Cristoforo Colombo scoprì l’Isola di San Salvador (America) il 12 o il 13 ottobre 1492?

Una documentata ricerca mette in discussione la data ufficiale del 12 ottobre 1492

Tutti i libri di storia nazionali ed internazionali non hanno mai messo in discussione la data della scoperta dell’America, cioè il 12 ottobre 1492.

Questa data, per l’importanza storica e per le implicazioni che ne sono derivate, è sempre stata “trasmessa” nei secoli come un fatto scontato e indiscutibile, quasi fosse un assioma.

D’altra parte, se i viaggi oceanici e le attività amministrativo-politiche di Cristoforo Colombo sono state studiate con grande attenzione e sottoposte alle critiche più severe dagli storici, nessuna contestazione era emersa in merito alla data della scoperta.

Tutto sommato la documentazione storica disponibile, in merito a questa epica avventura esplorativo-marinaresca, è sempre stata accessibile agli studiosi e che “sviste o disattenzioni” clamorose non avevano mai trovato l’occasione per interpretazioni discordanti.

Ora per causa del Coronavirus/Covid-19, che ci obbliga a riconvertire la normale attività quotidiana in segregazione domiciliare, ho avuto occasione di consultare una vecchia rivista (probabilmente ricevuta in regalo) che, tra i molti argomenti trattati, rimetteva in discussione la correttezza storica attribuita alla data del 12 ottobre 1492.

Si tratta della pubblicazione “Il Carroccio (The Italian Review) – Rivista di cultura propaganda e difesa italiana in America”, diretta da Agostino De Biase – Vol. XXXVI, Numero 2, July 1934 – XII New York.

L’articolo a pag. 166 di E. C. Branchi è decisamente sorprendente e provocatorio dal punto di vista storico, finalizzato al tempo a suscitare tra gli studiosi un dibattito che non avrebbe trovato facilmente una soluzione condivisa.

Tuttavia non abbiamo notizia se questo eventuale confronto sia avvenuto o meno. Come non possiamo escludere che la “provocazione” sia stata ignorata e che pertanto il “guanto della sfida” non sia mai stato raccolto.

In fondo tentare di scalfire quello che la storia ufficiale ha consacrato nel tempo, richiede argomentazioni solide che riescano a modificare e convincere quel “monopolio culturale” in modo tale da concordare sull’opportunità di attivare il processo revisionista.

Pertanto non rimane che riportare integralmente la prima parte introduttiva dell’articolo.

L’America fu scoperta il 13 ottobre 1492

“Il Columbus Day quando va celebrato, il 12 o il 13 ottobre? In quale preciso giorno di quel mese del 1492 il Grande Ammiraglio scoprì la nuova terra?

Uno dei nostri più diligenti collaboratori, il dott. E. C. Branchi, ha pubblicato or ora un libro che risponde alla domanda: Los enigmas de Colon edito in spagnolo dalla Casa ed. Nascimento di Santiago del Chile.

L’Autore, tornato di laggiù per pubblicare negli Stati Uniti l’edizione inglese del libro, ha ceduto al nostro desiderio di dare in un articolo il succo della sua pubblicazione ai lettori del CARROCCIO. Branchi risponde subito, con quella premura ch’egli ebbe sempre nel secondare l’opera di propaganda nazionale della Rivista. La quale ha al suo attivo tre altre battaglie colombiane condotte lungo un ventennio, sulla Italianità dello Scopritore; sul luogo e circostanze della sua sepoltura; sull’adozione del Columbus Day – con articoli notevoli del dottor Alberto Bonaschi, del prof. Amalio Landolfi, del giudice on. Freschi.

Adesso siamo allo studio di E. C. Branchi, giornalista che s’è consacrato ad illustrare negli Stati Uniti il Primato Italiano nei suoi uomini illustri e nelle loro scoperte memorabili. Fino a poco tempo fa Branchi è stato professore di lingue e letterature neo-latine al William and Mary College della Virginia.

La data della scoperta dell’America, universalmente riconosciuta da più di un secolo, è il 12 ottobre 1492.

Tutte le opere storiche la riportano, tutte le scuole la insegnano, e numerosi Stati l’hanno perfino proclamata festa nazionale.

Da Oviedo ad Herrera, da Navarrete ad Harisse, da Humboldt a Vignaud nessun dubbio, nessuna obiezione ha suscitato la data che tenne a battesimo il Nuovo Continente. I maggiori americani l’hanno approvata sulla buona fede di Fra Bartolomeo de Las Casas [Siviglia, 11 novembre 1484 – Madrid, 17 luglio 1566, N.d.R.], senza discuterla.

È curioso dunque che dopo 442 anni dallo scoprimento qualcuno venga fuori a dire che la data conosciuta non è vera e che altra è la storica. L’importanza di un giorno piuttosto che un altro non ha valore per il grosso pubblico, a vero dire, come non ha valore per esso ogni altro problema di astrazione scientifica.

Ma ciò non vuol dire che non abbia il suo peso nell’opinione americana in quanto si riferisce all’apparizione del Nuovo Mondo sul volto civile del pianeta, e più ancora lo ha nel campo delle ricerche storiche verso le quali una buona parte dell’ingegno umano si dirige.

Pur tuttavia se è logica l’osservazione esposta, dobbiamo dire a nostro favore che non è questo il solo caso di ravvedimento di una credenza erronea durata dei secoli. La storia annovera numerosi casi di portata anche maggiore del nostro…”.

L’Autore pertanto fornisce lo sviluppo della sua ricerca attraverso i seguenti capitoli, che elenco:

Errori Storici nella credenza popolare; Il sospetto di un’alterazione di data; Le deficienze del sommario di Las Casas; La scoperta di San Salvador anticipata di un giorno; L’investigazione storica; Il fanatismo religioso in Ispagna; I motivi del silenzio di Colombo; I motivi che determinarono l’alterazione di Las Casas; La data della scoperta attraverso la letteratura; Gli enigma di Cristoforo Colombo; Colombo ignorava la data del 12 ottobre; La prima prova scientifica; La seconda prova scientifica; L’ultima prova che l’America fu scoperta il 13 ottobre 1492.

 

Ovviamente per “par condicio” dobbiamo dire che questa “versione controcorrente”, in cui si sostiene che la vera data della scoperta dell’America (Isola di San Salvador), da parte di Cristoforo Colombo, sarebbe stata il 13 ottobre 1492, si basa su di una documentazione imponente e ben articolata, che è parte integrante dell’articolo in oggetto.

Tuttavia la domanda che ci lascia nello stupore, come è già stato inizialmente ribadito, è quella del perché a nessun storico sia venuto questo dubbio e che per secoli questo non abbia richiamato l’attenzione degli studiosi, restando di fatto totalmente ignorato.

Non volendo parteggiare per alcuna delle ipotesi in causa, al fine di mantenere una doverosa neutralità e astensione di giudizio, non rimane che riproporre agli storici la “vexata quaestio”, che si presenta molto stimolante e con tutte le premesse per un acceso dibattito.

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Articolo pubblicato il 25/04/2020