La pandemia dell’influenza “spagnola” nella Torino del 1918

Uno spaccato dell’evento attraverso la documentazione giornalistica dell’epoca (prima parte)

La pandemia influenzale, cosiddetta “spagnola”, fu uno spaventoso evento infettivo che coinvolse tutto il mondo, causando 50-100 milioni di morti e almeno 500 milioni di contagiati. Cosi almeno riportano le varie stime degli storici della sanità.

La “spagnola” inoltre, ignorando all’epoca (1918 – 1920) l’agente eziologico che ne scatenava l’infezione, creava nella collettività un ulteriore motivo d’ansia e di paura, in virtù del fatto che questa situazione d’incertezza apriva uno spazio enorme a tutte le ipotesi più fantasiose sulla “causa” che poteva averla originata.

Da tenere presente che a quel tempo le conoscenze scientifiche in campo microbiologico erano modeste, benché si fossero ottenuti progressi notevoli, e che l’esistenza dei “virus” non era ancora un argomento che trovasse credito in campo della ricerca medico-biologica.

Pertanto ogni singola comunità (città, aree regionali, stati, ecc.) visse questo flagello in modo diverso, ma sempre traumatico, mettendo in campo le scarse risorse di cui poteva disporre all’epoca, subendo passivamente le inevitabili tragiche conseguenze.

In fondo questa terribile realtà si ripropone costantemente allorché non si disponga di un antidoto specifico e risolutivamente efficace contro l’agente infettante, come il dilagare del panico, che accompagna questi eventi estremi.

L’umanità tutta, davanti a questo “flagello da Covid-19”, che richiama la metafora del “diluvio universale”, mostra la sua profonda fragilità e impotenza.

Infatti, se l’evoluzione tecnico-scientifica di Homo sapiens attuale ha permesso di realizzare i fantastici progetti per l’esplorazione dello spazio e di portarlo sulla Luna, resta ancora aperto il problema di come “convivere” sulla Terra con il mondo degli “invisibili”, cioè i virus e il “mondo microbico”, in fondo i più antichi e tenaci abitanti del pianeta che ci ospita.

Si dimentica sovente che questa convivenza, sempre in equilibrio precario e per eventi ancora sconosciuti, può trasformarsi in un conflitto spietato e mortale che coinvolge tutti indistintamente.

In fondo il concetto di “esistenza pacifica, specifico della concezione umana, non trova ospitalità nella logica della “lotta biologica” delle specie viventi, tutte proiettate alla sopraffazione per tentare di replicarsi, in forme sempre diverse, per esistere e competere nell’ambiente, per sua natura ostile.

Nel recente passato si sono avuti esempi di endemia-pandemia analoghi, anche se circoscritti in particolari aree del mondo (esempio: l’Influenza Asiatica [H2N2] del 1957-1958; l’Influenza di Hong Kong [H3N2] del 1968; la Sars [Sever Acute Respiraoiry Syndrome] del 2003; la Mers [Middle East Respiratory Syndrome] del 2012; l’Influenza suina [H1N1-var.] del 2009-2010; l’Ebola del 2013-2010; ecc.).

Tuttavia, per trovare una vera analogia con l’attuale disastro sanitario-epidemico, dobbiamo chiamare in causa la pandemia “spagnola”, che resta un punto di paragone storico che provocò una scia di morte in tutto il mondo.

Colgo l’occasione per riportare la ricerca del prof. Giorgio Ponzio (Biologo - ex Ricercatore e Professore Aggregato di Genetica Medica presso l’Università di Torino), relativa agli effetti che questa ebbe a Torino nel lontano 1918.

Colpiscono le emozioni e la sensazione di paura, le difficoltà dei torinesi ad adeguarsi ai provvedimenti delle autorità sanitarie e civili, le raccomandazioni restrittive dei comportamenti individuali, i suggerimenti terapeutici di prevenzione di allora, causate dal contagio incontenibile di questo “morbo oscuro e mortale”.

Sorprende il fatto che il “quadro emozionale”, sopra descritto, sembra essere sovrapponibile a quello che si manifesta in questa triste attuale circostanza.

Il sospetto è che l’Homo sapiens moderno, davanti alle grandi calamità, prodotte da forze misteriose, manifesti la sua ancestrale reazione di sgomento e di angoscia, sentendosi solo e impotente in un ambiente ostile.

Nel ringraziare l’Autore per la fattiva collaborazione, auguro una buona lettura della ricerca che, per motivi di spazio, continuerà in successive puntate (M.B.).

La febbre spagnola - Frammenti di storia torinese

 

Già a partire dal IX secolo sono stati segnalati eventi epidemici riconducibili all’influenza, ma solo nel 1323 Giovanni Villani descrisse per primo un’epidemia influenzale diffusa in Francia ed Italia.

Epidemie e pandemie si sono succedute nei secoli, più meno gravi, affrontate con i mezzi che la medicina nelle varie epoche ebbe a disposizione, anche in rapporto alla non conoscenza delle effettive cause. Si consideri che il termine stesso “influenza” è legato al fatto che si riteneva o si supponeva fossero determinate “dall’influenza tellurica” o dall’influenza degli astri (si pensi a don Ferrante ne’ “I Promessi Sposi del Manzoni”). Solo nel 1933 fu isolato il primo virus. (1)

Le terapie si basavano sull’uso di infusi calmanti ed espettoranti, salassi, ed anche oppiacei.

Una grande pandemia è stata l’influenza Spagnola, oltre alla più recente SARS.

Sull’origine della Spagnola si sono nel tempo formulate varie ipotesi, dall’Asia agli Stati Uniti, fino a più recenti prove della circolazione del virus negli eserciti europei, mesi se non anni prima dello scoppio della Guerra Mondiale del 1914-1918.

Alla guerra si dovette proprio la diffusione della malattia che raggiunse l’apice nella seconda ondata del 1918 (2). Oltre all’alta mortalità da polmonite si può anche segnalare che il 36% di 1350 gravidanze complicate da influenza, studiate da Harris, si interruppero spontaneamente prima del termine per morte dell’embrione, oltre alla presenza di malformazioni congenite.

Conseguenze forse da collegarsi più all’ipertermia che all’azione del virus (3).

L’origine del termine “Spagnola” si deve al fatto che la Spagna non era coinvolta nella guerra, quindi le notizie circolavano senza censura, mentre negli stati belligeranti furono bloccate o ridotte al minimo.

Giorgio Ponzio

(Continua)

 

 

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Articolo pubblicato il 16/04/2020