Ascoltare, leggere, scrivere, riflettere.

… prima di parlare.

L’essere umano è un laboratorio sempre operativo anche quando pare non esserlo. Un laboratorio in cui si svolgono processi creativi continui, in gran parte automatici, necessari alla continuità della vita dentro e intorno a sé. Non c’è una sola attività di qualsiasi parte del contesto, in cui esso stesso è compreso, che non svolga la sua parte in tale processo.

Proprio per questa capacità e necessità in seno a tale continuo processo creativo, alcune attività rivestono una particolare importanza per il semplice fatto di poter indirizzare, mantenere e regolare, con un certo grado di libertà mediante la coscienza, il flusso degli eventi che ne derivano.

 

La capacità di interagire, discernere, elaborare e dedurre ciò che avviene nel flusso degli eventi attiva, in parallelo al processo creativo, un elaborato continuo scambio di informazioni e verifiche sperimentali, che si traducono in un processo di autoapprendimento, essenziale ai fini del raggiungimento di una soglia minima di maturità della coscienza.

 

Tutto ciò richiede alcuni requisiti tecnici basici perché questo complesso sistema possa funzionare correttamente. Occorrono tempo e tranquillità, energia e volontà, percezione e azione, insieme ad un gran numero di altre proprietà, caratteristiche e capacità. Tra di esse ho scelto di evidenziarne alcune, tanto per iniziare un riesame di ciò che crediamo scontato e, magari, tentare di lasciar maturare, dentro di noi, condizioni favorevoli affinché qualche nostro preconcetto possa dissolversi.

 

ASCOLTARE

 

È continuare ad imparare in che modo mettere in moto e mantenere attiva l’attenzione quando un altro parla.

 

Quando un altro parla, quasi sempre presta la sua voce ad una parte di noi che non riesce a farsi sentire diversamente.

 

Di solito funziona come uno specchio sonoro, rimandando l’eco della nostra stessa voce, apparentemente distorta perché proveniente dal di fuori di noi, anche e soprattutto quando ciò ci irrita e vorremmo che la smettesse immediatamente.

 

Tuttavia non tutto deve essere ascoltato nello stesso modo; occorre capacità di discernimento per evitare di diventare una discarica di immondizie o un oggetto di manipolazione (grossolana o sottile poco importa).

 

LEGGERE

 

È continuare ad imparare come riuscire ad ascoltare quando serve che noi parliamo a noi stessi.

 

In altre parole, quando leggiamo uno scritto rendiamo evidente il modo in cui il nostro sistema ha guidato la nostra azione per farci comprendere come poter entrare in ascolto di ciò che noi stessi abbiamo da dirci su un determinato argomento, facendoci immedesimare nel suo contenuto come se l’autore di quello scritto fossimo proprio noi.

 

Fino a quando non avremo compreso l’argomento a sufficienza continueremo a cercare e leggere scritti che trattano sempre le stesse cose, magari (se siamo aperti, ricettivi e fortunati) da più punti di osservazione.

 

Tutto ciò che tratta di altro parlerà una lingua sconosciuta o incomprensibile per noi, almeno fino a quando, avendo compreso e deliberato l’argomento che catalizzava ogni nostra altra possibilità, potrà liberarsi dentro di noi nuovo spazio in cui poter fare un altro passo sul nostro cammino di comprensione.

 

Anche in questo caso occorre discernimento per evitare che la lettura sia solo un altro modo di soddisfare una dipendenza o un modo per fuggire dalla realtà.

 

SCRIVERE

 

È imparare in che modo noi possiamo parlare ad altri.

 

Quando scriviamo è necessario fare ogni sforzo per rendere il più possibile chiaro ciò che intendiamo dire, nel rispetto dell’altro, allo stesso modo in cui vorremmo fosse fatto verso di noi. E poi rileggiamo e correggiamo fino a quando siamo sicuri di aver capito il senso di ciò che abbiamo scritto, come se fosse stato indirizzato a noi.

 

Il rispetto dell’altro esige che siano chiare le intenzioni, esplicite o implicite, anche se espresse per metafore, similitudini o analogie, con umorismo, sarcasmo (affermazioni e/o constatazioni amare e pungenti usate in formulazione farmacologica), crudezza, leggerezza, sintesi o qualsiasi altro modo risulti essere efficace allo scopo.

 

Di conseguenza dovranno essere accettate di buon grado tutte le opinioni diverse che ne deriveranno, così come le contestazioni e le critiche di ogni genere (anche offensive). “Scripta manent”; le parole scritte rimangono per sempre (oggi più che mai) e il gioco degli opposti, del bene e del male, trova in tale terreno il contesto adatto ad esprimersi in tutta la sua forza, violenza e virulenza.

 

Chi genera qualcosa di scritto deve ricordarsi che ne è direttamente responsabile per sempre; per questo occorre pesare molto bene ciò che si scrive.

 

Tuttavia non bisogna temere di scrivere ciò che si ritiene necessario senza nascondersi dietro vuote parole o forme di espressione compiacenti l’opinione corrente o il pensiero del più forte.

 

Senza peraltro utilizzare questo potente modo di esprimersi a scopo tendenzioso, vendicativo, punitivo, inibente, intollerante, lesivo o limitante della altrui libertà.

 

Discernere le proprie intenzioni si rivela dunque una utile salvaguardia della salute psicofisica propria ed altrui, sostenuta da una cosciente attivazione del sistema immunitario verso le reazioni a catena che sono in grado di scatenare.

 

RIFLETTERE

 

È imparare a percepire come noi ascoltiamo noi stessi.

 

È infatti la nostra coscienza che, stimolando gli organi preposti, attiva tutte possibilità latenti nell’intero sistema per formulare i contenuti delle immagini che appariranno sullo schermo interiore della mente al fine di renderci chiare le cose.

 

In questo caso occorre ancora maggior discernimento per evitare semplici speculazioni mentali o per bloccare la fornitura di ulteriore forza a desideri nascosti che non sarebbe il caso di portare alla luce senza uno stato di coscienza maturo e in grado di sopportarne le conseguenze.

 

Solo dopo averci lavorato su a sufficienza sarà possibile parlare, tenendo conto che ciò che diciamo, prima o poi, si avvera.

 

Infatti parlare significa trasmettere alla materia un ordine immediatamente operativo e difficilmente revocabile (specialmente se ci siamo dimenticati di averlo dato, anche solo per scherzo o superficialità).

 

Parlare ripetendo continuamente le stesse cose ha un effetto virale.

 

Di questi tempi in modo particolare.

 

Quindi … a buon intenditor poche parole!

(queste son già troppe, ovviamente!)

 

E se poi, oltre al discernimento, ci è regalata anche un pizzico di saggezza (magari!), allora potremo anche scegliere di

 

NON ascoltare

NON leggere,

NON scrivere

NON riflettere,

NON parlare, di

STARE IN SILENZIO

 

Che è semplicemente vivere!

 

Ma, come si è certamente dedotto da quanto appena riportato, non è il mio caso!

(… però non dispero!)

 

foto e testo

pietro cartella

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/04/2020