Governo. Quel che Conte non sa, o finge di non sapere…
Guido Giubergia

La ricostruzione del dopo guerra e le proposte del dr. Guido Giubergia Presidente Gruppo Bancario Ersel

La lotta al virus non conosce tregua nei reparti ospedalieri. Il Paese è bloccato e, al di là di previsioni poco attendibili, si vive tristemente alla giornata, sperando di non soccombere nel frattempo. Molti osservatori, da settimane, stanno stimolando il Governo sul dopo, sulla ripresa delle attività produttive, sulle priorità.

 

Università e centri studi economici hanno già messo all’opera commissioni di esperti per delineare le modalità di partenza del settore produttivo, con tutte le articolazioni indispensabili e soprattutto cercando di identificare le priorità, in quanto i mercati internazionali, mai indispensabili come in questo contesto, non aspettano i nostri comodi, quando altri produttori vecchi e nuovi non vedono l’ora di rimpiazzarci.

 

Prima che la tegola Coronavirus ci cascasse addosso, l’Esecutivo si dimostrava già logoro, con un programma stantio e ministri inadeguati. Si pensi, per citare il caso più emblematico, al peso che il Ministro degli Esteri può esercitare a livello internazionale!

 

Approfittando della tregua che la crisi sanitaria impone, prima di procedere a cambi di governo, mentre si stava profilando Draghi all’orizzonte, Conte non ha perso tempo e, senza coinvolgere il Parlamento ha nominato una Commissione di esperti (vicini ai partiti di governo)  per tracciare il futuro, capeggiati da Vittorio Colao, manager di lungo corso.

 

Intanto, reduce da un confronto con Bruxelles, non conclusosi con gli esiti sperati, il nostro Presidente del Consiglio si è esibito in TV, con un attacco forsennato alle opposizioni, tirando in ballo, con termini intrisi di fanatismo Matteo Salvini e Giorgia Meloni e cercando di esaltare le presunte conquiste, in via di ottenimento dall’Europa, girando intorno al deprecato termine Mes. Cioè un Mes che non è Mes, con stile  tragicomico.

 

Contestualmente un leader della sua maggioranza,  già noto per aver massacrato le Province, ha  invocato un prelievo forzoso sui redditi degli italiani per sopperire alle necessità impellenti della nazione.

 

E’ il solito salmo delle inefficienze dimostrate da un branco d’incapaci che conoscono esclusivamente la vie del prelievo fiscale e non  quello dell’efficacia dei provvedimenti. Altre categorie, oltre a quelle produttive e del terziario, stanno già subendo i risvolti negativi della crisi sanitaria.

 

Le, seppur tenue misure a sostegno, promesse dal governo, tardano ad arrivare. Come potrebbe un Paese allo stremo, sopportare ulteriori vessazioni fiscali? Con quale impulso potrebbero crescere i consumi, sotto la scure di presenti o futuri oneri tributari?

Il professor Conte dovrebbe conoscere quali furono i presupposti e supporti che hanno permesso all’Italia, distrutta dalla seconda guerra mondiale di rimettersi in cammino e superare le condizioni di vita anguste dell’anteguerra.

 

Gli Stati Uniti non ci hanno erogato prestiti strozzini, ma con il Piano Marshall, hanno disposto finanziamenti gratuiti e l’invio di generi di primaria necessità.

E’ stata poi avviata una politica non coercitiva per coinvolgere la solidarietà e la VOGLIA DI RISCATTO DEI CITTADINI.

 

Gli immobili di nuova costruzione sono stati dichiarati esenti da ogni imposizione fiscale per 25 anni. I risparmi degli italiani furono volontariamente coinvolti in sottoscrizione di Buoni del Tesoro a lunga scadenza, privi di imposizione fiscale e con un rendimento certo.

 

Mutano le situazioni, ma i presupposti sani e validi d’intervento, permangono.

In proposito pubblichiamo le riflessioni che da Torino, il dottor Guido Giubergia, presidente Gruppo Bancario Ersel,  ha trasmesso, nel corso di una cortese lettera al Presidente del Consiglio.

 

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Egregio Presidente Conte, desidero innanzitutto renderle merito del fatto che, nonostante alcuni ritardi dovuti all’eccezionalità del caso, l’emergenza Coronavirus sia stata gestita con buon senso e determinazione diventando presto un esempio per molti altri Paesi. 

Con questa lettera vorrei farle pervenire alcune riflessioni di natura finanziaria che, mi auguro, possano essere utili alla sua azione di Governo.

Ben vengano le misure finora adottate per fare arrivare liquidità alle imprese e ai cittadini. Sono azioni tattiche necessarie ma non sufficienti che rischiano di arrivare alle aziende oltre i tempi di sopravvivenza a causa dei tanti, sempre meno comprensibili, impedimenti burocratici. 

La mia proposta, di valenza più strategica, parte da un presupposto fondamentale: l’Italia, per motivi noti, ha un elevatissimo debito pubblico che grava sulle spalle di tutti i cittadini e che costituisce il più grande freno allo sviluppo.

Gli italiani tuttavia detengono un enorme risparmio privato, impiegato in gran parte in immobili e per la parte restante in investimenti finanziari.

Siamo uno dei Paesi con il maggior risparmio pro capite almondo. Perché cercare soluzioni nella solidarietà europea, difficilissima da ottenere, quando avremmo in casa altre soluzioni possibili?

La Banca Centrale Europea assorbe già con grande efficacia le nuove emissioni obbligazionarie e non fa mancare il proprio supporto. Gli acquisti storicamente legati al PIL dei singoli Paesi europei, oggi sono indirizzati in maniera più che proporzionale ai Paesi con maggiori esigenze, come il nostro.

La solidarietà finanziaria europea è quindi già funzionante. Ma sempre di debito pubblico si tratta.

Credo, Egregio Presidente, che sia venuto il momento di appellarsi al risparmio e al senso di responsabilità degli italiani mettendo in atto tutte quelle forme agevolative, non coercitive, che portino finalmente questo capitale privato a finanziare infrastrutture e quanto è necessario alla ripresa, senza gravare troppo sullo Stato. Veicolando il risparmio attraverso banche, assicurazioni, fondi di investimento, le agevolazioni potrebbero essere molteplici:

• Detassazione per privati, imprese e fondi dei proventi (dividendi, interessi, capital gain) di emissioni azionarie, obbligazionarie o di qualunque altro strumento finanziario che supporti il sistema produttivo del Paese.

• Deducibilità dal reddito, in aggiunta a quanto sopra, di parte degli investimenti effettuati, per tutti i soggetti interessati.

• Altre forme agevolative che utilizzino al meglio le risorse di cui il Paese già dispone, senza chiedere

aiuto ad altre nazioni colpite, seppur in maniera diversa, dalla stessa emergenza.

La differente convenienza nell’impiegare i risparmi in strumenti domestici in modo agevolato rispetto ad altri strumenti analoghi europei, si scontra attualmente con normative comunitarie alle quali deve essere urgentemente chiesta una deroga. Ben diverso sarebbe chiedere a Bruxelles la possibilità di usare i nostri capitali per finanziare il nostro sistema produttivo rispetto a invocare una solidarietà europea del debito. 

Diverso e politicamente più sostenibile, visti alcuni precedenti e le politiche fiscali di quei Paesi che in questi giorni più strenuamente si oppongono alle nostre richieste di aiuto.

Gli italiani hanno dimostrato disciplina e determinazione nel combattere il Coronavirus e sapranno dimostrare la loro capacità nel fare riprendere al Paese un percorso di guarigione e di crescita.

Cerchiamo insieme di inventare una nuova solidarietà del risparmio invece di ostinarci a chiedere una controversa solidarietà del debito.

Spero che il mio contributo possa essere utile nella ricerca di nuove soluzioni per risolvere al meglio questa imprevedibile, gravissima crisi.”

Cordiali saluti,

Guido Giubergia

Presidente Gruppo Bancario Ersel

 

Tale impostazione, in termini di prospettiva ha già ottenuto l’indicazione e l’assenso di economisti e uomini di impresa.

 

Tocca solo al Presidente del Consiglio optare per una scelta che potrà garantire sviluppo all’Italia e non coercizione dei cittadini, ovviamente  con l’abbattimento delle pastoie burocratiche e dei contorti meandri delle assegnazioni che sino ad oggi hanno solamente registrato il blocco degli investimenti.

 

Il Paese non potrà attendere ulteriormente. E’ il momento di agire, ma nella giusta direzione.

 

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Articolo pubblicato il 14/04/2020