In Politica il linguaggio deve essere concreto, e saper anche generare fiducia
Il linguaggio, specie quando usato da personaggi con in capo la responsabilità di un Paese, rappresenta un elemento concreto e importante non meno dei fatti che da esso possono/devono scaturire.
A un leader è richiesto d’essere buon comunicatore perché la parola è fondamento della fiducia e, senza fiducia come aggregante collettivo, pare onestamente arduo scuotere e far muovere un intero popolo verso la meta delineata e condivisa.
Se manca la percezione dell’esistenza di una guida (ovviamente salda!) è scontato che ci sia anche poca convinzione nei provvedimenti (logicamente raffazzonati e infruttuosi!) da essa emessi. Col solo risultato di generare nuova inquietudine, incertezza e – per l’appunto – sfiducia.
La narrazione del nostro Governo e della Maggioranza che lo sostiene ci ha ormai abituato a un profluvio di futuri e gerundi, dove i “farò/faremo” alternano i “stiamo lavorando” e i “sono allo studio” impietosamente inframmezzano “l’impegno personale per nuovi provvedimenti che verranno”. Non si discute sui numeri, netti e oggettivi nel loro portato quantitativo. No, da noi l’ultima informativa parlamentare del Presidente del Consiglio ha introdotto la novità degli intervalli, che in termini più propriamente scientifici si chiamano range.
Ergo, la pertinace volontà di non voler dare i numeri esatti della manovra (forse, ahinoi, perché neanche il Conte li conosce) si sostanzia nel dichiarare che “la cifra globalmente stanziata non sarà inferiore ai 70 miliardi di euro”. Parole, parole, parole… o numeri, numeri, numeri…, che in questa contingenza storica non rappresentano però il testo di una canzone, bensì lo spartito sul quale si suoneranno le vite di milioni e milioni di Italiani, preda di una cacofonica commistione fra il virus cinese e il virus di uno Stato muto e immobile.
Di nuovo, anche su questo fronte il paragone con i leader degli altri Stati è decisamente impietoso. La ieraticità e chiarezza di Frau Merkel (un ex Fisico delle particelle che, certamente, sa come far quadrare i conti a totale beneficio del proprio Paese, annichilendo tutti gli altri) suscitano bile rispetto al fare timido e claudicante di Giuseppi (ex avvocato del popolo e ora avvocato delle cause perse, così insicuro di sé dal non saper neppure dove mettere le agitatissime mani).
E la partita del linguaggio continua, sul terreno di scontro degli “aiuti” (il virgolettato è d’obbligo) europei: che taluni descrivono come un’irrinunciabile manna dal cielo, mentre altri ne lamentano la vera natura di trappola per topi.
A noi l’ardua sentenza, sperando di emetterla quando non sarà già troppo tardi.
SARA GARINO
Vicedirettore
CIVICO20NEWS
Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini
Articolo pubblicato il 26/04/2020