessuno.

La tubercolosi, che da noi era stata quasi debellata, veniva attribuita dalla sinistra boldriniana ad un processo patologico che veniva trasmesso dagli italiani agli immigrati. Che si presentavano sui porti siciliani in ottime condizioni di salute ed erano giovani ed aitanti, grazie all’efficienza dei sistemi sanitari dell’Africa nera.

Venivano subito aggrediti, poiché disponevano di difese immunitarie ancora precarie, dai mycobacteri  portati da quei nostri connazionali che erano accorsi sulle spiagge per festeggiare con torte e corone di fiori il loro arrivo.

L’imperativo categorico, osservato con lo scrupolo consueto dai mass media di sinistra, era quello di non enfatizzare il progressivo aumento dell’infezione negli ospedali italiani e di mettere in secondo piano chi li curava, in particolare i cosiddetti infettivologi.

Con l’arrivo del corona virus, virologi ed infettivologi hanno avuto la loro rivincita.

Ogni telegiornale, ogni talk show, ogni quotidiano, si sono procurati almeno uno di loro e lo interpellano ogni giorno. Vengono trattati come scienziati o come aruspici ed anche come esperti e profeti sul futuro della pandemia.

Sono preferiti i virologi perché hanno più famigliarità (o almeno si crede) con i virus, mentre gli infettivologi che devono prendere in cura malattie meno sofisticate e più diffuse tra il popolo come la tubercolosi, la sifilide e la gonorrea, hanno un appeal più modesto.

Ancora al di sopra delle due categorie ce n’è una terza, quella degli elevati, dei sapientoni, dei tuttologi che discettano di ogni aspetto del virus come fosse uno di casa, e che vengono definiti burioniologi.

Il loro pensiero evolve, ed a distanza di pochi giorni, possono emettere sentenze anche opposte tra di loro, ma oramai sono contesi da tutti ed il loro verbo deve essere accettato come un vangelo.

Purtroppo non ci sono solo i burioniologi a cambiare di continuo parere.

E’ un’abitudine che si è estesa, alla pari di un virus, anche alle categorie affini. Virologi ed infettivologi sono spesso in guerra tra loro ed emettono sentenze che hanno la stessa coerenza e credibilità di quelle emesse dai magistrati italiani.

I loro volti severi e spesso corredati di grandi occhiali, lungi dal rasserenare, contribuiscono ad alimentare lo stato di paura e di ansia che già tormenta i nostri connazionali.

Per cui è in via di comparsa, e si sta affermando nei soliti mass media, un’altra meditabonda confraternita, che negli USA viene detta degli strizzacervelli: quella degli psichiatri o degli psicologhi, che devono far digerire le diuturne comparsate del naso lungo di Conte ed anche  le omelie dei capo dello stato.

Omelie, che si alternano sugli schermi con quelle del “pace e bene”di papa Francesco.

Il quale da Casa Santa Marta invia una carezza agli italiani, ma si guarda bene dall’aggiungere alle preghiere, una minima parte dei proventi che gli vengono dallo IOR e dai miliardi ricavati degli affitti delle decine di migliaia di locali che (anche a Londra) sono nelle mani dei suoi amministratori.  

Chi si presenterà in televisione dopo di loro?

E cosa possono aspettarsi ancora gli italiani ?

      

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Articolo pubblicato il 05/04/2020